Ciò che rimane di una madre, ovvero nulla

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Per quanto nelle mie poesie la parola "madre" é la più utilizzata, la più ridondante, per me la più naturale, non ho però mai scritto una poesia esplicita su questo tema. Beh, questa è la prima.

Visitai la tua lapide,
Madre adorata
e vidi il tuo nome
scritto in caratteri carsici.
Per me, quelle sbiadite lettere,
sono il rumore dei dolorosi anni
privati della tua voce adorata.

Visitai il tuo sepolcro,
Madre perduta,
in un giorno di pioggia,
il tempo scuro
si fermò più e più volte.

Quella mattina mi interrogai
sui mille perché,
il vento non rispose,
la tormenta incalzava.

Visitai il tuo feretro,
dolce Madre,
e niente ebbe significato,
non sentì il tuo calore,
né il tuo abbraccio,
non accolsi il tuo amore,
né il tuo rimprovero.

Lì, in una piovosa
araba mattina,
c'era il vento,
c'era una tomba,
ma non mia madre
adorata, amata, perduta.

Un tuono rimbomba,
i tintinnii dei campanelli
riecheggiavano parole: 
Dimenticheremo il lutto,
dimenticheremo tutto
dimenticheremo
tutto.

Di questi giorni orrendi come aguzze baionette #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora