PRECARIETÀ ovvero morire oggi per i cincillà di domani

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-Bene Giada iniziamo. Ti chiedo scusa se la stanza è un po' fredda ma l'idraulico oggi non è venuto. Pare che sua moglie abbia partorito. Si vede che non vuole guadagnare: sempre la solita pigrizia italiana.
Comunque... dimmi, che problema ti affligge, perché sei venuta a trovarmi?

-Dottore, iniziai a lavorare nel 2009.
Avevo 24 anni... Un sacco di speranze, di sogni, di idee.
"Sii imprenditrice di te stessa, Giada" mi dicevano giorno per giorno in facoltà. E quanta fatica e quante speranze ho riposto nel rendermi appetibile e digeribile per il mondo del lavoro.
E ora che ci penso sono passati 9 anni. Dio.
Sono 9 anni della mia giovinezza.
Io ho venduto la mia giovinezza a uno studio legale, con la speranza in cuore.
Sa Dottore, avevo un ragazzo, si chiamava Franco, lo amavo molto, e abbracciati su qualche panchina  in riva al lago, quando il lavoro mi lasciava un'ora di libertà, progettavamo il nostro futuro roseo.
Una piccola casa in campagna, grande un centinaio di metri quadri, dei cani -amavamo entrambi i Labrador- poi qualche anatra, gatti, uccellini per farci sentire insostenibilmente leggeri ad ogni cinguettio mattiniero.
Sognavamo dei figli, un maschio e una femmina: Rachele e Andrea.
Che sogni dottore! Sono i sogni leggerissimi e sinceri dei fidanzati, degli amori di primavera.
E a me pareva quasi di annusare le orchidee in giardino quando ebbi il mio primo contratto: certo, pagato 4 euro all'ora, senza ferie, malattie, tredicesima e orari caotici; pensi che anche finite le mie 10 ore giornaliere dovevo essere sempre reperibile. Ho sofferto di attacchi di ansia.

Ma dovevo costruire me stessa, lavorare praticamente gratis per conquistare quel pezzo di paradiso d'occidente.
Non mi sono tirata indietro! È un sacrificio valido se potrò mai odorare le orchidee con il mio Franco.
"Lavora Giada, se vuoi il rinnovo del contratto, se vuoi udire il cinguettio degli uccelli la mattina" pareva dirmi il mio capo ogni volta che mi guardava con un nauseante dispotismo mischiato al pietismo di chi crede che tutto gli sia dovuto.

Ma gli anni passarono dottore, e arrivata la crisi del 2011 venni demansionata, non più un lavoro a tempo determinato, ma divenni una stagista.
"In fondo Giada, hai ancora molto da imparare".

Volli urlare! Rompere i vetri e spezzarmi le ossa. Che freddo! Che rabbia! Mi dica Dottore: Chi è la donna precaria? È la donna che dice Sì a tutto.
E io dissi sì, meglio questo che la disoccupazione.
Leggiadro sentii il cinguettio dei cincillà e mi acquietai.

Il carico del lavoro aumentava giorno dopo giorno e Franco non mi stette più dietro. Mi mollo in lacrime. "Franco non te ne andare, ricordati della casa in campagna!". In lacrime se ne andò e non lo rividi più.

-E poi Giada, cosa è successo?

Continuai questo lavoro che mi stava succhiando l'anima, sempre alla ricerca di quella promessa biblica per cui è ragionevole morire oggi per i cincillá di domani, per non sciogliersi nell'incubo della disoccupazione.
Che geniale ricatto.
Cercai a un certo punto di organizzarmi con i miei colleghi, ma la paura era troppa.
Non avevamo la forza, il coraggio, la convinzione.
Il credere in un futuro migliore si infiltrava nei nostri corpi e capii che la speranza era una trappola.
Sì... il futuro è una trappola... questo cinguettio degli uccelli dell'avvenire sono le sirene di Odisseo.
E ora dopo 9 anni sono ancora precaria, sola, ma sempre con questa insostenibile speranza di un'alba più dolce. Che ricatto amaro subire la vergogna per avere una possibile, remota, dignità.
E sei sempre tu il problema; non sei abbastanza intelligente, flessibile, formata.
Non hai piegato a sufficienza le ginocchia e accettato con sufficiente cortesia le viscide avance di quel capo-reparto.
Tutto è d'obbligo per i cincillà di domani. Tutto.
Ma mi dica Dottore,  è meglio vivere -anche se io mi sento morta- senza virtù e senza dignità o morire lottando?

-È meglio vivere, Giada.

-Sbaglia, è meglio morire.
Perchè sa chi è la donna in rivolta dottore? è la donna che dice No.

Il dottore non capii. Non rispose.
Si alzò e si diresse verso il telefono. Chiamò ancora l'idraulico. Non rispose neanche lui, pigro com'era a voler vedere il primo giorno del suo pargolo.

-Dov'eravamo rimasti Giada?

Di questi giorni orrendi come aguzze baionette #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora