~Trentadue~

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Gabriel

Il pomeriggio seguente, quando Alex esce dalla porta di casa per raggiungermi in auto, non riesco a trattenere un sospiro di sollievo.
Avevo un peso al petto da qualcosa come venti ore, adesso finalmente si è dissolto, come per magia.
Tutta colpa di quelle cinque parole con cui mi ha lasciato ieri.
<<Ehi>> mi saluta con un sorriso.
Ricambio, mentre la osservo con insistenza, per tentare di captare qualche segnale.
Me ne accorgerei se stesse architettando qualcosa?
Un po' ho imparato a conoscerla. Ma questo non vuol dire che io la conosca davvero.
<<Non è carino fissare le ragazze Gabriel>>
<<Scusa>> sussulto, e mi affretto a spostare l'attenzione sulla strada.
<<Sono irresistibile eh?>>
Per una volta decido di stare al suo gioco.
<<Oh Alex, sono assuefatto da così tanta bellezza>> ribatto imitando una voce da tragedia greca.
Alza un sopracciglio e poi entra nella parte.
<<Mio signore, è l'unica cosa che possiedo. L'unica cosa che posso donarvi, oh come vorrei vi bastasse...>> sussurra sensuale.
<<Siete molto più di questo mia regina, il tempo che mi concedete, è tutto ciò che mi serve>>
<<Oh se solo potessi restarvi accanto anche alla luce del sole... se ci fossi nata io in quella dignitosa famiglia, invece della donna che è destinata a riscaldarvi il letto ogni sera...>>
Aggrotto le sopracciglia. Questa era una frecciatina.
E questo gioco non mi piace più.
Torno serio.
<<Non c'è nessuna donna destinata a scaldarmi il letto Alex>>
<<Abbiamo già finito di giocare?>> mi chiede imbronciata.
<<Si, temo di si>>
<<Ok. Se vuoi continua pure a chiamarmi 'mia regina', non mi dispiace>>
<<Dispiace a me>>
<<A te o a lei?>>
<<Alex>> la ammonisco. Accidenti a me e a quando gli ho accennato di Rebeccah.
<<Lo sa che passi tanto tempo con un'altra donna?>>
<<Donna?>> ripeto scettico.
<<Di certo lo sono più di una principessina che naviga nell'oro>> ribatte sicura di sé.
Be'. Non posso contraddirla.
Rebeccah è una brava persona, sta studiando per diventare avvocato, ma sì, naviga nell'oro.
Ed ha avuto tutto il tempo per diventare donna con calma.
Alex probabilmente lo è diventata senza neanche accorgersene.
<<Come si chiama? Non mi ricordo se me lo hai detto o no>> aggiunge.
<<Che importa?>>
È solo un nome.
<<Era per conoscerti un po'>>
<<Non c'è molto da sapere, vivo in una famiglia da quadretto sopra il camino, faccio il poliziotto, mi piace il surf e vivere secondo le regole. Sono il classico bravo e forse anche noioso ragazzo, come hai detto tu. Mi conosci già>> parlo con una certa ironia e amarezza. Non ho idea del perché me ne esco con questo tono.
<<No, affatto. Voglio sapere quello che c'è dentro di te Gabriel, non quello che ti sta intorno. Non sono quelle le cose che dovrebbero definirti. Altrimenti io sarei soltanto una povera ragazzina rinchiusa in un orfanotrofio, no?>>
Già. E invece è una splendida donna che mi sta insegnando a vivere.
Sospiro, non sono abituato a conversazioni tanto profonde.
<<Ok. Il primo giorno avevi bisogno di divertirti, ieri di sfogare la tensione, e oggi... a occhio e croce direi di rilassarti. Ci ho preso?>>
Annuisco. <<Che hai in mente?>>
<<Accendi l'auto, ti porto in un posto>>

