Prima ero stordito e poi l'emicrania.
Son ben consapevole che sono deluso da me stesso,
so che potevo fare di più ma,
non l'ho fatto, non ho voluto,
ma ora è diverso. La colpa mi uccide.
Il perdono da te,
compagno dio
-amico ascoltami! Il minuscolo è d'obbligo-,
non lo voglio,
non siamo amici,
tu mi minacci e
io,
al tuo sporco gioco non ci voglio stare,
e poi dimmi,
dov'eri quando avevamo bisogno di ricostruire le ferrovie?
E l'industria?
I tuoi angeli stavano forse sonnecchiando?
Sicuramente.Forse è per la tua pigrizia che mi sono sempre definito un ateo convinto,
quasi militante,
e in virtù di questo mi son sentito in diritto,
in dovere,
di dissacrare più dei di quanti ne conoscessi,
a sputare su più dogmi di quanta saliva
in gola
possedessi,
e mai me ne sono pentito, figurarsi,
ma ora, a fronte della mia negligenza,
a fronte della mia immobilità
penso spesso a che fine farà la mia anima.
All'inferno,
fiamme sicuramente,
fumo forse,
ma questo dipende dal meteo:
in questa stagione dovrebbe essere asfissiante;
e poi,
lo sapevi che le antiche scritture dicono che non potrò vedere l'onnipotente,
HAH,
e chi vorrebbe mai vedere il proprio secondino?Prima ero incosciente e poi lo fui di più.
Chi mi tirò quel pugno?
La colpa è mia, inutile negarlo,
lasciai spazi e ora non posso negarmi complicità.
I più bassi,
i peggiori
e più barbari sentimenti lasciai scorrere,
e mi sentivo genuinamente democratico,
così l'imbianchino
salì al potere,
e così
l'emicrania mi salì
e così rimasi: stordito.
Ma io lo so -di questo sono certo!-
che il sudiciume del vostro sudicio mondo
non esiste
senza la mia approvazione
e questo mi basta.
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Di questi giorni orrendi come aguzze baionette #Wattys2016
PoetryStudente, giovane, senza certezze e quindi ribelle. Incazzato, insuscettibile di ravvedimento, ecco chi scrive questi versi.