~Trenta~

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Gabriel

Un color party.
Sono finito ad un color party, non ci ero mai stato.
Mentre siamo nella mia auto, seguo le indicazioni di Alex verso una zona della spiaggia dove vado di rado. Lascio la macchina sulla strada, e appena metto un piede fuori lei mi afferra per una mano e mi tira impaziente verso la folla e la musica forte.
<<Di' la verità, tu desideravi da morire partecipare a questo evento. E io sono caduto nella tua trappola giusto in tempo>> la stuzzico, ma con tono giocoso. Sono rilassato.
Mi fa l'occhiolino e non serve che aggiunga altro.
<<Spero non ti importi di sporcarti i vestiti>>
<<Be'... no>> tentenno, è evidente che non mi importa di sporcarmi una vecchia maglietta, né un pantaloncino di tuta, ma l'idea di trovarmi strane sostanze viscide e appiccicose addosso, non mi alletta particolarmente.
Ad ogni modo, ormai non ho molta scelta.
Infatti raggiunta la massa di ragazzi, da un qualche punto intorno a noi, iniziano a volare polveri colorate.
È un attimo, non ho più un solo centimetro di pelle incontaminato.
<<Ma che diavolo...>>
<<Sono polveri naturali... nulla di nocivo>> mi spiega Alex, urlando sopra una canzone di Rihanna, che esce a tutto volume da due casse sistemate sopra un piccolo palco. Credo ci sia perfino un dj lassù.
Mi tranquillizzo un po'. Nonostante non mi faccia impazzire stare tra decine di persone in costume che si agitano a ritmo di musica e si toccano l'un l'altra, per strofinarsi con quelle polveri multicolore.
Un'altra pioggia colorata.
Un sacco di urla che mi perforano le orecchie. Sono tentato di scappare nella direzione opposta, e dalla mia espressione deve essere evidente, perché Alex si avvicina a me fino a riempire il mio campo visivo.
Anche lei è coperta di colore: i capelli sciolti sono diventati un arcobaleno, e il vestitino bianco è andato.
Così come i miei vestiti suppongo.
Mi posa le mani sui fianchi. Passa un velo di incertezza sui suoi occhi, ma la presa è decisa.
<<Balla con me>>
Ballo con lei. La osservo perdersi fra la musica, i colori, i corpi che si muovono, e poi la imito.
Sempre con il calore di quelle piccole mani sui fianchi. Io a volte metto le mie nello stesso posto, altre le poso sulla sua faccia per spazzare via con i pollici la polvere dalle labbra e dalle guance.
Non oso immaginare come siamo ridotti. Ma non mi importa, non ora.
Noto i ragazzi che ci stanno attorno squadrare con un sorriso Alex, e a me viene voglia di stringerla fra le braccia. Poi mi ricordo che non è mia.
E comunque lei non ci fa caso.
Penso che se avesse avuto una vita normale, una vita dove sarebbe andata a scuola e avrebbe partecipato a feste del genere con gli amici, per lei sicuramente ci sarebbe una fila di ragazzi che le muoiono dietro.
E io non l'avrei mai conosciuta. Mai toccata. Mai baciata. Mai passato tutto questo tempo con lei.
Mai sentito questo casino alla testa, un tornado nella pancia e una leggerezza al cuore. E calore, tanto calore dentro.
Fino alle ossa, e in ogni centimetro di pelle, e in parti del corpo di cui non avevo avvertito l'esistenza.
Questo effetto che ha su di me... è un potere enorme. Enorme.
Potrebbe usarlo per qualsiasi cosa, qualsiasi, se sapesse di averlo.
Convincermi, respingermi.
Distruggermi.
Non posso permettere che lo scopra.
Anche se forse... non serve che se ne renda conto per far si che questa storia finisca male.
Sono io che sto affondando troppo facilmente.
Che lei lo sappia o meno, io continuo comunque ad affondare un pezzetto ogni volta, proprio sotto i suoi occhi.

Quella che doveva essere mezz'ora, si trasforma nell'intera serata.
Non fa niente, non potevo dirle qualcosa tipo 'tempo scaduto' mentre aveva quel sorriso estatico sulle labbra.
Quando la massa di corpi sudati comincia a diradarsi, lei stessa mi prende per mano e si avvia alla macchina.
Io stendo due teli da mare sui sedili, e poi saliamo. Prima di mettere in moto, cedo all'insistenza del suo sguardo e mi volto per incrociarlo.
<<Regola numero due: dire la verità>>
Alzo un sopracciglio, aspettando che aggiunga qualcosa.
<<Ti sei divertito? Risposta secca, non girarci intorno>>
Avrei alzato le spalle, è l'equivalente di girarci intorno vero?
<<Si>> rispondo invece. <<Finito?>>
Ci riflette, senza mai staccarmi gli occhi di dosso. La vedo farsi seria, e mi preoccupo.
<<Voglio che ammetti un'ultima cosa>>
È normale sentirsi il cuore in gola? È lì che avverto i battiti rapidi adesso.
<<Cosa?>>
<<Ammetti che per te sono importante Gabriel>>
<<Io... ti ho già detto che ci tengo a te>>
<<Credi che sia lo stesso? Apprezzo che tu tenga a me, ma fra il tenere ad una persona, e considerarla importante, c'è una differenza abissale>>
Ha ragione.
<<Non credo che tu tenga semplicemente a me. Non più>> aggiunge.
Già, non più.
Provo a leggermi dentro, ad andare a fondo, ad analizzare la parola 'importante'.
A ricordare il modo in cui si è insinuata nella mia vita.
<<Non cercare la risposta nella tua testa, è qualcosa che dovresti sentire dentro di te e basta>>
<<Tu la senti? Con me? Io sono importante per te Alex?>>
<<Per quale altra ragione pensi che sia disposta a trascorrere tutto questo tempo con te?>>
<<E tu per quale ragione pensi che io te lo lasci passare tutto questo tempo con me?>> ribatto, avvicinandomi a lei.
<<Dillo e basta>>
<<Sei importante per me Alex>>
Sto per chiedergli per quale motivo sia così indispensabile per lei sentirselo dire, ma ha un'espressione che parla da sola. E un sorriso felice che ne fa sbocciare uno simile sul mio viso.
Davvero non so perché sto sorridendo.
Né tantomeno so come siamo finiti così vicini, protesi in avanti, l'uno verso l'altra.
È proprio una giostra di emozioni con lei.
Quei sorrisi sfumano in qualcos'altro.
Non so cosa mi stia succedendo, ma non riesco a muovermi.
<<La senti?>> mi sussurra sulle labbra.
Annuisco. Ma non so darle un nome.
C'è una specie di elettricità in questo piccolo spazio, che sembra nascere da noi.
<<Cos'è?>>
<<I nostri corpi che si cercano... credo che il tuo corpo mi voglia...>>
Mi sfiora il naso con il suo e mi guarda circospetta, per sondare la mia reazione.
Non ci credo che l'ha detto davvero.
Non ci credo che mi sta tentando.
<<Alex>> sospiro, chiudendo gli occhi.
<<Sei attratto da me, che ti costa ammetterlo?>>
<<Sei una bambina>> mormoro.
<<Lo sei anche tu. Solo che abbiamo iniziato troppo presto a giocare ad essere grandi. Io perché ho dovuto, e tu perché hai voluto>>
Se ne esce sempre con frasi del genere che mi lasciano senza parole. La sua testa mi attrae tanto quanto il suo corpo.
Wow, e questa da dove esce?
<<Non voglio farti del male Alex, ti prego non costringermi a fartene>>
<<Sei tu che ti stai facendo male. Com'è possibile che io sia l'unica a vederlo? L'unica disposta a darti qualche ora di sollievo da tutti i casini?>>
<<Ti riporto a casa. Siamo andati ben oltre la mezz'ora che ti ho promesso>>
Senza darle modo di controbattere, accendo l'auto.
La porto al garage, non spengo neanche il motore mentre aspetto che scenda.
<<A domani?>>
<<A domani>> acconsento, contro ogni buonsenso.
Di questo passo... altro che affondare un pezzetto alla volta.
Rischio di precipitare nel giro di niente.

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