~Diciotto~

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Gabriel

Avevo bisogno di una doccia.
Anche se per un momento, mentre l'acqua mi scorreva addosso, sono tornato a quando in mare Alex si è aggrappata alla mia maglietta all'altezza del petto, e proprio in quel punto ho quasi riavvertito le sue mani.
Poi ho regolato l'acqua da tiepida a ghiacciata e tutto è sparito.
Prima di uscire dal bagno indosso un paio di pantaloncini più corti e una vecchia canottiera che dopo i tanti lavaggi si è allargata il doppio. Pettino i capelli all'indietro con le dita e la cerco per la casa.
Credo seriamente che sia sparita di nuovo -insomma sarebbe proprio da lei- quando la noto attraverso la vetrata. Si è seduta fuori.
Quella è un'abitudine che mi appartiene fin troppo, mi fa sorridere trovare Alex esattamente dove sarei stato io.
La raggiungo e occupo lo spazio libero rimasto sul dondolo.
Capisco dallo sguardo assorto che la sua mente sta lavorando frenetica.
<<Ho ordinato la pizza>> la informo per riportarla qui.
Si volta piano e gli occhi si soffermano per qualche istante sul mio petto, che la canottiera larga non riesce a coprire del tutto.
Mi piace come mi guarda.
Ma è normale, a chi non fa piacere ricevere uno sguardo di apprezzamento?
Dura pochissimo comunque.
<<È già la seconda volta che mi offri da mangiare. Attento, potrebbero sembrare degli appuntamenti>>
<<Be' se per te questo somiglia ad un appuntamento, ti accontenti di poco>>
Alza una spalla e lascia cadere l'argomento.
<<Io dove dormo?>>
<<Su, nella stanza degli ospiti. È accanto alla mia>>
Annuisce, poi le si accendendono gli occhi e intuisco che ha avuto un'idea.
<<Dormiamo in spiaggia?>> mi implora con un sorriso da bambina.
<<Sei impazzita? No!>>
Il sorriso si spegne subito. Sto per provare a rimediare quando arriva la nostra cena.
<<Vieni, entriamo>> dico, e la pizzico sul fianco.
Mi è venuto del tutto naturale.
Lancia uno strillo di sorpresa e mi becco un'occhiataccia. E un pugno sul braccio.
<<Soffro il solletico!>> mi avverte semiseria.
<<Buono a sapersi>> sussurro cantilenante, facendole l'occhiolino.

Verso le tre di notte mi sveglio con la bocca asciutta, ho bisogno di bere. Esco in corridoio, diretto in cucina, ed ho uno strano presentimento guardando la porta socchiusa della stanza di Alex.
Con il massimo silenzio, la spingo ancora un po' e sbircio dentro.
Non c'è.
È scappata nel cuore della notte.
Non ci credo cazzo.
Scendo in soggiorno senza sapere neppure io cosa fare, esco sul porticato e vedo una figura distesa sulla sabbia a pochi metri dalla casa.
Eccola.
Sono incazzato e sollevato allo stesso tempo.
Mai vista una ragazzina tanto testarda. Se le ordino di tornare dentro non mi ascolterà.
Noto che si strofina le braccia, probabilmente per il fresco, e allora vado a cercare una coperta e un altro telo prima di andare da lei.
Mi avvicino e vedo che è sveglia, gli occhi fissi al cielo, le mani ora sotto la testa.
È distesa sul mio telo da mare.
Perciò è probabile che ci ritrovi il suo profumo sopra.
E a proposito di mare, le onde arrabbiate a quest'ora della notte sono uno spettacolo incredibile.
Sistemo la tovaglia sulla sabbia, e una volta seduto accanto a lei mi accorgo del sorriso trionfante sulle sue labbra.
<<Abbi almeno il buon gusto di non essere compiaciuta>> sbuffo, coprendo entrambi con la coperta.
Si rannicchia subito sotto, confermando i miei sospetti sul fatto che avesse freddo.
<<Hai mai dormito in spiaggia?>> mi chiede, poggiandosi su un gomito per guardarmi.
<<No. E non era in programma tra le cose da fare. Non so neanche perché continuo a starti dietro>>
<<Sai è una bella domanda. Perché continui a starmi dietro Gabriel?>>
Però, diretta e spietata.
Sembrava non aspettasse altro che questa occasione.
Non so che rispondere. Perciò fisso il mare e spero lasci cadere anche questo argomento.
<<Tu hai già programmato tutta la tua vita vero? Un buon lavoro che ti garantisca uno stipendio, rispetto, e che ti faccia perfino sentire una brava persona, magari una casetta vicino a quella della tua famiglia per farli contenti. E ti cercherai una moglie del tuo stesso stampo che ti faccia trovare un letto e un pasto caldo quando la sera torni a casa>>
Non volevo piantare i miei occhi nei suoi ma quel commento mi destabilizza un po'.
Ha azzeccato ogni cosa.
Ma non mi piace il tono in cui lo ha detto.
<<E cosa ci sarebbe di male?>> ribatto.
<<C'è di male che così poi non riesci a gestire gli imprevisti!>>
<<Ma certo che li so gestire. Il lavoro che faccio ne è pieno di imprevisti!>>
<<Ah si? E come li affronti di preciso? Segui il tuo istinto, e poi scappi, ti nascondi, fingi che non sia accaduto nulla?>> sbotta arrabbiata.
Non voleva dirlo, le è sfuggito per la frustrazione. Lo capisco perché appena quelle parole lasciano la sua bocca, lei stringe gli occhi e si morde un labbro.
Si riferisce al bacio.
Era praticamente inevitabile che venisse fuori vero?
<<Insomma, prima di respingere qualsiasi novità ti si presenti, non vuoi neanche vedere di che si tratta?>> aggiunge calma.
<<Perché dovrei se sto già bene così?>>
<<Perché magari un giorno vorrai stare più che bene. Perché magari puoi avere ancora di meglio. So che fa paura...>>
<<Non c'è niente di cui avere paura>> la interrompo.
Tu con questi discorsi mi fai paura.
<<Se non hai niente di cui avere paura, non hai niente di importante da perdere>> mi fa notare con il massimo della serietà e il doppio della convinzione.
<<Cosa vuoi da me Alex?>> se non capisco dove stiamo andando a parare mi verrà il mal di testa.
Ci riflette.
Ci riflette davvero.
<<Vorrei solo che non ti accontentassi. Sei proprio una persona buona Gabriel, tu più di tutti ti meriti tanto, ti meriti di prenderti ogni cosa che desideri. Invece ho l'impressione che, più vuoi qualcosa più tenti di respingerla. E non mentirmi, quando si tratta di me hai paura di un sacco di cose>>
No, di te e basta a dire il vero.
<<Non ho mai fatto discorsi tanto profondi sulla mia vita>> ammetto sarcastico.
<<E allora come puoi sapere ciò che vuoi davvero?>>
<<Perché non può essere sufficiente quello che già ho e basta?>> ribatto esasperato.
<<Perché è evidente che non è sufficiente affatto! O non ti saresti preso me poche ore fa al mare!>>
Ah. Quindi adesso smettiamo con le allusioni, col girarci intorno e andiamo dritti al punto. Ok.
<<Io... non so cosa mi è preso>>
<<E non vuoi neanche saperlo giusto?>>
<<Ma cosa ti aspetti che faccia? Non posso stravolgere la mia vita, e tutte le fondamenta su cui l'ho costruita finora per te Alex! Non ti conosco nemmeno>>
Ecco, ci sono riuscito, l'ho ferita.
<<Ti ammiro molto, va bene? Mi piaci come persona, e se hai bisogno di me ti aiuterò. Ora sai anche dove cercarmi. Ma basta con questi discorsi, basta portarmi al limite, basta tutto il resto. Lo so che puoi capirmi Alex>>
È il massimo che posso fare per rimediare.
<<Hai ragione. Io ti capisco. Se solo anche tu riuscissi a capire Gabriel...>>
Si alza e inizia a raccogliere il telo, poi si dirige verso casa.
<<Torno nella camera che mi hai preparato. Domani mattina quando mi sveglio vado via. Ho... delle cose da fare>>
Entra dentro e dopo qualche minuto la seguo.

🌻🌻🌻

L'indomani mi alzo dal letto e trovo la casa vuota.
Se ne è andata davvero.

Alex

Ero sincera quando ho detto a Gabriel che lo capivo. Che capivo il suo punto di vista, il suo tenersi stretto quello che ha ottenuto finora, la sua concezione di come va vissuta la vita.
E ovviamente, non è sbagliata.
Non c'è giusto o sbagliato in questi casi.
Solo, credo che non fosse... vera.
E poi, ci deve essere più di questo nell'esistenza di una persona, più dello stare semplicemente bene, più di quello che puoi arrivare a prendere soltanto allungando una mano.
Dove sono i brividi, le sorprese inaspettate, il cuore tanto felice che rischia di esplodere, e le risate incontrollabili?
Perché io non ne ho trovato traccia nel futuro che si è dipinto.
Nonostante lui sia ostinato a quanto pare a non includerle, a farsi bastare quello che ha sempre avuto.
E magari può bastare davvero, in fondo che ne so io di come si vive?
Posso sapere ciò che è meglio per me, e non è questo.
Perché ciò che pare essere meglio per lui mi da tanto fastidio?
Perché in quel meglio io non sono inclusa. E odio pensare che voglia ignorare o cancellare tutti i segni che gli ho lasciato addosso.
Non voglio.
E visto che la vita non mi ha mai dato niente, e ho sempre dovuto prendermi tutto da sola, decido che anche stavolta non sarà diverso.
Farò come dice, avrò bisogno di lui senza portarlo al limite, senza tutto il resto.
Ma mentre gli lascerò comunque tanti di quei segni, che a un certo punto non potrà più ignorarli.

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