Della pace sociale e di altre gravi malattie

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Rapito dalla tranquillità
il piccol'uomo dorme sonni sereni,
talvolta i demoni gli aggrappano
Il collo sofferente, lacerato,
e sanguina, sanguina mille delle sue vittime.

Fossi io necrofilo
mi spiegherei il perchè delle mie parole,
ed ogni poesia sarebbe luce,
invece è dubbio,
è sconforto, caos.

Che tragedia madre!
Che tragedia!
È forse questo il destino di noialtri?
Votar ad ogni DONG la misera tranquillità?

Io sull'onda dei conflitti trovo la pace:
son quindi io forse necrofilo?
O è l'amore verso la vita che guida il mio fucile?
Questi sono i dubbi che si aggrappano al collo mio.

Non vi mento, già non voglio,
sincero vi dirò che non credo in nulla.
Tra me e le mie idee c'è amore,
amo profondamente, ma più amo e più dubito.

Che tragedia madre!
Che tragedia!
È forse questo il destino di noialtri?
Amare e cadere, amare e cadere.

Che dire poi della giustizia?
questo furore antico che fuoriesce dall'intestino.
Io sento in me la passione di mille secoli.
E amo, amo e mi sento vivo.

Ma che tragedia madre!
Che tragedia!
È forse questo il destino di noialtri?
appassionarci al conflitto,
e nella guerra trovar finalmente pace.

E sia! E sia!
Con il calco del mio fucile disegnerò l'avvenire.

Di questi giorni orrendi come aguzze baionette #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora