~Cinquantadue~

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Alex

"Non essere stupida Lexie. È finita"
Lo so quanto posso sembrare stupida, lo so benissimo. E per me non è comunque un motivo sufficiente per smettere.
Forse sono così abituata a combattere, che semplicemente non smetterò mai e basta.
Neanche se chiusa in una stanza senza vie d'uscita, neanche se sono una contro tre uomini, neanche se posso già prevedere di aver perso in partenza.
E se Raul mi parla ancora a dieci centimetri dalla faccia con quell'aria trionfante, giuro che mi impegnerò molto di più per fargli del male, e il calcio che si è beccato prima alla caviglia non sarà niente in confronto.

Il tempo passa troppo lento il primo giorno. Non mi importa di avere una TV in camera per una volta, di sicuro accenderla e mettermi a guardare un film è l'ultimo dei miei pensieri.
Mi chiedo cosa ci faccio qua dentro. In un edificio che non conosco, bloccata in una camera che se non fosse per la porta al posto delle sbarre, mi sembrerebbe una prigione.
All'inizio mi convinco che è solo un modo per mettermi paura, nella speranza di tenermi buona in futuro.
Poi a tarda sera arriva Raul e me lo spiega.
E questa non è una punizione, non è un piano per tenermi buona in futuro. Credo di non avercelo nemmeno più un futuro. Perché chissà come, quel bastardo di mio zio e Javier mi hanno trovata. E vogliono riportarmi a "casa".
Ci metto parecchio a metabolizzare le parole di Raul, continua a sembrarmi impossibile una cosa del genere.
Di tutto ciò che stava architettando alle mie spalle... mai avrei potuto immaginare questo.
E mentre lui parla ancora a pochi passi da me, l'unica parola che mi esce di bocca è perché. E come.
Mi rendo conto che stranamente ha perso la sua arroganza, la sua soddisfazione nel vedermi crollare. È quasi indifferente, però ha un tic nervoso all'occhio.
Si sente in colpa? La sua faccia ha per caso incontrato uno specchio e si è finalmente accorto di quanto faccia schifo?
<<È così che deve essere. Sei minorenne, sei stata affidata a tuo zio e quindi è con lui che starai d'ora in avanti>>
È la sua risposta al mio perché.
<<Come?>> ripeto allora. <<Come mi hanno trovata? Sei stato tu vero? Tu e la signora Fray>>
<<Questo non è importante>>
È davvero una sottile nota di senso di colpa quello che continuo a sentire nel suo tono?
<<Avanti, ormai mi hai presa. Dimmi almeno com'è andata. Me lo devi>>
Con quanto razionalità discuto con l'uomo che mi ha fottuta.
Non risponde. Provo a ragionare.
<<L'hai fatto per soldi?>>
È l'unica spiegazione plausibile.
Stringe le labbra.
Bingo.
<<Mi fai proprio schifo Raul, lo sai? E mi fai anche pena. E sei un gran bastardo, e...>>
<<Basta! Credi che la mia vita sia stata più facile quando avevo la tua età? Eh? Tu non sai un cazzo, non giudicare. La mia adolescenza ha fatto altrettanto schifo, e adesso voglio solo riscattarmi. Non mi importa come. Hai solo diciassette anni, potrai rialzarti da questa caduta>>
<<Non farmi la morale! Mi obbligheranno a sposare un uomo!>>
<<Non deve essere per sempre>>
Ci rinuncio. Non arriverò da nessuna parte discutendo con lui.
All'improvviso voglio solo fargli male, tanto male, e non fisicamente.
<<Lo sai cos'è il karma Raul? Be' se per caso tu non dovessi saperlo, lo conoscerai presto. E sarà molto peggio di quando eri bambino. Per quello che stai facendo... resterai senza niente. Niente. Aspetta, forse è già così. Hai una moglie? Figli? Famiglia? Amici veri? Hai qualcuno che ti ami, Raul? E non parlo di una ricca signora che ti riscalda il corpo all'occorrenza. Si, so di te e della signora Fray. Sono certa che non conti nulla neppure per lei. Perché non solo non hai nulla, tu sei nulla. E ora corri pure a prenderti i soldi che ti spettano, perché sarà tutto ciò che avrai. Sei solo Raul. Se dovessi morire ora, non se ne accorgerebbe nessuno>>
Il modo in cui stringe i pugni e i denti, mi suggerisce che ho fatto centro ancora una volta.
Sono stata crudele lo so, ma non me ne pento.
E quando lui lascia la stanza in uno stato che lo fa sembrare sull'orlo della follia, mi sento perfino meglio.

🌻🌻🌻

Gabriel.
Cosa darei per poterlo vedere.
Per avere un suo bacio, un abbraccio, una carezza. 
Mi manca la sua voce, il suo corpo che preme sul mio, quelle onde ribelli che mi solleticano il viso, le sue labbra sul collo.
Tutto, mi manca tutto.
E mi manca Jason.
È la direzione in cui mi costringo ad andare ogni giorno. Perché, o prendo la strada dei ricordi degli ultimi tempi, o penso al periodo in Giordania.
E vedo i volti che più odio, vedo abiti da sposa, vedo sale da matrimonio.
Vedo il mio matrimonio.
Se non ce l'ho fatta allora, che non avevo la più pallida idea di cosa fosse l'amore, come potrei riuscirci ora con la presenza costante di Gabriel a riempirmi il cuore?
Non riesco neanche a immaginare quanto stia soffrendo in questo momento. E il pensiero di come l'ho trattato l'ultima volta mi tormenta.
Scusami, scusami tanto.
Non avrei mai dovuto avvicinarmi a te.
Che ingenua a sperare che per una volta sarebbe andata bene eh?
Che idiota a credere che una ragazzina di sedici anni potesse stravolgerti la vita in positivo, solo perché riteneva di potertene dare una migliore di quella che avevi.
Si, forse ti ho dato qualcosa di davvero importante che ti mancava.
Ma sarebbe stato comunque meglio non conoscerlo affatto che fartene assaggiare un pezzo e poi portarti via tutto.

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