~Trentotto~

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Alex

Be'... non era ciò che mi aspettavo.
Questo ragazzo non fa che sorprendermi.
Mi sorprende e poi non mi lascia il tempo di godermi o riflettere sulle sue parole, perché preme la sua bocca sulla mia. Mi imprigiona con le sue mani, rendendomi fragile con quelle maledette e bellissime carezze sul collo.
Sono il mio punto debole. E non avrebbe dovuto scoprirlo così in fretta.
A quanto pare siamo passati dal 'se ti serve aiuto vedrò che posso fare', al 'chiedi e ti sarà dato'.
"Qualsiasi cosa"
Chissà se la penserà ancora in questo modo domani.
È già domani.
E la nuova consapevolezza che gli vedo negli occhi mi fa ben sperare.
È davvero tutto ciò che riesco a pensare prima di abbandonarmi alle sensazioni delle sue mani, del suo respiro, e della sua bocca su di me.
Adesso con le dita percorre la lunghezza dei miei fianchi, verso il basso, e si ferma sulla pelle nuda fra la maglia e i pantaloncini.
Rabbrividisco.
C'è una cosa che muoio dalla voglia di provare.
E lui ha detto qualcosiasi cosa giusto?
Mi guardo intorno accertandomi che la spiaggia sia deserta.
Afferro l'orlo della sua maglietta e piano piano comincio ad arricciarlo. Gabriel allontanata il naso da me e mi osserva. Entrambi puntiamo gli occhi più in basso: lui forse per non perdersi i miei gesti, io incantata dell'addome piatto che inizia a intravedersi.
Questa lentezza che io stessa ho stabilito rischia di mandarmi fuori di testa, sollevo la maglia finché posso e poi aspetto che lui se la sfili del tutto.
Sostituisce le mani alle mie e mi accontenta. Non diciamo una parola, ma i nostri occhi si studiano a vicenda.
Voglio allungare le dita e toccarlo.
Voglio vedere se la pelle abbronzata è davvero liscia e i muscoli delle braccia forti come sembrano.
Lo faccio. Una mano poco sotto la spalla e l'altra accanto al cuore.
È così caldo.
Non dice ancora niente.
<<Ti da fastidio?>> sussurro mentre interrompo appena il contatto.
Lui riporta subito le mani su di sé.
<<Ti sembra che mi dia fastidio?>>
Socchiude gli occhi, ha la voce spezzata, la pelle d'oca.
No, direi che non gli dispiace affatto.
Perciò permetto alle dita di vagare per il resto delle spalle, sul petto, sulla pancia, sui fianchi, sulla schiena.
Ci passo i palmi, le nocche, le unghie.
Lo sfioro, lo stringo.
Dovrei essere intimidita ma ciò che provo per Gabriel mi da il coraggio di osare. Incredibile come la razionalità si volatilizzi in un attimo in certe occasioni.
Non che mi si addica particolarmente neppure in tutte le altre eh.
Quando arrivo al limite e tocco l'elastico dei jeans, smette di starsene buono e mi spinge giù sulla sabbia. Mi regala un breve e intenso bacio e riprende a guardarmi.
<<Sono il primo ragazzo che tocchi così?>>
Annuisco. Sei il primo per tutto.
Però quello non lo aggiungo perché non voglio dargli troppe soddisfazioni.
Anche se adesso, dopo il lampo di possessività che passa sui suoi occhi, dubito possa essere più soddisfatto di così.
Non capirò mai cosa gli prende agli uomini quando scoprono di essere il primo bacio, la prima volta, il primo qualunque cosa di una donna.
Non credo che mi dispiaccia comunque.
Ci baciamo ancora. E con il peso del suo corpo sul mio è perfino meglio.
Perché posso sfiorare un altro po' la sua pelle.
A un certo punto sospira, e nasconde il viso sul mio collo.
<<Devo ricordarmi che siamo all'aperto>>
Altrimenti? Mi mordo un labbro per non chiederlo.
<<Vuoi dormire davvero qui?>> mormora con gli occhi dolci.
<<Si>>
<<D'accordo>>
Mi bacia un polso prima di rimettersi la maglietta. Si stende sul telo e mi tira giù sul suo petto.
Mi sento protetta.
Forse per una volta posso abbassare le difese.
Giusto un poco.

