~Trentaquattro~

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Gabriel

Guido piano verso una delle spiagge più isolate della città: non ho fretta, e così posso guardare Alex con la coda dell'occhio.
I capelli che le volano intorno grazie al vento fresco che entra dal finestrino, quel leggero sorriso sulle labbra che non lascia il suo viso da quasi un'ora.
Abbiamo preso qualcosa da mangiare per strada, in un fast food, e lei sta ancora finendo le sue patatine.
Le mangia lentamente, ne prende una e la mordicchia pian piano, è difficile distogliere l'attenzione da quella bocca.
A un certo punto penso che si sia accorta della mia nuova ossessione e lo faccia apposta per stuzzicarmi.
Mi volto un attimo, lei mi imita e fa l'occhiolino.
Si lo sta facendo apposta.
<<Ti stai vendicando per prima?>>
<<Può darsi>> canticchia, allungando le vocali.
Scuoto la testa e le do un pizzicotto sul fianco. La faccio ridere ancora di più.
Dieci minuti dopo siamo già seduti sopra un telo in riva al mare, in giro non c'è nessuno.
La nostre spalle e le gambe si sfiorano, generando ancora quell'elettricità che ormai ho imparato a riconoscere.
Vorrei tirarla fra le mie gambe, farla appoggiare al mio petto e stringerla, posare la guancia sulla sua testa.
Però le mie braccia restano poggiate sulle ginocchia.
<<Ho un favore da chiederti>>
Alex interrompe il flusso dei miei desideri, ha la voce incerta ma l'espressione è determinata.
<<E io ne ho un paio da restituirti. Ti ascolto>>
Non ho dimenticato le due volte che mi ha salvato. Aggiungiamoci pure quello che ha fatto per me negli ultimi giorni... e diciamo che non vedo proprio l'ora di farle un favore.
<<All'orfanotrofio con me c'era una bambina. Kayla. È stata adottata da una famiglia, non ho più avuto sue notizie. Potresti accertarti che i suoi nuovi genitori siano gente apposto?>>
Acconsento senza neppure riflettere, mi segno il cognome della famiglia e le prometto che domani stesso controllerò.
Come fa a preoccuparsi tanto per gli altri, quando praticamente nessuno lo fa per lei?
Dove la trova la forza una ragazza di sedici anni, di badare a se stessa e a chi le sta intorno?
<<Sei una bella persona Alex. Forse... persino la migliore che conosca. Volevo che lo sapessi>>
I suoi occhi ardono alle mie parole.
Ma quel fuoco si spegne in fretta.
<<Ma come? Ho deturpato un sacco di muri in città con i miei graffiti, ho fatto un tatuaggio da minorenne. Questo secondo la tua legge non fa di me una cattiva ragazza?>>
Sospiro e stringo le labbra.
<<Volevi proprio rovinare il momento eh? Ti ho detto una cosa importante>>
<<E il mio cuore sta ancora provando a uscire dal petto per questo. Non volevo rovinare il momento, volevo provare a farti rendere conto di un paio di cose>>
<<Non è tutto bianco o nero, d'accordo ho afferrato. Ma ora non mi va di ricominciare questa discussione>>
Annuisce e restiamo in silenzio per minuti interi.
All'improvviso mi torna in mente una cosa.
<<Che intendevi con quel 'non ancora'?>>
<<Te l'ho detto, mi è uscito così>> si giustifica. Ma non mi guarda e capisco che mente.
Le prendo il viso con una mano e la costringo a non evitarmi.
<<Cazzate. Dimmelo. Vuoi andare via?>>
<<Io non voglio proprio niente Gabriel>> esplode frustrata.
Non vuole. Quindi... deve?
Ricordo un altro paio di discorsi.
Uno in particolare, eravamo al mare esattamente come adesso. E lei pensava di essere in pericolo.
Mi ha chiesto informazioni su Raul, ma non ha aggiunto niente.
Ora voglio sapere ogni cosa.
<<Che sta succedendo Alex? Non so niente di te, ma... sembra che tu abbia paura di qualcosa>>
<<Non si può temere qualcosa che non si conosce>>
<<E di qualcuno? Hai paura di qualcuno?>> mi riferisco a Raul.
Le trema il labbro inferiore.
Bingo.
Addolcisco il tono e l'espressione e stavolta me la tiro davvero contro il petto. Lei si scosta quel poco che ci permette di guardarci dritto negli occhi.
<<Non ti voglio coinvolgere Gabriel, poi dovrei avere paura anche per te... ti ho già detto che per la persona che sei, il mondo che hai scelto è la peggior decisione che potessi prendere. Non ti serve che io peggiori una situazione già di per sé pericolosa>>
