In questa storia ci guadagno solo sabbia, cenere e fumo negli occhi.
Che rabbia il vicino che suona musica orrenda.
Ve lo dico già da subito: userò quel flauto per disfargli il suo orribile mento.
Che rabbia i testimoni di Geova, che rabbia i garofani, che rabbia che, in ogni poesia, io debba citare un fiore per sembrar profondo,
per nasconder la banalità di questa vita di sconfitte.Sarà che è per nascondere a voi, lettori cari, che sono in sintesi,
in ultima analisi,
in verità, nient'altro che un criminale.Ma voi mi stimate, come non potreste:
a voi mostro i mostri che avete dentro, e ne siete contenti.Ma io rompo questa quarta dimensione! ringrazio Pirandello;
sediamoci ad un bar e parliamo di quante volte ci siamo rotti le ginocchia:
"Io me le sono rotte a calcio"
dirà quello in fondo al tavolo; io risponderò
"Io invece me le sono rotte con un asse di legno, è stato bello".E che rabbia i "tramonti", come se bastasse dire stà parola per dirsi poeti,
come se "amore", "tramonto", "infinito", siano poesia di per sè.Voi lo credete. Inutili, scrivete banalità e con queste vi fate apprezzare da chi è più piatto di voi, più nauseabondo di voi,
e ilari vi dite poeti.Ma chi sono io per giudicare? Ha ragione il sofista infame,
che spruzza relativismo da tutti i pori che, se qualcuno lo ammazzasse a badilate sentenzierebbe:
"chi sono io per giudicarlo?"
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Di questi giorni orrendi come aguzze baionette #Wattys2016
PoesiaStudente, giovane, senza certezze e quindi ribelle. Incazzato, insuscettibile di ravvedimento, ecco chi scrive questi versi.