~Quarantaquattro~

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Gabriel

Alex, Alex, Alex.
Hanno preso Alex.
La mia piccola è di nuovo dentro.
Tutta sola, lontana da me.
Alex, Alex, Alex.
Ti prego torna, trova un modo e torna qui come fai sempre.
Soprattutto adesso, con tutto ciò che stiamo scoprendo. Fallo per te.
Per me.
La mia testa si blocca su questi pensieri, su questa cantilena, su questa preghiera.
<<Dovevamo aspettarcelo, era rimasta qui fuori già da troppi giorni, scapperà ancora Gabriel, è la sua specialità>> sento dire a Jason, nel tentativo di consolarmi. Ma avverto la nota preoccupata nella sua stessa voce e immagino che in fin dei conti, pure lui sta elaborando pensieri molto simili ai miei.
Non dovevano trovarla più, ora è troppo pericoloso, dovevamo proteggerla, tenerla al sicuro.
E non ci siamo riusciti.
<<Ehi. Se non esce lei, ce l'andiamo a riprendere con le nostre mani>> afferma determinato, stringendomi una spalla per richiamare la mia attenzione.
Annuisco poco convinto, e non perchè non lotterei pur di riaverla ma perché ormai stasera ho l'umore sotto terra.
Ho una paura del diavolo di cosa possa accadere da qui in poi, e non sono per nulla preparato.
Sul tavolo mancano ancora troppe carte, non ho certezze di vincere il gioco.
E ne ho disperatamente bisogno.
Di certezze. E di vincere.
<<Vuoi entrare un minuto?>>
Mi tira dentro senza darmi modo di rifiutare.
<<Riley?>> domando guardandomi intorno. Mi ricordo che è qui che sta in questi giorni.
<<È uscito>>
Accetto il bicchiere di liquore che mi porge Jason e mi siedo con lui.
<<Sai come l'hanno presa?>>
Alza le spalle e prima di rispondere butta giù mezzo bicchiere, nel pieno stile di un trentenne che passa le sue sere al bar.
<<Era andata al locale dove lavora ogni tanto per ritirare i soldi e chiedere un altro turno. Non è più tornata perciò suppongo l'abbiano trovata lì>>
Dannazione Alex.
Lei e la sua fissazione di mettere soldi da parte per il futuro.
La capisco, e le fa onore. Me la fa amare solo di più.
Però questo non era il momento di esporsi in questa maniera, specie considerato che adesso c'ero io. Mi sarei preso cura di lei, non c'era alcun bisogno di lavorare finché non avesse compiuto diciotto anni e fosse stata libera. Glielo avevo detto e ridetto.
<<Ha lasciato una cosa per te>>
Ah si?
Jason sparisce nella sua stanza e torna con una busta bianca, una busta da lettera. La rigiro fra le mani trovando il coraggio di aprirla.
<<Fallo quando sarai solo>> mi suggerisce.
<<Tanto sto andando via>>
Poso il bicchiere quasi intatto sul tavolo e mi alzo.
<<Come l'hai conosciuta?>> gli domando curioso.
Un sorriso nostalgico si apre sul suo viso.
<<Mi ha trovato lei. Me ne stavo per i fatti miei, seduto su un muretto, quando un tizio ha cominciato a infastidirmi. Voleva dei soldi ma io non ne avevo dietro, lui non ci credeva, mi strattonava, cercava di infilarmi le mani nelle tasche... poi è arrivata questa ragazzina, gli ha tirato un calcio fra le gambe e mi ha preso per mano cominciando a correre. Ci tendiamo la mano l'un l'altro da allora>>
<<Sono felice che ti abbia trovato>>
Davvero, questo ragazzo nonostante il suo aspetto dica tutto il contrario, è una brava persona. Uno di cui fidarsi, su cui fare affidamento.
<<Torno a casa>>
Arrivo alla porta quando mi chiama un'ultima volta per ricordarmi di stare accanto al mio migliore amico.
"Perché adesso ha bisogno di tutte le persone che gli vogliono bene. Quelle che gliene vogliono ancora"
Sono felice che anche Riley abbia trovato Jason.

Mi siedo sulla moto e riprendo subito la busta fra le mani. Ci sono due fogli dentro. Il primo sembra un bigliettino, il secondo una lista.
Leggo il biglietto.

Ti ho promesso che ti avrei
dedicato mezz'ora del mio tempo
ogni giorno. Almeno mezz'ora.
Voglio che continui a dedicare del tempo a te, alla vita -la vita
vera- e soprattutto, in qualche
modo, voglio restarti accanto.
E se non potrò esserci
fisicamente, ci sarò in tutte
le cose che ti faranno sorridere.

Con un nodo in gola passo al secondo foglio e leggo una lista di attività, alcune che abbiamo già fatto, altre nuove.
Andare in palestra.
Tornare dal nostro cucciolo.
Correre sulla spiaggia.
Partecipare ad un concerto.
Leggere un libro.
Guardare un film.
Ballare in mezzo alla gente.
E poi:
Ridi. Vivi. Ama.
Piccole cose. Un sacco di piccole cose di cui spesso dimenticavo l'esistenza.
Non ho molta voglia di farle senza di lei, ma non voglio deluderla.
Anch'io le ho fatto una promessa.
Promessa che comunque posso mantenere soltanto a metà.
Perché per vivere, amare e ridere come vuole Alex, ho bisogno di lei.

🌻🌻🌻

Vado in palestra e tiro pugni a quel sacco da boxe finché non avverto più sensibilità alle braccia, alle gambe, alle mani. Finché non avverto niente tranne lei.

Corro sulla spiaggia, la sera, dopo cena, quando i pensieri si fanno troppo intensi.
Vado a trovare quello che ormai considero il nostro cane.
Ma nulla di tutto questo me la fa sentire abbastanza, nulla è come averla accanto davvero.
Perciò in un pomeriggio disperato -appena il terzo- quel cucciolo me lo porto a casa. Non ho idea di dove trovare il tempo necessario da dedicargli, non ho idea se saprò prendermene cura. Intanto però faccio l'egoista e lo prendo lo stesso.
Lo tengo con me e sopprimo un po' di quella tristezza che sembrava essere impressa nei suoi occhietti profondi.
Quell'altro po' che rimane, mi piace pensare che la condivida con me per la mancanza di Alex.

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