<<Non puoi chiudermi fuori... dovevi darmi retta sin dall'inizio, invece non l'hai fatto e mi hai trascinato fino a questo punto. Sei stata tu. Perciò ora me lo devi>>
<<Non voglio diventare lavoro per te>>
Scuse.
Ok, magari se comincio io mi accontenterà.
Odio non sapere quasi nulla su di lei, sul suo passato, sulla sua storia. Ma se glielo chiedo potrebbe pensare che lo stia facendo davvero per lavoro.
E poi magari, quando sarà pronta me ne parlerà.
<<Quando mi hai chiesto di indagare su Raul ho scoperto qualcosa. Non proprio su di lui. Si è occupato del tuo caso quando ti hanno trovata, e ha deciso lui di chiudere le ricerche poco dopo. Sulla tua cartella, al distretto, mancano un sacco di pagine, e presumo riguardino qualcosa che Raul ha scoperto. C'è qualcosa che potrebbe usare contro di te?>>
<<Altamente improbabile>>
Altamente improbabile. Che diavolo significa?
Sospira e finalmente mi mette al corrente delle informazioni di cui è in possesso.
<<Raul e la signora Fray, la proprietaria dell'orfanotrofio, si vedono di nascosto. Stanno insieme, credo. E rifiutano le offerte di adozione rivolte a me. Li ho sentiti parlare Gabriel, sembra che più famiglie abbiano voluto incontrarmi. La famiglia di Kayla stessa mi voleva con loro.... e la signora Fray non lo ha permesso>>
<<Non ha senso>> osservo perplesso.
<<Oh lo so benissimo. E poi... Raul ha detto qualcosa a proposito del fatto di lasciarmi pure scappare, per tenermi buona>>
Per tenerla buona.
Mio Dio, cos'è che hanno in testa quei due?
Porto le mani sulle guance di Alex e le accarezzo.
<<Non ci devi più tornare in quel posto>>
<<Magari potrei scoprire...>>
<<No, è troppo pericoloso. Il posto dove stai è abbastanza sicuro?>>
<<Si, certo>>
<<Non mi devi nascondere più niente ok? Non sei sola Alex, puoi contare su di me>>
<<Si? E fino a quando? Finché non deciderai che la tua vacanza è finita e dovrai tornare dalla tua famiglia, dalle tue regole e dalla tua ragazza?>>
<<Perché fai così adesso? Io... ci sto provando a instaurare una relazione con te>>
<<Be' non mi serve che ci provi, mi servono certezze. Perché nella mia vita non ne ho nessuna, però sai cosa non mi manca? Decine di punti interrogativi. E non me ne serve un altro. Basta giocare, vuoi lei o me Gabriel?>>
Non mi aspettavo una svolta del genere. E io la capisco davvero, ha ragione, le servono certezze. Ma come posso dargliene io che non ne ho nemmeno su me stesso?
Siamo troppo incasinati.
<<Non possiamo semplicemente allungare una mano e prenderci ciò che vogliamo Alex>>
<<Vuoi lei o me Gabriel?>> ripete con un impeto che non le ho mai visto.
È come se neanche avessi parlato.
Mi fa male il petto. Perché voglio lei, certo che voglio lei, ma è come se qualsiasi scelta io faccia, perderò qualcosa. Come si fa ad essere pronti a perdere qualcosa?
Non mi accorgo neanche di aver iniziato a piangere. Mi ritrovo le guance bagnate e le sue dita sul volto.
Neppure me la ricordo l'ultima volta che ho pianto.
Lei mi ha stravolto la vita.
<<Tanto lo so che vuoi me>> mi sussurra dolce sulle labbra prima di baciarmi.
E io non ricambio semplicemente il bacio no, la divoro come quella volta in acqua. E continuo fino a che non mi sento meglio.
Finché il mio cuore non fa meno male, e non sono pronto a tornare alla realtà.
<<Potremmo avere tutto questo ogni giorno>> mi fa notare con un pizzico di rabbia. Forse perché togliendo qualcosa a me stesso, lo tolgo anche a lei.
<<Ti basta dirle di no Gabriel>> continua <<Ti basta vedere un'ultima volta questa ragazza e dirle di no. È solo una parola e sei libero. Io non l'ho avuta la possibilità di dire no. Per allontanarmi da un'uomo ho dovuto attraversare mezzo mondo e ricominciare la mia vita da capo. Senza nessuno. Solo con la speranza di incontrare qualcuno come te>>
La sua confessione mi gela sul posto. Faccio fatica a ricordare le parole, faccio fatica a capirle.
Che significa tutto questo?
Credo che il suo passato racchiuda molto più della storia di una ragazza senza famiglia.
E adesso ho paura a scoprirla quella storia.

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