<<Un rifugio per cani?>> chiedo perplesso, mentre posteggio davanti ad un edificio con un giardino pieno di cuccioli che si rincorrono allegri.
<<Ti piacciono gli animali?>>
<<Direi di sì>>
<<Perfetto>> esclama, uscendo dalla macchina.
La seguo, la vedo parlare con il proprietario del posto -non mi spiego come possa conoscere tanta gente- e infine ci incamminiamo verso uno stretto corridoio.
Ci sono delle gabbie con dei cani dentro. L'uomo ci raccomanda di stare attenti e torna all'entrata.
<<Non capisco. Che ci facciamo qui?>>
<<Lo sai quanto è rilassante coccolare un cucciolo? E poi, questi piccolini non hanno nessuno che passi del tempo con loro, a malapena qualche volontario che gli dedica attenzioni. Stiamo anche facendo una buona azione>>
<<Mi stupisci sempre>> ammetto.
<<La vita dovrebbe stupirti sempre>>
Non lo do a vedere, ma queste frasi con cui se ne esce lasciano un segno più profondo di quanto pensi.
Mi abbasso all'altezza delle gabbie e scruto i musetti tristi all'interno. I loro occhi mi fanno quasi paura. Sembrano... rassegnati. Mi si stringe il cuore. Alcuni sono così piccoli...
Mi soffermo su un batuffolo tutto nero, raggomitolato su se stesso. È un po' bruttino, e spelacchiato, non so perché non riesco a smettere di studiarlo.
Alex si accovaccia accanto a me.
<<È qui da cinque mesi ormai, nessuno lo prende con sé perché... be' non è proprio il massimo. È il mio preferito. Se potessi lo porterei via>>
<<Sei già stata qui?>>
<<Jason mi ci porta ogni tanto>>
Annuisco e allungo una mano con l'intenzione di accarezzarlo, poi però mi blocco.
<<Aspetta>>
Alex apre la gabbia e lo prende in braccio. Gli gratta le orecchie e me lo passa.
Mi riempie a malapena un braccio. È morbidissimo, e toccarlo mi rilassa davvero.
Gli sposto il pelo dagli occhi e incontro due iridi nere e assonnate.
<<Non ti sembra che stia meglio adesso?>> mormoro per non spaventarlo.
Il sorriso di Alex si spegne.
<<Si, ma appena lo rimetti dentro... piange così tanto che finisci per soffrire anche tu. Non abbaia, non fa alcun rumore... piange in silenzio. È peggio di tutto>>
Ancora una stretta all'altezza del petto. Non so se riuscirò a metterlo giù. Mi sto innamorando di un cane.
È così tenero, indifeso.
<<Non ti mette tristezza guardare così tanti cuccioli tristi e soli? Non è giusto, gli basterebbe soltanto un po' d'affetto per essere felici... molto meno che a noi>>
<<Perché molto meno che a noi? Non credi che all'uomo basterebbe l'amore per essere felice? Completo?>>
Non è che non lo credo... è che non l'ho mai provato.
E ora... e ora è come se mi stessi impedendo di provarlo.
La mia possibilità di sentirmi così... merda, è davanti ai miei occhi.
È davanti ai miei occhi da settimane ormai.
La voglio.
La voglio.
Voglio Alex.
E vorrei anche essere uno di quegli uomini capaci di allungare una mano e prendersi tutto ciò che desiderano.

Restiamo ad accarezzare quel cucciolo per un'altra ora.
Lasciarlo lì e voltargli le spalle -voltare le spalle a tutti loro- è straziante.
Tornerò. O torneremo.
Una volta in macchina non parto subito. Me ne resto a fissare il buio, ancora turbato dalla rivelazione di poco prima.
Finalmente ho lasciato che uscisse dalla mia testa e filtrasse nelle altre parti di me.
C'è Alex ovunque ora.
E il fatto che sia pure a pochi centimetri da me, nel sedile accanto, non fa che amplificare ogni sensazione.
Anche lei guarda assorta fuori dal finestrino, e capisco che è giù di morale per essersi allontanata da quel cane.
Le stringo la mano. Intreccio le dita alle sue e stringo.
Si volta e torna da me.
<<Sei dolce Gabriel>>
Le sorrido.
<<Tutti avrebbero bisogno della tua dolcezza>> aggiunge.
<<Anche tu?>>
Quella domanda la sorprende.
<<Importa?>> mi chiede amara. Come se fosse ovvio che non sarà destinata a lei. Che non sarò destinato a lei.
Era ovvio. Fino a qualche ora fa lo era sul serio. Ma ora...
<<Si che importa. A me importa. Mi importa di te, mi importa moltissimo, più di quanto abbia mai dato a vedere, più di quanto immagini, più di quanto dovrei... ma cazzo se importa Alex. In questo momento, sento che non ce niente che importi di più di ciò di cui tu hai bisogno>>
E poi mi sporgo verso di lei.
E catturo il suo viso fra le mani, catturo le sue labbra con le mie.
Mentre lei senza neanche sfiorarmi, si è già presa il mio cuore.

Per Te Sono ImportanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora