Il cielo era parecchio nuvoloso quella mattina, creando quella fastidiosa sensazione di luce diffusa che tanto disturba le persone fotosensibili. Per fortuna Sue non era una di loro e se ne stava tranquilla a fissare il vuoto davanti a sé, persa nei suoi pensieri, nel via vai, nei rumori di fondo. Aveva di certo parecchio a cui pensare. Strane cose erano successe a Campo Giove, ma aveva il presentimento che altro sarebbe successo, ma tra i suoi ragazzi. Già non era stato un buon segno la comparsa di un figlio di Ade, uno dei Pezzi Grossi, e non aveva buoni presentimenti per la scoperta del padre di Gabriel. Erano arrivati assieme al campo, quindi in qualche modo i loro destini erano legati.
Con un gesto distratto si fece passare una dracma tra le dita. Chissà come mai poi Rachel non rispondeva ai suoi messaggi Iride! Proprio adesso che avevano così tanto bisogno di interpretare le parole del futuro. Si lasciò sfuggire un'imprecazione a mezza voce stringendo la dracma in mano.
"Così di cattivo umore così presto la mattina?"
Sue Peak trasalì, evitando per un soffio di mandare all'aria il tavolino al quale era seduta. Il posto davanti a lei era stato occupato.
"Ho le mie buone ragioni. E mi spiace informarti che la tua presenza non migliora affatto le cose."
Il nuovo arrivato fece un sorriso dispiaciuto ma consapevole della propria posizione.
"A New York sono sempre tutti di cattivo umore."
"Taglia corto. Cosa ti serve?"
"Io? A me non serve proprio nulla, ho tutto quello che vorrei avere, guardo il mondo dalla sua cima, bellezza!"
"Sh. Non chiamarmi bellezza. È finita da tempo."
"Sai che non potrei mai dimenticarmi come era bello stare assieme a te."
"Posso darti una mano allora, perché io ci sono riuscita benissimo."
"Però non eri così acida prima, suvvia..."
"Se ti sei fatto tutto la strada per venire qui con me ci sarà una ragione, no?" chiese con tono tagliente la donna, mettendo benissimo in chiaro che non avrebbe perso tempo con lui. Non più, per lo meno.
Il viso conosciuto sospirò e si intrecciò le mani dietro la nuca.
"Siamo stati tranquilli troppo tempo, si prospetta un bel casino all'orizzonte."
"A quello ci ero già arrivata anche io, non sai dirmi di più? Ho provato a chiamare Rachel più volte, ma Campo Giove sembra fuori campo da qualche giorno."
"Non mi stupisce. È campo Giove ad essere in pericolo."
"Anche a questo ero arrivata, e grazie tante. Ma sarai mai utile una volta nella tua vita?! Dico UNA VOLTA!"
"Mi ferisci!"
"Un bel travaso di icore non ti farebbe male."
"Senti, ti sto aiutando!"
"No, Capitan Ovvio."
"Perché non mi lasci finire!"
"E allora sbrigati. A differenza tua, io mi sono trovata un lavoro serio."
"Ignorerò quello che hai appena detto. Tornando a ciò che mi ha portato qui... ti direi di stare attenta ai nuovi arrivati del tuo campo, ci saranno altre sorprese. E ti direi anche di preparare le armi."
"Quale altra divinità primordiale si sta per svegliare e vuole rovesciare l'Olimpo?"
"Divinità? Oh no, i vecchi sono là seduti sui loro troni o a dormire sotto terra, tutti tranquilli. Il pericolo viene da ben altra parte."
STAI LEGGENDO
La Seconda Iliade
FanfictionQuarant'anni sono passati da quando Percy Jackson ha rivoluzionato il mondo. In quarant'anni sono accadute molte cose - piccole e grandi, belle, brutte, bruttissime e 'Trump ha vinto le elezioni' level - eppure il Campo Mezzosangue è sempre qui, pro...