~Cinquantuno~

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Gabriel

Ce l'avete presente quella fase che attraversate nei momenti di panico?
Quando sei consapevole di dover agire subito in qualche modo, eppure resti immobile ad ascoltare il battito impazzito del tuo cuore e non riesci a muovere un dito per un tempo che sembra interminabile?
È esattamente questo lo stato in cui mi trovo adesso.
In ginocchio sul pavimento, i fogli sparsi davanti a me, lo sguardo vitreo, perso, i sudori freddi, il bisogno di fare immediatamente qualcosa, il vuoto nella testa perché non c'è nulla che posso fare davvero.
Tanto per cominciare dovrei uscire da qui, ma dopo?
Alla fine è mio padre a trovarmi nella stessa identica posizione in cui sono rimasto per non so quanto, e a liberarmi dalla trance.
Da come si siede accanto a me per terra, mi scuote e mi fissa preoccupato, deduco di avere un aspetto proprio terribile.
Mi limito a spingere il fascicolo verso di lui e aspettare che lo legga, mentre io cerco di riprendermi.
<<Tu ne sapevi niente? Non parlo dell'udienza, intendo se ti ha parlato di tutta questa storia>> gli chiedo con la voce che trema.
Se dice di non potrò contare su di lui come avevo sperato. Sarò solo sul serio. Sarò rovinato.
<<No. Katlin... Katlin non mi ha raccontato di questo caso>>
E dal tono di voce colgo un pizzico di delusione.
Sono un bastardo a sentirmi sollevato?
<<Gabriel da quando frughi nei cassetti di mamma? Se lo scopre succede un casino, va in camera tua. Io sistemo qui e ti raggiungo>>
Lo accontento più perché adesso non saprei prendere alcuna decisione da solo che per altro.
Una volta salito in stanza, mi lascio cadere sul materasso con la testa fra le mani. E temo che se il cuore continua a sbattere in modo così violento contro il petto, rischio un infarto.
<<Gabriel? Perché sei tanto sconvolto? Sei sbiancato e mi sto preoccupando, parlami una buona volta, dannazione>>
Non mi ero neanche accorto che papà fosse tornato e si fosse seduto di fianco a me.
Che faccio? Sono a un bivio.
Lo fisso dritto negli occhi, come se lì potessi trovarci le risposte -le certezze- che cerco disperatamente.
<<Fidati di me ti prego, sei la cosa più importante che ho Gabriel>>
<<Anche più di Katlin?>> insisto, sebbene me lo abbia già detto.
<<Più di tutto>> ribatte senza esitare.
E io mi butto, mi butto metaforicamente fra le sue braccia sperando che almeno lui sappia cosa fare, come agire. Perché io non ne ho la minima idea.
<<Lexie non ci deve andare a quell'udienza in tribunale, papà>>
<<È una richiesta di affidamento, avrà una famiglia, è una bella notizia per lei. Credi che non te la faranno più vedere? È questo il problema?>>
La sua ingenuità ora mi fa quasi sorridere.
<<È suo zio che ha chiesto l'affidamento. Lei è scappata da lui, la costringerà a sposarsi con un uomo più grande, la porteranno di nuovo in Giordania...>>
<<Che cosa? Aspetta un attimo. Spiegami con calma, mi sto perdendo>>
Provo a mettere da parte la frustrazione e a spiegargli l'intera storia passo per passo.
E mentre ogni cosa viene fuori, mi salta in mente quanto adesso sia diventata concreta la possibilità di fare del male a quelle persone che ne hanno fatto a lei. Sono qui, sono vicine. Posso trovarle e distruggerle.
Questo pensiero mi spaventa, non sono mai stato un ragazzo violento.
Ma cosa non farei per Alex?
<<Merda Gabriel, un matrimonio combinato, sul serio?>>
<<Si. Capisci perché scappava sempre? È rimasta chiusa in gabbia per talmente tanto tempo... Non può tornarci un'altra volta, e ho paura di ciò che potrebbe fare se provassero a rimettercela>>
L'immagine di lei che finisce in ospedale per evitare quel matrimonio non svanirà mai dai miei pensieri. Dai miei incubi.
<<Cos'è che provi per questa ragazza? Ti sei infatuato?>>
Nella mia gola nasce una risata sarcastica. Infatuato. Mio padre non ha idea di quello che provo.
<<Io la amo papà>> dico con una semplicità che non gli da possibilità di ribattere.
<<E prima che tu aggiunga qualcosa... no, non è per il suo aspetto, non è per il gusto del nuovo o del proibito. Tu non la conosci. Alex ha ricevuto il peggio dalla vita, ma la ama come fino a qualche mese fa non la amavo neanche io che avevo tutto. O che credevo di averlo. Lei non le volta le spalle, non si arrende. Vuole vincere. Vuole ancora sapere cos'è che significa vincere. Mi ha insegnato così tanto, sai? Avrebbe tanto da insegnare a tutti noi. La amo per questo. La amo perché si, è anche bellissima. La amo perché ha lottato per me, la amo perché l'ammiro. La amo perché da quando ho capito quanto è raro incontrare una persona come lei... non posso essere così stupido da lasciarla andare via>>
All'improvviso mi ritrovo stretto nell'abbraccio di mio padre.
<<Sei proprio fregato eh? E non servivano tutte quelle parole davanti ai tuoi occhi>>
<<È davvero una ragazza fantastica>> ripeto.
<<In fondo mi è sempre piaciuta. La sua forza e la sua tenacia di sicuro>>
Già, come poteva essere altrimenti?
<<Dobbiamo trovarla. E metterla al sicuro...>>
Papà sospira.
La sua faccia non mi piace.
La sua faccia non mi piace per niente.
<<Papà? Devi dirmi qualcosa?>>
<<Raul l'ha presa ancora Gabriel>>
Maledetto bastardo.
<<Deve uscire da quell'istituto, deve uscire subito...>>
<<Non è lì. Non so dove sia. È sotto custodia fino all'udienza, l'hanno fatto per assicurarsi che non fugga più proprio ora...>>
<<No. No!>> urlo alzandomi dal letto. <<Troviamo un modo. Parla con Raul, parla con... non lo so! Aiutami cazzo!>>
<<Lo farei se potessi, te lo giuro! Non sappiamo dov'è, lo capisci? E Raul non si fida di me, è ovvio che non...>>
Tiro un pugno alla porta e interrompo i suoi discorsi inutili.
<<Tutta questa comprensione era per darmi il colpo di grazia? Per dirmi che è comunque finita? Eh?>>
Non ci credo, non ci posso credere cazzo.
<<No, Gabriel ascoltami! Ci saranno due o tre udienze prima che sia finita, abbiamo tempo. E io ti aiuto, ti prometto che ti aiuto. Ora calmati, per favore. Abbiamo tempo. Magari possiamo inventarci qualcosa>>
Malgrado tutto, sembra che mio padre voglia aiutarmi davvero.
Magari. Forse. Probabilmente.
È questo che mi è rimasto? Posso contare su un mucchio di punti di domanda e basta?
Perché messa così non suona bene.
Eppure non ho altro.
Devo ripartire proprio da quelli.

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