~Cinquanta~

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Alex

Be' dovevo aspettarmelo.
Gli sto chiedendo troppo. Ogni giorno gli chiedo troppo e me ne rendo anche conto.
Ci siamo impegnati tanto per assicurarci che gli altri non ci dividessero, e alla fine a farci allontanare -a farmi allontanare- siamo stati proprio noi.
Io mi fido di lui, davvero.
Di lui e di Jason. E basta.
Sono abituata da anni a contare su poco e niente.
A Gabriel fidarsi solo di me non è sufficiente invece. Ha bisogno di maggiore sostegno, perché dopo un mese del genere ha già esaurito le energie.
È come se lui corresse da un'ora e avesse spinto al massimo fino a esaurire tutta la carica, mentre io che sono costretta a correre da anni, ormai sono così abituata che per me è come camminare.
È questo che facciamo, corriamo lontano per non farci prendere.
Però adesso lui vuole fermarsi. Mentre io non posso.
E come se non bastasse... ora devo anche correre lontano da lui. Perchè temo che si stia circondando e fidando di persone che quella fiducia non la meritano.
Lo amo, sul serio. Non c'è niente che ami più di lui.
Tranne, forse, me stessa.
Ma non è l'amore verso di me che mi spinge ad agire così, no. È la paura.
La paura verso ciò che potrebbe aspettarmi. Può esserci di tutto in fondo al tunnel, può esserci di tutto dietro i comportamenti di Raul e della signora Fray.
E qui l'unica certezza che ho, è che ad attendermi non c'è niente di buono.

Gabriel

Avevo combinato un casino vero? Avevo a malapena avanzato una proposta, eppure tutto rischiava già di andare a rotoli.
Si, lo ammetto, questa situazione per me si sta rivelando troppo grande, e non sono sicuro di riuscire ancora a lungo a navigare per queste acque agitate. Ma non conta nulla il fatto che comunque giorno dopo giorni ci provi, senza arrendermi, senza rinunciare a lei?
Mi ha sbattuto la porta in faccia troppo presto -letteralmente e metaforicamente- e senza neppure fermarsi a riflettere.
Adesso sono due giorni che non la vedo né la sento, e non serve aggiungere quanto sia teso e intrattabile.
Quanto la mia testa abbia lavorato veloce senza darmi tregua.
Ho pensato di tutto.
A quanto probabilmente siamo stupidi ad ostinarci a stare insieme seppure ogni giorno le nostre differenze emergano prepotenti e ci suggeriscano di chiuderla qui.
Se riuscirei mai a voltare pagina.
A chiedere, nonostante il suo rifiuto, l'aiuto di mio padre.
Ad affrontare Raul.
A litigare con Alex, perché sembrava aver rinunciato a me tanto in fretta.
E in tutto questo, lei non faceva che mancarmi. Anche mentre valutavo le possibilità di voltare pagina, di rinfacciarle l'inferno che ero stato disposto a passare, i pericoli che avevo corso... lei mi mancava.
Non me ne stupivo neanche più.
Era la mia piccola ragazzina ribelle, il mio cuore, la mia vita, la mia speranza. Il mio futuro.
Non potevo cancellare ciò che era stato, non potevo cancellare ciò che desideravo.
Perciò, alla fine, metto da parte me stesso ancora una volta. Quello che io credo sia giusto, per quello che lo è secondo lei.
Decido di rischiare di perdere il lavoro. Decido di rischiare di far crollare le ultime fondamenta che tenevano insieme la mia famiglia.
E scelgo di salvare Alex.
Senza alcuna certezza di riuscirci per di più.

🌻🌻🌻

La piccola stanza a pianoterra che è stata adibita a studio per Katlin, è chiusa a chiave. Perché?
Viviamo soltanto in tre in questa casa.
La risposta quindi, presumo possa essere solo una. Katlin non si fida più di me.
Salgo in camera dei miei genitori, che sono a lavoro, e cerco lì la chiave. La trovo in un cassetto del comodino.
Se scoprono cosa sto per fare, non me lo perdoneranno mai.
Non posso comunque permettermi di soffermarmi su questo problema per più di due secondi.
Fino in fondo. Ho preso una decisione e devo portarla avanti fino in fondo.
Torno giù, apro la porta ed entro richiudendomela alle spalle.
Accendo la luce e vado subito verso i cassetti della scrivania. Scorro i fascicoli fino a che non ne trovo uno con il nome di Lexie.
Lo apro, e divoro le parole come se stessi leggendo un thriller.
Udienza in tribunale.
Fra due settimane.
Sono le prime informazioni che registro, Katlin me lo aveva già accennato per sbaglio.
Per quale motivo Alex dovrebbe essere convocata ad un'udienza in tribunale?
Leggo il nome dell'uomo affidato a Katlin, non mi dice nulla.
Cambio pagina e mi soffermo sulla frase scritta in cima: Richiesta di affidamento.
Provo a fare chiarezza nella mia testa, in base a quanto ho letto pare che una famiglia abbia chiesto la custodia di Alex.
Tutto qui? È la prima cosa che penso.
Insomma, è proprietà di un orfanotrofio già da due anni e non è una notizia che dovrebbe sorprendermi. Però ci sono troppe cose che non quadrano.
Perché convocare un'udienza?
A meno che questa famiglia non abbia dei trascorsi poco raccomandabili, non ha senso.
E perché tanta riservatezza? E in tutto questo che fine fanno i complotti di Raul e della proprietaria dell'Istituto?
Sfoglio le ultime pagine e mi soffermo sulla lista dei partecipanti all'udienza di quest'uomo. C'è una donna, e altri due uomini.
Quando leggo l'ultimo nome, il mio cervello va in blackout per un momento.
So di conoscere quel nome, ma non ricordo subito.
Javier.
Poi accade tutto in un attimo.
Capisco ogni cosa.
Ogni pezzo del puzzle va al suo posto.
La famiglia che ha richiesto la custodia di Alex... è la sua.
Suo zio.
L'hanno trovata.
Usciti direttamente dal suo inferno personale per riportarla indietro.

Non ho mai avuto tanta paura in vita mia.

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