~Tredici~

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Alex

Sono maledettamente distratta in questi giorni.
Tanto che non mi sono neanche accorta del poliziotto in borghese che mi seguiva.
E che mi ha riportata all'istituto.
I poliziotti in borghese sono una gran fregatura per me, ma ormai ho imparato a riconoscere anche loro.
Se continuo ad andare in giro con la testa per aria però, sarà come rovinarmi con le mie stesse mani.
Almeno Kayla è felice di vedermi, le sono mancata, ed è reciproco.
La sera stessa, dopo cena, mi trascina nel suo letto e si accoccola a me, le piace quando le accarezzo la schiena e i lunghi capelli rossi.
Le piace avere qualcuno che si prende cura di lei com'è normale che sia per una bambina di dieci anni.
È su di giri, lo avverto dal fatto che non sta ferma un attimo.
Cambia posizione di continuo.
<<Qualcosa non va piccola?>>
Kayla mi racconta tutto.
<<Mmh... ho una cosa da dirti. Ma non so se ne sarai contenta>>
<<Tu sei contenta?>>
<<Credo di sì... Ok, lo dico e basta. Ho incontrato una famiglia questa settimana, sono simpatici e ci ho già passato del tempo. Vogliono portarmi con loro. A me piacciono>>
Oh. È una bella notizia.
Cioè, se sono davvero brave persone è una bella notizia.
Io posso cavarmela da sola, ma mi rendo conto che per i più piccoli crescere qui è un inferno. È giusto che trovino una famiglia che li tratti come meritino. È quello che desiderano.
E comunque scoprirò i nomi di questa gente e mi accerterò che siano brave persone.
<<Non sai quanto sono felice per te Kayla>> dico sincera.
<<Davvero? Non ti mancherò? Tu mi mancherai>> le sue braccia mi stringono più forte.
<<Ma certo. Io ti verrò a trovare sai? Ci vedremo lo stesso>> la tranquillizzo.
<<Sì però era bello vivere con te. Be' quando stai qui. Ho chiesto alla nuova famiglia se voleva adottare anche te, gli ho raccontato di quanto sei brava e che ti voglio bene... all'inizio hanno detto che ci avrebbero pensato. E che avrebbero parlato con la signora Fray. Poi lei ha detto che non era possibile>>
<<Cosa?>> salto su dal letto. <<La signora Fray non ha voluto che mi adottassero?>>
<<Io ci ho provato>>
Il punto non è che io voglia andare a vivere con loro -preferisco restare all'istituto e continuare a uscire ogni volta che ne ho voglia- ma la risposta della signora Fray.
Non ha senso, lei non vede l'ora che qualcuno ci porti via. Lei non vede l'ora di intascare un nuovo assegno.
Perché con me no?
L'idea che si sia affezionata è assolutamente da scartare.
<<Posso insistere ancora un po' se vuoi>>
<<Oh no tesoro, non è quello. Solo... è strano>> mormoro fra me e me.
Sul serio, cos'è questa storia?
Tra l'altro sono in questo posto da un sacco di tempo ormai, ma non mi sono mai stranita più di tanto perché so quanto è difficile che una coppia adotti una ragazza della mia età.
<<Stai bene Alex?>>
<<Sì, sto bene. Perché non mi racconti di loro?>>
Per la successiva mezz'ora la ascolto parlare dei suoi due nuovi forse-genitori, come li chiama lei. Finché non si addormenta.
Poi sguscio fuori dalla stanza, non so bene neanch'io per fare cosa.

Buffo come a volte siano le cose che cerchi a trovare te.
Sto vagando senza meta per l'Istituto già al buio, quando noto una porta socchiusa a pianoterra, da cui filtra la luce della lampada. E delle voci basse.
Mi avvicino senza fare rumore e mi concentro per decifrare le parole. E a chi appartengono.
Le riconosco subito.
La signora Fray.
E Raul.
All'inizio non capisco nulla, poi le voci cessano.
Per un secondo temo si siano accorti di me acquattata fuori dalla porta.
Ma le voci vengono sostituite da...
Credo stiano ansimando.
Ma che diavolo?
Sbircio dalla fessura della porta socchiusa -tanto se mi scoprono chi se ne frega- e li vedo avvinghiati insieme.
Corpi e bocche.
Non so se sono più sconvolta o disgustata.
Chissà che fine ha fatto il marito.
Be' questo potrebbe spiegare un po' di cose.
<<Un'altra famiglia era propensa per l'adozione di Lexie sai?>>
Che?
Che significa un'altra?
Alla voce affannata di lei segue una risata bassa di Raul.
Non sono mai stata tanto in allerta in vita mia. Neanche quando sento nell'aria odore di poliziotti.
<<Non si è mai insospettita sul fatto che nessuno volesse adottarla vero?>>
<<No, per fortuna no. Credo preferisca così, per via delle sue fughe>>
<<Bene, almeno servono per tenerla buona. Lasciamola fare se vuole, tanto te la riporto sempre no?>>
Ricominciano a baciarsi mentre io fatico a riprendermi dallo shock.
Che cazzo di storia è questa? Quindi adesso sono loro che mi permettono di scappare?
E per tenermi buona da cosa?
Quei due pervertiti stanno architettando qualcosa che riguarda me. E non ho idea di cosa possa essere.
Ma la cosa mi spaventa.
Per una volta sono davvero spaventata e non so come affrontare il problema.
Non aggiungono altro, perciò quando i baci si fanno bollenti me ne torno in camera.
Sto tremando e quasi non me ne rendo conto.
Non posso chiedere aiuto a nessuno. Non posso tirare Jason dentro questa cosa, non se prima non so di che si tratta.
Dovrei scoprirlo.
O dovrei andare via e trovare il modo di non tornare mai più in questo posto.

🌻🌻🌻

<<Facciamo qualcosa di folle. Una pazzia da ragazzi, giusto per rompere la monotonia. Oh ma non troppo, eh? Devo pur sempre restare un uomo responsabile e vigilare su di te>>
La proposta di Jason mi piace.
Si, sono di nuovo fuori. Appena due giorni dopo aver scoperto il complotto fra quei due.
Jason non sa nulla.
E io non ho ancora deciso se tornare per scoprire di più, o trovare un modo per scomparire.
<<Alex?>>
<<Eh? Si, bell'idea. Cosa proponi? Sport estremi? Ci buttiamo giù da un ponte con un elastico?>>
<<Te lo scordi. Che ne dici di andare in un negozio di tatuaggi? Vuoi ancora fartene uno?>>
Io ho sempre voluto farmene uno.
Non posso evitare di eccitarmi solo al pensiero.
<<Veramente? Certo che voglio ancora farne uno! Ma tu non hai finito lo spazio disponibile?>> scherzo, indicando le sue braccia e il suo petto già pieni di inchiostro.
<<Io voglio fare un piercing. Alla lingua. O sul labbro. Deciderò>>
<<Jason sai che ti adoro, ma non ti riempirai la faccia con quei cosi vero?>>
È così carino che sarebbe un peccato.
<<Tranquilla piccola. Soltanto questi due. Prometto di non contaminare naso, sopracciglia, o altre parti del viso>>
<<D'accordo. Ma io non dovrei aspettare i diciotto anni?>>
<<Andiamo dal mio tatuatore di fiducia, non farà storie mi deve un favore>>
<<Oh... perfetto. Ma, fa tanto male?>>

E così mezz'ora dopo mi ritrovo in uno studio di tatuaggi, a illustrare ad un ragazzo grosso quanto un armadio e dall'aspetto discutibile, il disegno che voglio sul fianco.
Jason mi terrà la mano tutto il tempo.
È lui che ha creato questa immagine qualche mese fa, mentre gli illustravo nei dettagli come la desideravo.
È lui che si disegna personalmente tutti i tatuaggi che ha addosso.
È bravissimo anche in questo.
<<Faccio prima io il piercing? Basterà qualche minuto>>
<<Ok. Hai deciso dove?>>
<<Sul labbro>>
Entro con lui in una piccola stanzetta asettica, ma non guardo mentre il suo amico gli buca appena un millimetro sotto al labbro inferiore.
Sbircio soltanto quando è tutto finito.
Ammetto che gli sta proprio bene. Un tocco che servirà a far impazzire ancor di più le ragazze che gli girano intorno.
Se già prima era un gran figo, adesso è davvero figo.
<<Pronta? Tocca a te>> annuncia strizzandomi una spalla.
Già, tocca a me.
Sono entusiasta e impaziente di vedere il mio acchiappasogni già finito sul fianco.
Ma non alla prospettiva di restare seduta per almeno due ore a farmi punzecchiare da un minuscolo ago.
Be' non sarà questo a spaventarmi nella vita, no?
<<Sì. Sono pronta>>

È... wow.
Lo adoro. Lo adoro alla follia.
Sono almeno dieci minuti che lo fisso allo specchio, mentre l'amico di Jason aspetta paziente di coprirlo con la garza.
Già non ricordo neanche più l'intero pomeriggio che ci è voluto per realizzarlo.
E quando dico l'intero pomeriggio, intendo proprio l'intero pomeriggio.
Quasi quattro ore per la precisione.
Ho stritolato la mano di Jason per tutto quel tempo, poverino.
Il mio affetto nei suoi confronti non fa che crescere.
Ma torniamo a me.
Wow.
Ho un enorme acchiappasogni colorato con tutte le sfumature dell'azzurro e del blu che mi riempie il fianco destro. La cascata di piume che va da metà in giù, è il disegno più reale che abbia mai visto.
Sembra in 3D, sembra di poterle toccare davvero.
Questa meraviglia resterà su di me a vita.
Sulla faccia devo avere il sorriso più idiota di sempre. Lo intuisco da come mi guarda Jason.
<<Allora? Mettiamo la garza?>>
Annuisco allontanandomi a malincuore dallo specchio.
Torno sul lettino e sto buona per ancora qualche minuto.
Infine andiamo al bancone in modo che Jason possa sistemare i conti con il suo amico Will.
Sto osservando attentamente l'orchidea bianca sul collo di Will quando lo vedo sbarrare gli occhi, rivolti verso l'ingresso alle mie spalle.
Mi allarmo perché l'espressione è parecchio somigliante alla mia quando mi trovano.
<<Cazzo, la polizia>> mormora.
E a quanto pare condividiamo pure la stessa paura.
Mi scambio uno sguardo preoccupato con Jason ma non mi volto.
Comunque non è che adesso ogni singolo poliziotto di San Diego deve per forza conoscermi.
<<Polizia. Devo fare un controllo>>
Al suono di quella voce la mia testa si gira prima ancora che il cervello l'abbia deciso.
E lui a pochi passi da me, mi posa gli occhi addosso e non li stacca più.
Non ci posso credere, dicono le nostre facce.
Il mio cuore che si risveglia nel petto invece sembra agitato. Piacevolmente agitato.
Credo sia perfino leggermente felice.
Chissà cosa prova il suo.

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