~Undici~

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Gabriel

La visione che ognuno ha della propria vita dipende sicuramente dall'ambiente in cui si è cresciuti.
Stessa cosa per le scelte che facciamo, per come ci progettiamo il futuro.
Be' praticamente per tutto no?
Pensieri, lavoro, concezione della famiglia, di cosa è giusto e cosa no, di ciò che è bello, di ciò che è brutto... dell'amore.
L'amore.
Me l'ero sempre immaginato come qualcosa di semplice. Una donna che condividesse i miei stessi valori, che sapesse volermi bene, che mi aiutasse a costruire una famiglia tutta mia.
Era una ragazza così che avrei baciato ogni giorno.
Erano così le poche ragazze che avevo baciato in passato.
Alex non c'entrava niente.
Quello che percepivo in questo bacio non c'entrava niente.
Non con la mia classica visione dell'amore e annessi.
Le sue labbra che premevano quasi prepotenti sulle mie non rispecchiavano semplicità, ma complicazioni.
La lingua che mi assaggiava impaziente non aveva il retrogusto di un puro voler bene, ma di una proibita passione.
E perché quello che era proibito doveva sempre essere tanto invitante e irresistibile?
Non potevo spiegare altrimenti la mia impossibilità di allontanarla.
O almeno, non prima di essermi riempito le narici del suo profumo di mandorle.
Non prima di aver notato il calore e la forza delle sue mani che mi circondavano il viso, la morbidezza della sua bocca chiusa. L'intraprendenza della piccola lingua curiosa.
Non volevo chiedermi se mi piacesse o meno.
Di sicuro ricevere un bacio da Alex era... diverso.
Da qualsiasi altro avessi mai dato.
E avevo l'impressione che se non avessi trovato presto la forza di fermarla, la situazione sarebbe precipitata. Non so bene in quale direzione, ma sarebbe precipitata.
La prima cosa che faccio dopo aver messo un minimo di distanza fra noi, è decifrare la sua espressione. E chiederle che sta facendo.
<<Io... non lo so. È stato un gesto istintivo. Sei tu che hai girato la faccia>> sbotta sulla difensiva.
<<Ma sei tu che mi hai intrappolato e mi sei saltata addosso l'attimo dopo>> ribatto.
Non volevo litigare. La mia era una domanda sincera, volevo capire perché mi avesse baciato.
<<Oh e tu eri proprio dispiaciuto vero?>> continua sarcastica.
Ok. Meglio far cambiare strada a questa conversazione.
<<Se qualcuno mi avesse visto...>>
<<Possibile che pensi sempre al tuo lavoro?>> strilla esasperata.
<<Sempre? Ma se con te ultimamente non faccio che tentare di ignorarlo!>>
Cazzo. Devo smetterla di farmi sfuggire certe frasi.
Devo smetterla di abbandonare qualsiasi muro o difesa quando sono con lei.
È che non dipende neppure da me, è come se fosse lei a buttarli giù quei muri senza che io neanche me ne renda conto.
Alle mie parole il suo volto abbandona qualsiasi sfumatura arrabbiata e ironica, e si fa serio.
Mi studia qualche secondo, facendomi quasi sentire sotto esame.
<<Allora forse invece di mandarmi via, dovresti capire perché io ti faccio venire voglia di ignorarlo questo tuo prezioso lavoro>>
Usa una voce tanto intensa e profonda da diventare sensuale.
Da farmi trovare a fatica una risposta.
<<Non sono sicuro di volerlo scoprire Alex>> ammetto.
Credo di sentirla mormora un "lo immaginavo".
Con la coda dell'occhio la vedo cercare di aprire lo sportello dell'auto. La portiera si spalanca e un suo piede scivola fuori sull'asfalto.
<<Te l'ho già detto che sei uno degli uomini migliori e più buoni che abbia conosciuto Gabriel. Ma questo non vuol dire che tu non possa essere ancora qualcosa di più>>
Mi lascia lì con l'eco delle sue parole nell'aria, e il rumore dello sportello che si richiude.
Si incammina verso la zona mare senza voltarsi mai.
E io provo a non prestare troppa attenzione al suo ultimo breve discorso, che può voler dire tutto o niente.

🌻🌻🌻

È sempre stato il mio sogno diventare un poliziotto.
E ora è un traguardo raggiunto che devo difendere.
Ho già sbagliato più di una volta, anche se sotto sotto non riesco a immaginare quale altro tipo di scelte avrei potuto prendere in quelle situazioni.
Per quanto riguarda cio' che ho detto a lei invece, sono più che sicuro di aver fatto la cosa giusta.
Allontanare le distrazioni prima che ti facciano prendere una strada tanto sbagliata da non poter tornare indietro.
Si, non c'era altro modo.

Alex

Mentre torno a casa di Jason, vengo assalita da una sorta di malinconia.
Non so neppure come definirla, oggi ho provato così tante emozioni che mi erano sconosciute, da sentirmi totalmente scombussolata.
Come apro la porta trovo il mio coinquilino sdraiato sul divano a contemplare il soffitto, anche lui non ha un'aspetto che definirei felice.
Non si è ancora ripreso, ed è soprattutto per questo motivo che stavolta sono scappata subito dall'orfanotrofio.
Senza parlare, lo raggiungo e mi stendo di fianco a lui.
Avverto la sua testa girarsi per osservarmi.
<<Oddio non dirmi che ti ho contagiata col mio stupido stato d'animo del periodo?>>
Mi fa ridere.
Mi sposto per poterlo abbracciare e mormoro un no attutito dal suo petto.
<<Mmh meglio così. La tua espressione somigliava alla mia. Ho pensato che potesse essere la stessa cosa>> mi spiega.
<<Ah si? E cosa sarebbe di preciso? Perché io non riesco a capirlo>>
<<È proprio come perdersi. Come hai detto tu. Parlo per me eh>>
Suppongo che questo suo stato d'animo non svanirà da un giorno all'altro. Serve tempo per ritrovarsi. O per trovarsi e basta.
<<È successo qualcosa Alex?>> mi domanda premuroso.
Rifletto sulla risposta, perché so che qualcosa è successo ma non saprei spiegarlo neanch'io.
<<Credo... di aver trovato qualcosa di bello qualche giorno fa. Qualcosa che volta dopo volta, invece di deludermi, mi piaceva sempre di più. Qualcosa di raro>>
<<Non ti seguo. Allora perché stai così?>>
Già, è quello che mi chiedo.
Provo a rispondermi con l'opzione più plausibile.
<<Perché l'ho già perso>>

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