Era successo qualcosa. Qualcosa di strano.
Era dal momento in cui era entrata in fucina che Sia sentiva una bizzarra sensazione di disagio alla bocca dello stomaco. La giornata, in realtà, non era iniziata in modo diverso dal solito e, cosa più importante, non era iniziata con un incontro ravvicinato con il signor Riddock. Allora perché, perché quell'impressione?
Sia scosse la testa e cercò di non pensarci: aveva molto lavoro da svolgere. Accese i forni e osservò le braci arroventarsi di fianco alla forgia, mentre le prime fiammelle danzavano anche nei suoi occhi a mandorla. Il fuoco esercitava un'attrazione smodata su di lei. Sia non avrebbe mai distolto gli occhi dalla sua eterna gincana se ne avesse avuto la possibilità. Era una delle cose che più invidiava a Robert, perché Efesto aveva dato al suo figlio maggiore il dono del controllo del suo elemento. Un dono rarissimo, pericoloso ma incantevole. Quando era piccola, Sia aveva sperato di essere all'altezza per far ripetere la cosa, ma i regali che puntualmente arrivavano per il suo compleanno - orologi, piccoli oggetti a carillon, ingegnosissimi meccanismi e rompicapi i cui segreti andavano svelati con molta pazienza - non erano pirokinesi. Erano doni incredibili, ma a quanto pare il loro burbero padre non trovava motivi per cui dotare la sua figlia del Nord di quello che lei voleva.
Peccato. Sia era certa che molte cose sarebbero cambiate se l'avesse avuto. La gente avrebbe smesso di prenderla in giro, perché quel dono avrebbe significato che lei era una persona da rispettare. Insomma, Rob l'aveva e nessuno osava prenderlo in giro.
Mentre fissava le fiamme si perse nei suoi sogni ad occhi aperti per l'ennesima volta. Se c'era una cosa che nessuno avrebbe potuto portarle via, era la speranza.
"Hey, Sia."
La ragazzina trasalì quando la voce di suo fratello fece vibrare le agitate particelle d'aria calda della fucina. Si voltò a guardarlo. La figura di Robert era in controluce nel vano della porta d'entrata, ma Sia sapeva che portava ancora tutte le fasciature dello scontro con Scarlett. Era lei che gliele cambiava, da due giorni a quella parte. Sorrise a Rob e abbandonò l'attizzatoio sul bordo della forgia.
"Hey! Come ti senti? Non ti visto prima e..."
"Non sei andata a colazione?"
"Non avevo fame, perché?"
Robert emise uno dei suoi "Mh" e poi avanzò nella penombra del locale. I suoi capelli rossi divennero fiamme mentre nei suoi spessi occhiali rilucevano la vitalità del fuoco.
"Matthew si è sentito male stamattina. È in infermeria. Pensavo lo sapessi."
Finalmente Sia diede un nome alla sensazione nel suo stomaco: presentimento. Guardò spaventata suo fratello e poi uscì correndo dalla fucina come se fosse questione di vita o morte.
La situazione non era di sicuro grave come lei se l'aspettava, ma lo svenimento improvviso di Matthew aveva spaventato tutti. Lo svenimento di chiunque faceva spaventare chiunque. Ma era soprattutto la natura di Matthew e la sua capacità di non dormire mai che facevano apparire il fatto ancora più bizzarro. Sue era accorsa immediatamente, appena richiamata da Mark con la notizia. Si era portata un figlio di Apollo raccattato a caso sul percorso e arrivata alla porta dei bagni aveva visto il ragazzo, sdraiato a terra, circondato da un capannello di persone attonite e più intente a preoccuparsi che a pensare di portarlo in infermeria.
"Allora, cosa state aspettando? Aiutatemi a portarlo in infermeria! Non statevene lì impalati!"
"Ma, Miss Peak - aveva esordito un biondo e piccolo figlio di Atena - è svenuto da solo. Potrebbe trattarsi di una maledizione!"
STAI LEGGENDO
La Seconda Iliade
Fiksi PenggemarQuarant'anni sono passati da quando Percy Jackson ha rivoluzionato il mondo. In quarant'anni sono accadute molte cose - piccole e grandi, belle, brutte, bruttissime e 'Trump ha vinto le elezioni' level - eppure il Campo Mezzosangue è sempre qui, pro...