~Otto~

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Gabriel

In auto l'aria è così carica di tensione che mi agito sul sedile persino io.
Alex si guarda intorno pensierosa, la osservo dallo specchietto retrovisore, e giurerei che sta escogitando un modo per fuggire prima che raggiunga l'orfanotrofio.
Ma stavolta è proprio in trappola, Raul l'ha assicurata ai sedili posteriori e gli sportelli sono bloccati.
A un certo punto se ne rende conto, perché sospira piano e si abbandona allo schienale.
Incontra il mio sguardo nello specchietto e mi implora con gli occhi.
Non posso farci nulla, non posso fare niente di più di quello che ho già fatto per alleviare la sua sofferenza in questa situazione.
Perciò volto la testa verso il finestrino, interrompo il contatto, e sento una fastidiosa inquietudine dentro.
Come se non stessi realmente agendo nella maniera giusta.
<<Forse dopo questa volta ti passerà la voglia di andartene in giro per strada tutta sola Lexie. Come vedi, si può incontrare brutta gente>>
Raul rompe il silenzio con aria trionfante, fischietta pure.
Alex con uno scatto si avvicina al suo orecchio e dalla bocca le escono insulti che farebbero sbiancare delinquenti della peggior specie.
<<Sei un grandissimo bastardo e un corrotto del cazzo>>
La macchina frena di botto e sbattiamo la testa sullo schienale.
L'ha fatto apposta.
<<Che hai detto stupida ragazzina?>>
<<Vaffanculo>> urla furiosa dopo aver sbattuto la schiena.
<<Basta!>> sbotto. <<Diamoci tutti una calmata!>>
Guardo con la coda dell'occhio il mio partner del giorno rimettere in moto, e lo scopro a stringere i denti e le mani sul volante.
Non dovrebbe perdere la calma come è successo un attimo fa.

