Gabriel
Un matrimonio combinato.
Mi sarei aspettato di tutto, ma questo.... mai questo.
Richiamo alla memoria tutto ciò che so sui matrimoni forzati, però è una realtà talmente assurda per me, che devo ammettere di non averci mai prestato troppa attenzione.
Il ricordo più vivido che mi salta in mente, risale all'incirca a qualche mese fa, quando sul giornale mi sono imbattuto per caso in un articolo sulle spose bambine.
Agghiacciante, avevo pensato.
Poi gli occhi mi erano scivolati sulla foto in basso: una ragazzina che poteva a malapena avere dodici anni, in abito bianco, accanto a un uomo con il doppio della sua età. E a quel punto non avevo avuto neppure la forza di andare avanti con quell'articolo.
Avevo voltato pagina e me lo ero lasciato alle spalle.
Alex era una sposa bambina.
E stavolta non c'è nessuna pagina da voltare, nessun modo perché io possa ignorare o lasciarmi alle spalle una confessione del genere.
C'è solo tanta amarezza e sofferenza per una ragazza che mi ha sempre donato il meglio di sé stessa, quando dalla vita non ha ricevuto altro che il peggio.
Tutte le sue conversazioni, l'odio per la legge e le regole, la brama di libertà, acquistano un senso adesso.
Mentre le mie di regole e convinzioni, di senso sembrano averne sempre meno.<<Non guardarmi come se ti facessi pena, per favore>>
È la prima cosa che dice dopo aver sganciato la bomba.
Mi lancia un'occhiata dura, di avvertimento.
<<Non ti guardo affatto così. Non potrei dopo aver visto la persona che sei diventata>> e sono sincero.
Soprattutto nel constatare che, di tutte le emozioni che ci sono messe in gioco in questa storia, quella che prevale è ancora una volta la rabbia.
Non il vittimismo, la paura, la sofferenza. Ma un sacco di rabbia che è sicuramente il motore che la fa essere così coraggiosa e combattiva ogni giorno.
Provo ad avvicinarla a me per un abbraccio, ma la sua mano si posa sul mio petto per tenermi al mio posto.
<<Fammi finire di raccontare>>
Annuisco, però riprendo con la forza le sue mani per stringerle fra le mie.
<<Avevo tredici anni. Mio zio negli ultimi tempi aveva allargato le sue amicizie, un sacco di gente ricca. E quando i soldi finirono, quegli amici gli tornarono utili. Uno in particolare. Era un uomo anziano, con un sacco di figli, tutti maschi, e tutti sposati tranne l'ultimo. Un ragazzo di ventisei anni. Nella sua famiglia era già tardi per un matrimonio.... Un giorno me li ritrovai sulla porta di casa. Non capivo quando mio zio mi chiese di scendere dalla mia camera e sedermi in soggiorno con loro. Non capivo perché mi squadrassero tutti come se mi stessero facendo una radiografia. E non capivo perché quel ragazzo mi sfiorava la guancia con sguardo estasiato mormorando: che meraviglia>>
Il sibilo che mi esce dalla bocca la costringe a fermarsi. Le sto stritolando le dita.
All'esterno è perfettamente calma, mentre io non riesco neanche a stare zitto. Temo di non farcela davvero a sentire questa storia, specie per come la racconta.
Tanta freddezza vuol dire costringersi a rinchiudere le emozioni negative dietro una cella, per impedire che ti travolgano.
<<Scusa, va avanti>> mi costringo a dire.
Fa come ho chiesto, senza battere ciglio. Come se la storia non la riguardasse affatto.
<<Mio zio mi disse che presto avrei avuto una famiglia tutta mia. Qualche mese per conoscerci, e poi ci saremmo sposati. Si chiamava Javier. Era carino, non mi trattava neanche poi così male>> aggiunge ironica.
Era carino. Non mi trattava neanche poi così male.
Perché parla in questo modo?
<<Be' è inutile dire che oppormi non servì a niente. Anzi da quando ci provai, cominciarono a controllarmi costantemente. Per cinque mesi la mia vita non era fatta di altro che cene con questa nuova famiglia allargata, e incontri con questo ragazzo che tentava di instaurare un rapporto con me mentre io non spiccicavo una parola con lui. Un pomeriggio provò a baciarmi per scuotermi dallo stato di trance. Gli ho tirato un calcio nello stomaco. Quel giorno se ne è andato via davvero incazzato. E il giorno dopo è tornato comunicandomi la data del matrimonio per il mese successivo. Così una volta diventata sua moglie, avrebbe potuto farmi cambiare atteggiamento>>
Sono sul punto di esplodere. Ma non posso farlo perché qui non c'è nessuna delle persone con cui posso prendermela. Ho voglia di fargliela pagare e invece non potrò, mai.
<<Mi hai detto che non ti trattava male>>
<<Non ne ha avuto il tempo. Sono qui, no?>>
Si è qui. Grazie a Dio è qui.
<<Mancava una settimana al matrimonio, e io stavo impazzendo. Non riuscivo neanche a immaginare di andare a vivere con quell'uomo... figuriamoci tutto il resto. Parlava addirittura di avere dei bambini. Io ero una bambina. Ho trovato il modo di rimandare la data del matrimonio>>
<<Come?>>
<<Non importa. Hanno annullato tutto....>>
<<Come?>> insisto.
Lo so che forse sto per scoprire qualcosa che mi piacerà ancora meno di tutto il resto. Lo so e basta.
<<Ho trovato dei sonniferi di mia zia nell'armadietto in bagno. Mi sono imbottita di pillole. Sono finita in ospedale>>🌻🌻🌻
Ho un peso enorme sul petto. Sento proprio qualcosa che mi opprime fino a farmi mancare l'aria. E il dolore supera così tanti livelli da farsi sentire anche fisicamente.
È come se qualcosa mi divorasse da dentro all'altezza della pancia e vicino al cuore.Non riesco a capacitarmi... a immaginarmi la mia Alex che tenta il suicidio. A tredici anni.
La stessa ragazza che in questi giorni mi sta insegnando a vivere. E che ci prova sin dal primo momento che mi ha incontrato.No, non la stessa ragazza.
Prima era davvero una bambina.E se fosse finita diversamente? Se non si fosse salvata?
Non so più immaginare un mondo senza Lexie Jones.
Che fa impazzire i poliziotti.
Che mi insegna ad ammettere cos'è importante.
Che mi insegna cos'è l'amore.
Che mi fa scoprire l'amore.
E anche quanto questo sia in grado di distruggerti attraverso un'altra persona.
La tua altra persona.
La mia altra persona.
La mia Alex. Che ormai è proprio qui, dentro di me, dove non la posso cancellare, dove fa più male quando so che l'hanno ferita.
Dove ha messo radici.
Nel bene e nel male.Alex
Lo vedo esattamente.
Il momento in cui per lui questa storia diventa troppo.
E si rende conto di non poter sopportare altro.
E si rende conto che niente sarà più come prima.
Io non sono più quella di prima.Credo che lui non possa aiutarmi a condividere questo peso.
Credo che resterà sempre e solo mio.Mi sento stupida anche solo per aver pensato potesse andare diversamente.
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ChickLitSan Diego: una città da proteggere per lui, una città dove nascondersi per lei. Gabriel ha vent'anni, ed è un poliziotto. Proprio come suo padre. Ma non è per seguire le sue orme che ha scelto questo mestiere. Gabriel è cresciuto con l'insegnamento...