~Sei~

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Alex

Non appena esco dalla porta del magazzino, che da in una stradina secondaria, inizio a correre come un fulmine verso casa di Jason.
Devo dire che corro proprio un sacco ultimamente, il mio corpo ringrazia.
Dannazione, non ho neanche preso i soldi che mi spettavano per il turno di stasera.
Di questo passo non riuscirò mai a metterne insieme abbastanza per ricostruirmi una vita.
Dieci minuti dopo, ansimante e con una fitta terribile al braccio, busso al garage.
Viene ad aprirmi un Jason alquanto perplesso.
<<Che fai già qui? Dovevo venirti a prendere io, come sei tornata?>>
Lo spingo dentro e alla luce della lampadina si accorge subito della ferita.
<<Che cazzo è quella?>>
<<Un bastardo mi ha strisciato con un coltello. Hai qualcosa per medicarmi?>>
Brucia un casino.
Mi porta sul divano e va verso il piccolo bagno, torna con una cassetta del pronto soccorso fra le mani.
Tolgo la benda e lui ci passa sopra l'alcool.
Scherzavo prima.
È ora che brucia un casino.
<<Sicura che non ti servano dei punti?>>
<<È una ferita superficiale. Disinfettarla e bendarla basterà>>
Il sangue si è già fermato grazie al cielo.
<<Sei bravo eh?>>
<<Sai com'è, vivendo da solo, devo quantomeno assicurarmi di avere le basi per la sopravvivenza. Specie se ho adottato una bella ragazza e devo prendermene cura>> mi fa l'occhiolino e mi scompiglia i capelli.
Mi sporgo e gli do un bacio sulla guancia.
<<Magari potessi adottarmi davvero>>
<<Mi dici chi ti ha accompagnata a casa?>>
Casa. Mi piace che anche lui la veda come casa nostra.
Jason è l'unica cosa stabile della mia vita del resto.
<<Nessuno, sono tornata da sola>>
I suoi occhi mi inceneriscono.
<<Stai scherzando? Ti sei messa a camminare fin qui a tarda sera, con un braccio ferito?>>
È arrabbiato, la prende proprio sul serio questa storia di proteggermi.
<<È arrivata la polizia, volevano portarmi in centrale per una deposizione e quindi sono dovuta scappare>> spiego, e lui si ammorbidisce.
Certo che quando ho detto a Gabriel "a presto", non immaginavo di rivederlo così tanto presto.
Eravamo entrambi sotto shock.
Ma non di quegli shock normali fra una fuggitiva e un poliziotto.
Insomma, è normale che io non abbia paura di lui? E che invece di essere infastidita all'idea che fosse lì, mi facesse quasi piacere?
Ed è normale il modo in cui mi ha squadrata anche stavolta, senza tralasciare nessun centimetro del mio corpo?
Vederlo in quel pub ha enfatizzato quanto sia giovane. Un ragazzo che la sera si rilassa in mezzo ai suoi coetanei, insieme agli amici.
Mi è sempre più difficile vederlo come un poliziotto adulto.
Specie perché ho l'impressione che con me non si comporti affatto come tale.
<<Fatto. Riposa Alex>>
L'abbraccio di Jason mi fa momentaneamente accantonare quei pensieri.
<<Non ho sonno. Dimmi un po', come mai eri in casa? Non sei andato in giro a far svenire le ragazze a suon di sorrisi, colpi di ciuffo e tatuaggi?>>
Non che lo faccia poi così spesso comunque. Come ho già detto, è piuttosto tranquillo rispetto a ciò che il suo aspetto potrebbe lasciar pensare.
<<Sì sono uscito un paio d'ore. E ti assicuro che di donne ne sono svenute eccome>> ammicca, ma mi accorgo che non è spensierato come al solito.
C'è una traccia di malinconia sul suo volto.
<<Che succede Jason?>> gli domando, mentre inizio ad accarezzargli un braccio per farlo rilassare.
Abbandona il finto sorriso e guarda lontano.
Per quanto possa esserci un punto lontano in quel garage.
<<Sono rientrato presto perché mi sono stancato. Mi sono stancato di quelle stupide ragazze che vogliono solo una cosa e che sembrano tutte uguali. Forse, mi sono perfino stancato della vita che faccio Alex>>
La sua confessione mi stupisce. Soprattutto per il dolore e l'angoscia che ci sento dentro.
Non so cosa dire. E sebbene desideri confortarlo con tutta me stessa, non mi va di uscirmene con una stupida frase fatta che non lo aiuterebbe affatto.
Così mi limito a stringerlo fra le mie braccia. Forte, fortissimo.
<<Alex, scusa. Io libero e indipendente, con la possibilità di fare qualsiasi cosa, che mi lamento con te. Sono un idiota, perdonami>>
<<Non dirlo neanche Jason. Sei la persona più buona che conosco, e hai il diritto di sfogarti con me se ne hai bisogno. Lo capisco sai? Vuoi dare una svolta alla tua vita ma non sai in che modo. Ti senti... perso. Ed è una cosa orribile non trovare se stessi>>
I suoi bellissimi occhi lucidi mi fanno capire che ho detto la cosa giusta.
<<Non fraintendermi, ok? Giuro che non sono innamorato di te Alex. Ma sei la cosa migliore che mi sia mai capitata finora>>
Nascondo il viso sul suo collo, per tentare di frenare le lacrime, e continuiamo a stringerci.
Anche tu sei la cosa migliore che abbia mai avuto, finora.
E mi stupisco ancora di come questo nostro rapporto anticonvenzionale, nato in un modo assurdo, sia l'unica cosa che a volte ci tiene a galla.
Per tanto tempo ho creduto di non possedere niente, ma ora, per quanto la vita ad un certo punto sia stata orribile nei miei confronti, so di avere qualcosa.
Qualcosa che è molto.
Quante persone ricche o povere, fortunate o meno che siano, possono dire di avere una persona che ti tratta come una principessa solo perché lo vuole, e non perché deve?

