Gabriel
Qualche giorno dopo mi tocca ancora un turno libero.
Avevo già programmato di dormire fino a tardi, con il rumore e il profumo del mare a coinciliarmi il sonno.
Già, anche questa estate ci siamo finalmente trasferiti nella villetta sulla spiaggia.
In verità i miei si dividono più che altro fra qui e l'altra casa, per motivi di lavoro, sono io quello che si è trasferito in pianta stabile, almeno per i prossimi due o tre mesi.
Non potrei mai rinunciare alle estati in questo posto, ogni cosa diventa migliore.
Mangiare guardando fuori dalla vetrata, passeggiare sulla spiaggia, dormire con la brezza marina che entra dalla finestra.
Tranne stanotte.
Il mio piano di restare a letto fino a quando non mi fossi completamente riposato, sfuma intorno alle quattro del mattino.
Mi giro e mi rigiro sul materasso soffice, gli occhi ben aperti, la mente che non è mai stata così vigile.
Per stanotte non se ne parla di riprendere sonno.
Per ingannare il tempo che altrimenti non passerebbe più, alle prime luci dell'alba infilo un costume ed esco in mare.
Mi avvicino lento alla riva, e l'acqua fredda mi sfiora le caviglie. Rabbrividisco ma avanzo comunque, finché non mi abituo.
Non so resistere al richiamo delle onde, mi confondo fra quelle basse e mi lascio andare per rilassare i muscoli e la schiena.
Nuoto fino a sentire un piacevole bruciore alle braccia, poi mi accontento di restare a galla a guardare il sole sorgere.
Non c'è nessuno qui a quest'ora, tutto questo è solo mio ed è come una piccola fetta di paradiso.
Rientro poco dopo le otto, e trovo mio padre in cucina e in pigiama, che passeggia con un caffè in mano.
<<Gabriel? Sei uscito in mare tanto presto?>>
<<Non riuscivo a dormire>> spiego liquidando l'argomento.
<<Qualche problema? Al lavoro forse?>>
Mi porge una tazza di caffè e mi invita a sedermi al tavolo con lui.
Non lo guardo in faccia perché non voglio capisca che ho un impellente bisogno di sfogarmi ma non sono certo di poterlo fare con lui.
Mi porto la tazza alle labbra per prendere tempo.
<<Raul mi ha raccontato di averti chiesto una mano con Lexie la scorsa settimana>>
Il caffè mi va di traverso.
<<Ah si?>>
<<Ha detto che sei stato in gamba. E te la sei cavata alla grande>>
Ah si?
<<Perché Raul ce l'ha tanto con questa ragazza?>> sbotto incapace di contenermi.
E meno male che dovevo allontanarla perché era una distrazione.
Sono io che l'ho mandata via, e sono sempre io che in qualche modo ne tengo vivo il ricordo nella mia testa.
Papà sembra preso in contropiede e aggrotta le sopracciglia alla mia domanda.
<<Sarà soltanto che non digerisce l'idea di farsi fregare da una ragazzina, e Lexie non è certo una che sa stare al suo posto senza farsi valere. Ormai la cosa va avanti da...>>
<<Buongiorno!>>
Veniamo interrotti da Katlin, che scende le scale già vestita e truccata e con un gran sorriso stampato in faccia.
<<Meno male che vi ho trovati entrambi, stasera non prendete impegni! Ho invitato Rebeccah e i suoi genitori a cena>>
Mi stavo giusto chiedendo quando avrebbe organizzato di nuovo qualcosa di simile. Per i suoi standard era già passato troppo tempo dalla mia festa.
<<Perfetto tesoro>> concorda mio padre, alzandosi per darle un bacio sulla guancia.
So che non è poi tanto entusiasta di queste cene, ma accoglie sempre la notizia con un sorriso, per far felice la donna che ha sposato.
Ecco, è anche più o meno così che vedo l'amore. Fare dei piccoli gesti ogni giorno per far felice l'altro.
O almeno, è questo il tipo di amore che ho conosciuto finora.
Quello che vedo ormai da quindici anni fra i miei genitori.
E a loro è bastato.🌻🌻🌻
Quella sera, mentre attraverso il soggiorno per andare ad aprire ai nostri ospiti, penso che Katlin abbia sbagliato lavoro.
Certo, è una grande come avvocato eh, ma forse avrebbe dovuto scegliere qualcosa tipo Wedding Planner o direttore di sala.
Faccio accomodare i Clare in casa e mi fermo a salutare Rebeccah, impeccabile come sempre nei suoi vestiti da adulta, i capelli biondo scuro raccolti e il trucco sfumato. Ha solo un paio d'anni più di me ma a guardarla gliene darei almeno trenta.
<<Ti stanno bene le camicie Gabriel, potresti indossarle più spesso>> ammicca, mentre fa per sistemarmi il colletto.
Ultimamente dice molto spesso cose del genere.
A quante pare la sua leggendaria timidezza sta evaporando.
<<Be' anche le t-shirt non mi stanno male>>
Alza gli occhi al cielo, rassegnata dal mio totale disinteresse verso ciò che indosso.
Ci avviciniamo al tavolo e nel giro di dieci minuti cominciamo a mangiare.
Ascolto i miei genitori chiacchierare di lavoro con quelli di Rebeccah.
Anche suo padre fa il poliziotto, e la madre l'avvocato. Perfino Rebeccah sta studiando per diventare avvocato.
Fanno tutti parte dello stesso mondo.
Facciamo tutti parte dello stesso mondo.
Non è ironico per un certo verso?
<<Gabriel? Gabriel?>>
<<Eh? Scusa papà, dicevi?>>
<<Dicevo che adesso è Eric il partner di Raul al lavoro. Ti trovi bene con lui?>>
Mio padre torna a rivolgersi al signor Clare e io divento improvvisamente interessato alla conversazione.
<<Mah per certi versi è uno spasso, ha conoscenze in tutta la città e la cosa ci è parecchio utile a volte>>
Lo so io che tipi di conoscenze ha.
<<È vero. La scorsa settimana è stato un suo amico a trovare Lexie Jones, giusto figliolo? Tu c'eri>>
<<Un suo amico? Quell'uomo sembrava un drogato e quella ragazza era terrorizzata!>> esplodo, attirando occhiate perplesse su di me.
È raro che io mi arrabbi così, ma pare che ogni volta che qualcuno affronta questo argomento non possa farne a meno.
<<Oh. Sta bene?>> si preoccupa almeno papà.
<<Adesso suppongo di si>>
<<È fuggita di nuovo sapete?>> si intromette Eric.
Papà scuote la testa e nasconde un sorriso. Ho l'impressione che Alex gli stia simpatica.
Ho l'impressione che odiarla sia impossibile.
Tranne che per Raul.
<<Qual'è la sua storia? La famiglia l'ha abbandonata?>> chiedo con la massima tranquillità.
Non devo apparire troppo interessato.
Benché a dispetto di tutto ciò che mi ripeto, mi interessa eccome conoscere la sua storia.
<<L'abbiamo trovata due anni fa, da sola. Non aveva nessuno, probabilmente non è neanche di qui perché non l'hanno mai cercata o riconosciuta, neanche una persona in questa città che sapesse chi fosse. E noi non abbiamo mai scoperto un solo indizio sulla sua vita. Non abbiamo alcuna idea del suo passato, e lei non ha mai raccontato nulla. Ci ha a malapena detto nome e cognome, sempre che siano veri>>
<<E quindi avete rinunciato?>>
<<Se ne occupava Raul, a un certo punto ha chiuso il caso. Ha detto che era inutile continuare>>
Possibile che Raul in questa storia sia ovunque?
Loro continuano a parlare ma io mi estraneo di nuovo.
Mi sa che sto diventando paranoico.
Ma il suo interesse verso questo caso sa quasi di ossessione.Finiamo di cenare e mentre i nostri genitori sono immersi in vecchi ricordi, io e Rebeccah usciamo sul portico e ci sediamo sul dondolo.
<<È bellissimo>> mormora guardando il mare.
<<È vero. Potrei stare qui per ore>>
<<Tu e il mare siete una cosa sola. Ti ho visto in acqua, è il tuo... elemento>>
Le sorrido e annuisco.
Conosco Rebeccah da un sacco di anni ormai. Grazie alle nostre famiglie.
Siamo quasi cresciuti insieme.
Due bravi ragazzi con la testa a posto che pianificavano un futuro felice e... semplice.
Ho sempre pensato che Rebeccah fosse la ragazza con cui ero destinato a finire insieme.
L'amica d'infanzia con cui cresci, che ti conosce abbastanza, che condivide il tuo mondo e che i tuoi apprezzano.
Potrei costruire una famiglia con lei, potrebbe essere la mia donna, è solo che non ci ho mai provato.
Lei è accanto a me ed è come se aspettasse che io sia pronto per fare un passo avanti.
Non so cos'è che mi freni, lei può darmi la vita che mi sono immaginato, e dopotutto che altro dovrei cercare?
Quel fantomatico amare alla follia, è più probabile sia soltanto un mito. O magari semplicemente è qualcosa che nasce col tempo.
Mi giro nella sua direzione per osservarla.
È una bella ragazza, non le manca niente.
Avvertendo il mio sguardo su di sé si volta anche lei.
Ci guardiamo per un attimo, e dopo mi bacia.
Non faccio in tempo a vederla avvicinarsi, che mi ritrovo la sua bocca sulla mia.
Ed è... bello.
Muove le labbra e io seguo il suo ritmo, la assecondo ma senza mai lasciarmi andare del tutto.
La mia testa non vuole spegnersi.
Non paragonarlo al bacio di Alex.
Non paragonarlo al bacio di Alex.
Non paragonarlo al bacio di Alex.
Inutile. È esattamente ciò che faccio.
Ma quello non si poteva neppure definire un bacio maledizione.
Ho a malapena lasciato che mi assaggiasse.
Eppure il mio corpo ha reagito, lo ricordo perfettamente.
Adesso... non proprio.
Ma deve essere perché questo bacio sa di normalità, mentre con Alex sapeva di novità.
Be' anche la novità prima o poi saprà di normalità, no?
Rebeccah intanto si è staccata e mi sta fissando maliziosa.
<<Era ora no?>> ammicca.
<<Hai ragione>>
Appoggia la testa sulla mia spalla e io di riflesso la stringo.
Potrebbe essere una piccola anteprima del mio futuro.
Sta a me decidere se mi basta o meno.
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Per Te Sono Importante
ChickLitSan Diego: una città da proteggere per lui, una città dove nascondersi per lei. Gabriel ha vent'anni, ed è un poliziotto. Proprio come suo padre. Ma non è per seguire le sue orme che ha scelto questo mestiere. Gabriel è cresciuto con l'insegnamento...