Per i seguenti dieci minuti nessuno apre più bocca.
L'auto si ferma davanti al portone di un edificio imponente e penso che sembra proprio un bel posto. Molto curato e confortevole rispetto ad un normale orfanotrofio.
Dovrebbe starci bene lì, no?
<<Vado a cercare la signora Fray, poi la portiamo dentro. Non fartela scappare Gabriel>>
Raul mi fissa finché non annuisco, poi esce e blocca tutti gli sportelli con la chiave.
Scompare oltre la porta dell'Istituto.
Basta un minuto perché io non riesca già più a reggere il silenzio. Credevo avrebbe iniziato a pregarmi di liberla, perché non dice nulla?
Mi chiedo anche perché non abbia accennato affatto ai nostri precedenti incontri, solo per il gusto di mettere nei guai un esponente della razza che odia tanto.
A quanto pare davvero non ce l'ha con me.
<<Non sembra poi tanto terribile questo posto. Perché scappi? Sai, avresti potuto trovare di peggio>> dico, voltandomi sul sedile, per poterci guardare faccia a faccia.
Le sue labbra si piegano in un sorriso amaro.
<<Che cliché Gabriel. Davvero ti fermi all'aspetto esteriore per giudicare qualcosa o qualcuno?>>
Le sue parole mi lasciano di sasso.
Ha ragione. Cavolo se ne ha.
Ora mi sento uno stupido.
<<Scusa>> sussurro serrando un attimo le palpebre.
Le riapro, e il suo viso è vicinissimo. Non l'ho sentita spostarsi ma ha appoggiato la testa sul mio sedile, e il suo respiro mi investe per la seconda volta, dopo la sera al pub.
Dovrei allontanarmi.
Ma i suoi occhi hanno incatenato i miei.
Ha delle ciglia proprio lunghe, e folte.
<<Ti trattano male?>> indago.
Perché ho la voce roca?
<<Non è questo il punto. Hai idea di cosa voglia dire essere completamente privato della tua libertà? Non poter prendere nessuna decisione sulla tua vita? Essere circondati soltanto da ordini e regole? Soprattutto per me. Sono sempre stata.. sono... come un cavallo selvaggio. Non posso essere domata. E là dentro non fanno altro che questo>>
È strano sentirle parlare di libertà. È piccola.
Ma è anche mortalmente seria, e in ogni sillaba sento che il suo bisogno è reale.
Ha ragione, io non ho idea di cosa voglia dire condurre una vita simile, ma non posso negare che suoni veramente male.
Specie per un cavallo selvaggio, come si definisce lei.
Le calza a pennello.
<<Non puoi vivere da sola alla tua età Alex. Quanti anni hai esattamente, a proposito?>>
<<Sedici. Comunque non sono sola>>
Alzo un sopracciglio, interrogativo, ma non ottengo ulteriori informazioni.
Anzi, cambia discorso.
<<Hai visto, ho mantenuto la promessa, non ti ho messo nei guai>>
<<E come mai non l'hai fatto?>>
La sto provocando? Perdo il filtro bocca-cervello con lei.
Soprattutto se mi sta tanto vicina.
È già un po' che sussurriamo, facendo incontrare i nostri respiri. E il suo profumo mi ha riempito le narici.
<<Non sarò io a crearti problemi Gabriel. Sei già troppo buono per questo mondo, arriveranno da sé i pericoli per te, fidati. Ma io non sarò uno di questi>>
Il suo sguardo si fa ancora più intenso finché non si allontana da me quando il portone si apre per far uscire Raul.
Io mi stringo con le braccia, nel tentativo di frenare i brividi che mi hanno assalito, pizzicandomi la pelle alle sue parole, e inspiro aria pulita per tornare lucido.
<<Aiutami a portarla dentro>>
La sicura degli sportelli viene sbloccata e ci piazziamo ognuno su un lato della macchina.
Alex ovviamente fa per scendere dal mio.
La prendo per le braccia senza stringere troppo e vado verso l'interno.
Resta calma ma la cosa non mi stupisce.
Ha detto che non vuole crearmi problemi e... io le credo.
Giunti nell'atrio, l'enorme battente si chiude alle nostre spalle con un rumore che mi fa sobbalzare.
Una signora in tailleur elegante, capelli biondi cotonati e piena di gioielli, ci aspetta.
La signora Fray immagino.
Non rispecchia esattamente una tutrice di minori.
È così fredda.
<<A quanto pare non smetterò mai di ringraziarti per riportarcela sempre sana e salva Raul>> esordisce con un sorriso di circostanza.
<<Oh, puoi lasciarla adesso giovanotto, Lexie va pure in camera>> aggiunge poi rivolta a me. A noi.
Allento piano la presa e lei si allontana. Si volta per lanciarmi un'ultima breve occhiata e infine si dirige alle scale.
Quando arriva in cima si volta ancora, ma è l'attenzione di Raul che vuole adesso.
<<A presto>> lo saluta ironica, fissandolo senza paura.
Scompare prima che lui possa tramutare in parole quel suo stringere i pugni e digrignare i denti.
Dovrei essere dalla parte di Raul vero?
E invece no. Dentro di me sono un tifoso di qualsiasi cosa esca dalla bocca di quella ragazza nei confronti del mio superiore.
Trattengo un sorriso, mentre il suo volto mi riempie la testa ancora per un po'.

Appena arrivati in centrale, decido di affrontarlo subito.
Gli ho mancato di rispetto più di una volta oggi e non oso immaginare quello che mi aspetta.
Chissà se si incazzerà così tanto pure con me.
<<Se hai qualcosa da dirmi, fallo ora>>
Raul si gira verso di me, perplesso.
<<Oggi hai avuto un'anteprima del tuo futuro vero lavoro. Che te ne pare?>>
Che me ne pare?
È sul serio questo che ha da dire?
<<Purtroppo Gabriel, là fuori c'è tanta gente pronta a farti saltare i nervi, ma sei stato bravo. Davvero, sarai un ottimo poliziotto. Proprio come tuo padre>>
Quindi, non solo non mi riprende, ma mi fa anche i complimenti.
Non mi convince.
E sta chiaramente minimizzando.
Come se tutto questo fosse normale.
Mi tiene buono come se non volesse più tornare sull'argomento.

O come se avesse qualcosa da nascondere.

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