La mia tempia ovvero serratura delle mie cervella

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Nel cielo senza luna
nero, nero, nero,
ed è il silenzio,
ed è la notte,
ed è il buio.

Lo sguardo è vitreo,
non ho riguardo per
nessuno,
qualcuno.
Amica mia,
scriverai forse tu
il mio ultimo epitaffio?

Scrivilo sull'acqua,
che scorra fino a valle,
i popolani lancino
petali di rose nere
sui miei ultimi versi.

Scrivi che ho voluto
evadere da
mille carceri,
ma la più grande,
la più solida,
impenetrabile,
fui io ed io solo.

Sento il vento di libeccio
e mi chiedo
sconnesso, confuso:
-chi? nessuno, qualcuno-,
se non sia forse tempo di
rompere con un sol colpo
deciso, inafferrabile, la mia
tempia, serratura
ultima delle mie cervella.

Di questi giorni orrendi come aguzze baionette #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora