~Diciannove~

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Gabriel

Finirò nei guai, me lo sento.
Purtroppo per me, quando mi metto qualcosa in testa, è difficile che riesca poi a ignorarla.
Anche quando si tratta di un'idea che andrebbe decisamente ignorata.
E così cinque minuti prima dell'inizio del turno, mi ritrovo nella stanza-archivio del mio distretto.
A cercare cartelle su Raul e Alex.
Su Raul, un po' perché me lo ha chiesto lei e un po' per placare i miei dubbi.
Su Alex perché lo voglio io.
Seguo le lettere incise sui cassetti e trovo prima i documenti su Raul, è una carpetta più sottile di quanto mi aspettassi. Insomma, lui ha ormai parecchi anni di lavoro alle spalle.
In ogni caso non credo affatto di scoprire chissà quali scandali, le informazioni complete sono registrate nei database sui computer, e protette dalle password. Non ho modo di arrivare a quei dati, dovrò accontentarmi di questi.
Sfoglio in fretta le pagine e leggo informazioni anagrafiche e alcune delle operazioni che ha portato a termine.
Non lo noto subito, ma tutto ciò che qui è raccolto su di lui riguarda gli ultimi quindici anni.
Com'è possibile che non ci sia nessun accenno agli anni di carriera precedenti?
Una parte della sua vita sembra cancellata.
E io non posso evitare di insospettirmi ancora di più.
Sospetti che almeno al momento resteranno senza risposta perché qui non c'è nulla che possa aiutarmi.
Frustrato rimetto la cartella a posto, e cerco nel cassetto segnato dalla J.
Se i documenti su Raul erano sottili, su Alex ci sono a malapena cinque fogli.
Descrizione fisica, le dichiarazioni che lei stessa ha dato di sé, e infine le poche ricerche che sono state fatte sul suo conto. Nell'ultimo foglio c'è scritto il nome dell'Istituto in cui è stata trasferita, e il timbro che conferma l'abbandono delle ricerche sulle sue origini e la famiglia.
Ormai è proprietà di quell'orfanotrofio.
Sto per chiudere tutto quando l'occhio mi cade sul numeretto in basso a destra dell'ultimo foglio.
Pagina 16 di 16.
Guardo la penultima. Pagina 4 di 16.
Mancano 11 pagine.
E in questo caso non vuol dire che sono informazioni nascoste sul computer, perché sono state di certo stampate. E poi sparite.
Qualcuno le ha prese.
E stando all'ordine dei dati, riguardano le ricerche fatte su di lei.
Sono così concentrato a mettere ordine ai pensieri, che appena la porta si apre non ho il tempo di posare la cartella ancora fra le mie mani.
<<Gabriel?>>
<<Papà?>>
Merda.

<<Che fai qui?>> si avvicina e legge il nome di Alex in cima ai documenti.
Mi lancia un'occhiata perplessa mentre io mi affretto a rimetterli dove li ho trovati.
<<Raul ti ha contagiato con questa ossessione su Lexie?>>
Non è proprio la stessa cosa.
Scuoto le spalle in modo indifferente e spero non insista.
<<Mi cercavi?>>
<<In effetti si. Oggi niente ronda nei quartieri, abbiamo bisogno di te. Ti lasciamo la giornata libera e lavorerai stasera, ti va bene?>>
<<Di che si tratta?>>
<<Spaccio di sostanze stupefacenti. Abbiamo qualche idea ma ci serve che stasera ti infiltri ad un falò sulla spiaggia. Trasformati in un adolescente perditempo e fatti qualche amico sul posto. Prova a estorcere delle informazioni, con le ragazze forse sarà più facile. Ricordati chi fa uso di droga e se ci riesci fatti dare i nomi di chi la fornisce. Se stai attento e ti infiltri bene non corri nessun pericolo. Ci stai?>>
Finalmente cominciamo a salire di livello.
<<Si ci sto>>

🌻🌻🌻

Be' non ci vuole molto a trasformarmi in un adolescente, ho pur sempre vent'anni.
Devo solo "smorzare l'aura da adulto che mi aleggia intorno", per dirla con le parole di mio padre.
Al posto dei soliti pantaloni e maglietta quasi anonimi, indosso dei jeans strappati sulle ginocchia e bassi sui fianchi, e una canottiera molto larga e scollata, nera, che ho preso in prestito da Riley.
A proposito di Riley, ha insistito per accompagnarmi e tenermi d'occhio, ma l'ho costretto a restarsene a casa spiegandogli che dovevo lavorare.
È molto premuroso da parte sua volersi accertare che non mi accada nulla, ma non è una cosa che lo riguarda.
Alle nove e mezza arrivo in spiaggia e presumo che il falò sia già cominciato da un pezzo. Ci saranno una ventina di persone e girano bottiglie di alcolici e sigarette a volontà.
Non solo sigarette, lo avverto dall'odore forte nell'aria.
Si sono formati dei piccoli gruppi, ognuno dei quali condivide qualcosa.
Musica, fumo, alcool.
Adocchio il cerchio intorno al fuoco, con due tipi che suonano la chitarra e una ragazza che fuma in disparte, e decido di cominciare da lì.
Con le ragazze forse sarà più facile.
Mio padre mi ha praticamente chiesto di flirtare e provarci con una di loro pur di ottenere qualche piccola informazione sull'operazione a cui ha preso parte.
Non posso dire di essere un grande esperto del campo, ma ce la posso fare.
Vado a sedermi accanto alla ragazza e sfodero il mio miglior sorriso.
<<Ehi>> la saluto.
Sembra poco più giovane di me, e non è niente male.
Viso amichevole, ricci castani, un corpo tonico e due occhi nocciola che ricambiano il mio sguardo interessati.
<<Ehi. Non ti ho mai visto alle nostre feste>> osserva, girandosi completamente verso di me e soffiandomi il fumo in faccio.
La sua è una semplice sigaretta.
<<Infatti. Passavo di qui e ho pensato di dare un'occhiata. Do fastidio?>> ammicco.
<<Niente affatto>>
Il suo sguardo scivola senza vergogna sulle mie braccia e sul mio petto.
<<E vuoi soltanto dare un'occhiata, o pensi anche di divertirti un po'? Fumi? Bevi?>> aggiunge.
Non posso presentarmi ad una festa del genere e limitarmi a chiacchierare con la prima che capita, non sarei credibile.
Devo scegliere il male minore.
<<Ho scordato le sigarette a casa. Ne hai una?>>
Mi passa la sua.
Mi costringo a prenderla e spero di non beccarmi nulla che sia contagioso.
<<Sono Liz>>
<<Dan>> rispondo, buttando lì un nome al volo.
Intanto inspiro una boccata dalla sigaretta e ci manca poco che soffochi. Il secondo tiro va meglio.
<<Dimmi Dan, cosa fai nella vita?>>
Mi invento una storia di sana pianta, parlo e afferro dalla testa le prime bugie che mi scorrono come i titoli di coda di un film.
E spesso con la scusa di non soffiare il fumo sul suo viso, mi volto per dare un'occhiata intorno.
Poi Liz si assenta un attimo per prendersi da bere e io posso concentrarmi con calma sugli altri gruppi disposti vicino a noi.
Mi soffermo su una figura in piedi a qualche metro da me, che sembra fissarmi insistente, e appena il fuoco la illumina per un attimo, mi manca il respiro.
Ci metto un po' a capire che è Alex, grazie anche al ragazzo accanto a lei che ricordo di aver incontrato l'altro ieri. Jason.
Mi guarda come se faticasse a riconoscermi, stringe gli occhi e infine notando la sigaretta inarca le sopracciglia.
Questa me la devi proprio spiegare, mima con le labbra.
Le faccio capire che non è il momento e che deve allontanarsi.
Stranamente mi sta a sentire.
Più o meno. Si sposta vicina alla riva e si siede con le ginocchia al petto, mi da il suo profilo destro, e mi osserva con la coda dell'occhio.
Mi distrae.
Come può un vestito renderla tanto diversa?
Ha una gonna di velo bianca che le arriva ai piedi, e un top corto dello stesso colore che le fascia il seno e lascia scoperto metà tatuaggio.
I capelli le svolazzano sciolti lungo i fianchi e sulla schiena, e sulla testa ha una coroncina di fiori.
Mi ricorda una specie di Venere che sorge dalle acque.
Una creatura mistica.
Deve smetterla di diventare più bella ogni volta che la vedo.
<<Che succede Dan? Ti ho visto pensieroso. E siccome è una festa, ti ho portato qualcosa per... alleggerire i problemi>>
Liz mi si siede di nuovo di fronte, una birra in una mano, e nell'altra quella che presumo sia una pillola.
Mi invita a prenderla.
<<Non è un po' presto? Sono appena arrivato..>> tento.
Mi sto agitando e quasi si sente nella mia voce.
Non posso prendere quella roba, e non posso neanche farmi scoprire.
<<Presto? Andiamo, cosa saresti venuto a fare allora? E poi, sei venuto dritto da me, perciò...>>
Inarca un sopracciglio e mi mette la pasticca in una mano.
Sei venuto dritto da me.
Non ci credo, questa ragazza con la faccia d'angelo spaccia questa roba?
<<Che aspetti Dan? Prima la prendi, prima ci divertiamo>>
Sento le sue dita salirmi su per la gamba.
Cazzo. Cazzo.
<<Che problema c'è?>> indaga.
Vedo il sospetto insinuarsi in lei.
Guardo la pillola bianca stretta nel palmo e poi con nella testa una preghiera silenziosa, mi volto a cercare Alex.
La sua attenzione è tutta per me, forse non l'ha mai neppure distolta.
Sembra stia aspettando solo un mio cenno per raggiungermi.
Odio tirarla dentro a questa storia.
Ma ho bisogno di lei per non mandare tutto all'aria.
Provo a far cadere le barriere dagli occhi, per lasciarle leggere che mi serve il suo aiuto.
E dato che non posso restare a fissarla a lungo, con Liz a pochi centimetri che mi scruta, spero che mi abbia capito in quei due secondi.
Intanto lentamente, prendo la pillola con due dita.
Non ho idea di ciò che farò adesso.
E per fortuna non ho modo di scoprirlo.
Avverto la presenza di Alex accanto a me quasi più delle fiamme del fuoco che mi riscaldano la pelle.

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