Gabriel

Non chiudo occhio per tutta la notte. Sento che siamo troppo scoperti, troppo in vista qui sulla spiaggia, sebbene non ci sia nessuno ed è un posto frequentato da poche persone.
Ma Alex non se lo può permettere comunque. Finché non scopriamo le intenzioni di Raul deve stare più attenta che mai.
Però questo sfizio ho voluto concederglielo, so che ama dormire sulla spiaggia e dopo tutto quello che le ho detto voglio mantenere le promesse.
Ci penso io a te.
Quindi lascio che riposi avvinghiata al mio corpo, che il ritmo del cuore e il respiro si stabilizzino, e mentre me ne sto tranquillo a osservare la luna e il cielo nero.
Non mi perdo nei pensieri come avevo previsto, perché la sensazione di averla addosso è così intensa che non mi permette di imboccare brutte strade.
È in questo modo che ci si sente a prendersi qualcosa che ha valore per te e solo per te?
Be' alla fine è successo. Ho allungato una mano e l'ho presa.

Alle prime luci dell'alba ho i muscoli intorpiditi e le ossa a pezzi. Non posso fare a meno di cambiare posizione, e per quanto faccia piano Alex inizia a svegliarsi.
Si tira su sui gomiti, si strofina gli occhi e li posa su di me.
Di colpo è completamente sveglia.
Aspetta che sia io il primo a fare una mossa, capisco che non sa che reazione aspettarsi da me stamattina.
Non posso darle torto.
Io attendo qualche secondo, come se aspettassi l'inizio di una nuova battaglia nella mia testa, ma trovo solo calma piatta.
Ho la certezza che da questo momento in poi non si torna indietro.
Avvicino il suo viso al mio per baciarla. Piano, dolce. Deciso.
Quando mi allontano, lei si butta su di me e mi abbraccia fortissimo.
<<Perciò hai proprio deciso di restare>> deduce.
Ma da quando l'ho incontrata non me ne sono mai andato davvero.

Noto con dispiacere che appena la accompagno al garage di Jason, la paura di starle lontano ritorna.
La paura che sparisca, che me la portino via.
È una novità con cui dovrò imparare a fare i conti.
Jason saprà tenerla al sicuro, mi ripeto.
Come apro la porta di casa, trovo papà e Katlin al tavolo in cucina con i volti tirati. Mi vedono, quei volti assumono espressioni severe.
<<Ma dove sei stato tutta la notte?>> urla mio padre.
Nessun senso di colpa. Nessun fastidio. Niente.
<<Non mi hai mai controllato negli ultimi due anni, che succede ora?>>
<<Non ne ho mai avuto motivo! Non rispondevi neanche al telefono!>>
<<Mi dispiace. Non volevo farvi preoccupare>> e non volevo davvero, avrei dovuto chiamarli ma nelle ultime ore il mio pensiero non li ha sfiorati una sola volta.
Erano tutto il mio mondo fino a poco tempo fa.
Ora il baricentro si è spostato.
<<Abbiamo dovuto disturbare Rebeccah per sapere se fossi da lei>> interviene Katlin agitata.
<<E perché mai avrei dovuto essere da Rebeccah?>> ribatto infastidito.
Non ottengo risposta. Soltanto due paia di occhi perplessi.
Mi guardano come se non mi riconoscessero più.
<<Scusa>> ripeto, cercando di tornare tranquillo.
Katlin annuisce e va di sopra, lo vedo che è ancora confusa, dubbiosa.
Papà annuisce e la segue, ma al contrario sembra aver capito tutto.

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