~Cinquantaquattro~

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Alex

Li avevo fissati dritto negli occhi per a malapena cinque secondi: cinque secondi in cui avevo diretto verso di loro tutto il disprezzo che covavo da anni. Poi avevo distolto lo sguardo, posandolo altrove per il resto del tempo.
O facevo così o non avrei retto. Già incontrare una volta quelle iridi maligne mi aveva gelata sul posto.
Troppi ricordi dal passato.
Troppe previsioni sul futuro.
Ormai potevo contare su una cosa soltanto. Forse due, perché qualcosa mi diceva che Gabriel non si sarebbe arreso.
Ad ogni modo, mio zio e Javier non sapevano quella che ero diventata. E non so come pensavano di tenermi buona accanto a loro, perché di sicuro appena ne avrei avuto l'occasione...
La porta della camera in cui mi hanno riportata -in cui dovrò stare ancora una settimana- si apre di botto, facendomi sobbalzare sul letto.
Sulla soglia c'è l'ultima persona che mi sarei aspettata di incontrare qui.
L'avvocato. So che è la madre di Gabriel.
<<Lexie? Sono Katlin>>
<<Be' Katlin, da una donna che indossa un tailleur Dior mi aspetterei un minimo di educazione, non si usa bussare?>> la rimprovero scontrosa.
Ci riflette. Ci riflette davvero.
<<Hai ragione. Scusa, ho poco tempo>>
E io poca pazienza.
<<Che vuole?>>
<<Si tratta di mio figlio. Credo che tu lo conosca molto bene>>
Alzo un sopracciglio e resto in silenzio. Dove vorrà arrivare?
<<Gli vuoi bene Lexie? Ci tieni a lui?>>
Scoppio in una risata amara.
Mi chiede se gli voglio bene. Se ci tengo.
<<Per caso il suo secondo lavoro è farmi da psicologa? Non faceva già abbastanza pena come avvocato? Si sbrighi, mi ha stancata>>
Katlin avanza verso di me e posa un foglio bianco e una penna sul letto.
<<Digli di non mettersi più nei guai per te. Inventati qualcosa, sii convincente, rompi qualsiasi legame si sia creato fra voi. Chiudi questa storia prima di fargli ancora del male. Scrivi una lettera, e io gliela darò>>
<<Non farò nulla per lei, non si impicci in affari che non la riguardano>>
<<Finirà per odiarti sai? Lui vuole disperatamente fare questo lavoro, da sempre. Ha faticato per ottenerlo. Ma se continua a picchiare in giro gente a caso, stai certa che lo perderà. E cosa gli resterà allora? Sarebbe davvero dura ricominciare con gli studi, cercarsi un nuovo lavoro... lui non conosce altro, lui non vuole altro>>
<<Che significa che va in giro a picchiare gente a caso?>>
<<Ha dato un pugno a Javier, dopo l'udienza. C'è un bell'occhio nero che lo testimonia, e nessun motivo per cui Gabriel avrebbe dovuto farlo. Javier non l'ha attaccato, non l'ha insultato. Hai idea di quanto peso abbia un gesto del genere per un poliziotto agli inizi della sua carriera? Se commette anche solo mezzo passo falso adesso, per lui è finita>>
Gabriel ha dato un pugno a Javier. Avrei voluto vederlo.
Mi piace che l'abbia fatto, ma di certo non sono felice che si sia messo nei guai per me.
<<Pensa alle mie parole Lexie, sembri una ragazza intelligente. Domani passerò a ritirare la lettera, spero che la scriverai>>
Scompare con la stessa velocità con cui è arrivata.
Resto a fissare quel foglio bianco per una buona mezz'ora. So che devo scriverlo. Purtroppo mi sono resa conto ben presto che è giusto così.
Sto soltanto scegliendo cosa dire.
Non posso sicuramente inventarmi che non lo amo più perché non ci crederebbe, non è stupido.
Devo trovare un buon punto su cui far leva. Qualcosa su cui potrebbe darmi ragione.
Ho una notte intera per pensarci.
Spero solo che la voglia di strappare quel foglio con le mie stesse mani, non superi il buonsenso.
Per qualche strana ragione, di notte è difficile essere razionali.
E poi, di notte, lui mi manca perfino di più.

Gabriel

Quando Katlin viene da me, dopo settimane in cui praticamente non ci parliamo, non ci vuole un genio per capire che non ne uscirà nulla di buono.
<<Gabriel? Ho una lettera per te>>
<<Una lettera?>> domando scettico.
Chi le scrive più le lettere oggi?
Poi leggo il nome di Alex sul retro mentre me la porge, e salto su dal letto come una furia.
<<Che cosa hai combinato?>>
Invece di rispondermi mi guarda delusa, e mormora una frase che ha qualcosa a che fare con la speranza che presto torni quello di una volta.
Mi lascia da solo, con la busta strappata e il foglio già tra le mani.

Ciao Gabriel, non so cosa dire.
Be', per quanto suoni stupido,
non volevo finisse così.
Ci ho creduto in noi, ci ho creduto
quasi sempre, sin da quando ho
deciso che ti volevo, sono sicura che
lo sai. Ti prego cancella il modo
in cui ci siamo lasciati quella sera
da Jason, e fermati a qualche minuto
prima, hai presente quando, no?
Prima che ti venga un infarto, non
ti scrivo per dirti che ti ho solo
usato o preso in giro, o che non
mi interessi più. Queste cose non
voglio che le pensi, mai. Perciò
rallenta i battiti del cuore.
Quello che voglio è che tu la smetta
di fare lo stupido per me, e che ti
tenga stretto il tuo lavoro.
Grazie per quel pugno che hai dato
a Javier, non sai quante volte ho
desiderato farlo io, ma adesso basta.
Fermati Gabriel, questa battaglia è
mia. E non ti voglio accanto.
Perché se ti accadesse qualcosa di
brutto, mi odierei, non puoi permetterlo. Io mi piaccio Gabriel,
odio un sacco di aspetti della mia vita
ma quando mi guardo, mi piace la
ragazza che vedo. Potrebbe essere
l'unica cosa che mi rimane, non
portarmela via.
Rimani al sicuro, vivi la tua vita,
e magari ci rivedremo. Posso ancora
trovare il modo di raggiungerti.
Se mi credi ascoltami.
Sei importante per me.
Ciao Gabriel.

È stata Katlin a convincerla a scriverla, lo so che è stata lei.
Non puoi farmi questo Alex, non puoi chiedermi di lasciarti andare...
È furba glielo concedo, l'ha messa sul piano dell'odio verso se stessa perché non aveva altre armi per convincermi a ritirarmi.
Così non è giusto però.
Mi dispiace tesoro, non so se posso ascoltarti come mi hai chiesto.

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