~Quattro~

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Alex

<<Alex?>>
<<Eh?>>
La voce di Jason mi distoglie dal vortice di pensieri in cui sono caduta.
Sta guardando perplesso la mia porzione di patatine. Stracolma di maionese. Che sto ancora continuando a spremere.
Poso la bottiglietta sul tavolino e con un fazzoletto di carta cerco di togliere quella in eccesso.
<<Ero distratta>> mi scuso.
<<Ma non mi dire>>
Il mio migliore amico è fortunatamente troppo concentrato sulla partita in tv per indagare sul mio anomalo comportamento.
Mentre torna ad osservare lo schermo, io mi distendo sul divano accanto a lui e finisco la mia cena a base di hamburger, patatine e paranoie.
<<A proposito piccola, domani mi vedo con una ragazza... qui... pensi di esserci ancora?>>
<<Sono praticamente appena tornata!>> sbotto, schiaffeggiandogli un braccio.
So di essere la benvenuta in questa casa, e che la sua è una semplice domanda, ma che cavolo!
<<Giusto. Allora vedrò di andare io da lei... è ovvio che spero ti trovino il più tardi possibile. O anche mai>>
Mi da un bacio sulla guancia e mi guarda con gli occhi da cucciolo bastonato.
<<Grazie tante>> ribatto ironica, alzando gli occhi al cielo.
Comunque è sincero.
Jason non vede l'ora che lo raggiunga ogni volta che fuggo dall'orfanotrofio. Detesta vivere da solo.
Se ha abbandonato casa dei suoi genitori e si è comprato questo garage, è stato per mantenere la sua libertà.
È uno spirito selvaggio, proprio come me. Mi capisce.
Non sopporta regole o ordini.
E siccome a quanto pare nelle famiglie d'oggi la prassi è: "finché sei sotto il nostro tetto comandiamo noi", a Jason è sembrato giusto fare le valigie e cominciare la sua vita da adulto responsabile qualche anno prima del previsto.
È una scelta che gli fa onore.
E la fortuna gli sta girando bene.
Il suo passatempo da hacker gli fa guadagnare un bel po' di soldi, e il suo aspetto fa sì che non gli manchino mai le donne.
Insomma, capelli biondo cenere, tatuaggi, alto un metro e ottanta, muscoli e addominali perfetti.
Sarebbe diventato il mio ragazzo se fra noi non si fosse instaurato sin da subito un legame di tipo fraterno.
Io sono arrivata a San Diego a quattordici anni sola e spaventata, e lui mi ha presa sotto la sua protezione. Una specie di sorellina minore acquisita.
Ma come ci siamo conosciuti, è un'altra storia.

🌻🌻🌻

Credo sia normale ripercorrere mentalmente la giornata appena trascorsa quando vai a letto e chiudi gli occhi.
Mi capita spesso.
Oggi però, i ricordi si sono bloccati su un paio di iridi blu, una massa ribelle di capelli neri, e un viso dolce e buono.
Gabriel.
Non vuole schiodarsi dai miei pensieri. Li abita tutti.
Sia che io tenga gli occhi chiusi, sia che li apra.
C'era qualcosa in lui... di puro.
E finora, di purezza nei poliziotti ne ho trovata ben poca.
Ironico eh?
Il problema con questo mestiere è che puoi farti risucchiare da due strade opposte: o quella del potere e della corruzione, o quella dell'ossessione per il rispetto assoluto della legge.
Un'ossessione che ti rende cieco davanti ai veri bisogni di chi dovresti proteggere.
Non si dovrebbe guardare solo alle regole universali, piuttosto mettere da parte i paraocchi e rispondere al richiamo di chi deve essere difeso.
E ci sono così tante situazioni in cui una persona può essere in pericolo, così tante sfumature di cui tener conto, che catalogare tutto come giusto o sbagliato e lavorare secondo questi rigidi schemi, non basta affatto.
Lui non ha imboccato nessuna di quelle due strade.
Era se stesso. Forse ancora troppo giovane per venire accecato dal potere o dall'ossessione.
Ha parlato con me, mi ha trattata come una persona. Quasi come una sua pari.
Ha riconosciuto che per quanto sbagliato fosse ritenuto ciò che stavo facendo, non lo era davvero.
Esprimere la tua arte e dare un po' di colore a questa città non è vandalismo.
Non se non danneggi, sporchi, rompi o degradi nulla.
Rivivo la delicatezza con cui mi ha toccata, il suo rimanerci male davanti alle mie frecciatine, le nostre mani intrecciate e il modo rapito in cui le guardava.
Vorrei non avesse scelto questo mestiere.
Quello che gli ho detto, lo confermo tuttora. È uno di quelli buoni.
Di quei leggendari poliziotti buoni.
Ed è una cosa che traspare da... tutto.
Dalle parole, dai gesti, dagli occhi.
Ma la bontà non è parte del mondo che si è scelto.
Sono altre le armi che gli servono per sopravvivere.
E sarà meglio per lui che lo impari in fretta perché, in queste situazioni più che mai, o sei forte, o soccombi.

Gabriel

Dopo il giro in moto, rincaso intorno a mezzanotte, e mi stupisco di trovare papà ancora sveglio sul divano e con una birra in mano.
<<Ehi Gabriel>>
<<Ancora alzato a quest'ora?>>
Poso il casco sul mobiletto all'ingresso e mi siedo accanto a lui.
<<Eh già. Ancora periodo morto a lavoro?>>
Be'.
Sono indeciso se dirgli o meno di Alex. Del mio presunto fallimento.
Siccome non gli nascondo mai niente, alla fine inizio a raccontare.
E in risposta non mi sarei certo aspettato la risata di cuore che gli sale dal petto appena concludo.
<<Non te la prendere. Ne incontrerai di ragazzini così. È gente di strada, sanno bene come sfuggirci. Ma prima o poi li acciuffiamo sempre>> mi rassicura, stringendomi una spalla, e io forzo un sorriso.
Mi ha un po' infastidito il tono con cui ha detto "gente di strada".
Come se fossero tutti uguali.
Ma non sono tutti dei vandali o dei perditempo senza qualità.
Lei non lo è. Lei ha... qualcosa.
E basta vedere ciò che è stata in grado di realizzare con delle semplici bombolette spray e un po' di fantasia.
E adesso perché la difendo?
Ripenso alle parole che mi ha detto questo pomeriggio.
'Ce l'ho con la vostra razza.
Tu mi stai perfino simpatico. Non ti senti superiore. Sei uno di quelli buoni'.
Per essere tanto giovane, sembra già conoscerla piuttosto bene la nostra "razza".
Non posso fare a meno di chiedermi come mai.

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