🌻🌻🌻

La mattina seguente mi sveglio tardissimo. Quanto è bello non avere orari né regole.
Esco dalla mia piccola stanzetta e controllo dove sia Jason.
Non è uscito, ma mi basta osservarlo due minuti per accorgermi che è agitato, sembra un animale in gabbia.
È irrequieto, e siccome credo che voglia stare un po' per i fatti suoi -ma non me lo direbbe mai- dopo pranzo decido di uscire.
Non so dove andare, vago senza meta sotto un cielo stranamente nuvoloso e mi ritrovo davanti al mio murales. L'ultimo, quello con la bambina e il lupo.
È il mio preferito.
Mi siedo per terra, metto gli auricolari e cerco di ingannare il tempo, aspetterò qualche ora sperando che a Jason basti per riprendersi.
Ne dubito però.
A un certo punto un braccio muscoloso si posa sulle mie spalle.
Sobbalzo, e incontro il sorriso sinistro di un uomo dall'aria poco raccomandabile. Cerco di allontanarmi ma questo mi spinge contro il muro.
<<Non ti farò del male>>
<<Chi cazzo sei?>> urlo.
<<Lavoro per gli sbirri. Io trovo quelli come te e loro mi pagano>> mi spiega soddisfatto.
No, maledizione no!
Adesso si servono di strafatti in cerca di soldi per comprarsi la droga per trovarmi?
Mi dimeno, e fra le mani dell'uomo compaiono delle manette. Le fa scattare sui miei polsi.
<<Sta buona tesoro, stanno arrivando>>
<<Levami le mani di dosso pervertito!>>
Ecco, questa è una cosa che non sopporto. Inizio già a sentirmi sporca, e se quest'uomo non si allontanera' al più presto da me, potrei andare nel panico.
Non riesco a sfuggirgli, perciò per una volta sono sollevata nel veder sbucare dal vicolo la macchina della polizia.
Voglio solo allontanarmi da queste mani.
Alla guida dell'auto riconosco subito Raul.
Quel bastardo ce l'ha con me.
Gli sportelli si aprono, e mi accorgo di conoscere anche l'altro ragazzo.
Già, ancora lui.
Gabriel.

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