Questa poesia parla degli attimi in cui il tempo pare non scorrere o pare non essere il tempo degli uomini.
Sembra il tempo delle cose, degli animali, delle stagioni, dei pianeti.
Questo si prova a camminare in un paesino della bassa lodigiana, alle sette di sera.Alle sette di sera
tutto, timidamente,
teme di nascere.Nelle vie buie,
illuminate solo
da vecchi lampioni,
talvolta si incrocia,
in un istante senza tempo,
adagiato senza passato,
un curvo lavoratore
agghindato malamente.Pare che neppur lui
abbia fretta o ansia,
di abbracciare oggi,
come ieri fece
e domani farà,
la moglie annoiata,
i pargoli assonnati.
Il suo futuro è diviso
in settimane.In pianura padana,
in un paese perso,
cauto, dormiente,
niente ha fretta
e pare che manco le stagioni,
neanche le foglie,
siano ansiose di cadere.Alle sette di sera
tutto tace, tutto sfiorisce,
e anche Milano,
Roma, Bologna
sembrano così lontani,
le luci ridotte inconsistenti
da questa pace immonda,
da questa via cimiteriale.Ma non era forse questo
l'esistere prima dell'uomo,
prima del tempo degli uomini?É così reale,
è così sincero:
mi pare di affogare.
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Di questi giorni orrendi come aguzze baionette #Wattys2016
PoetryStudente, giovane, senza certezze e quindi ribelle. Incazzato, insuscettibile di ravvedimento, ecco chi scrive questi versi.