~Quarantadue~

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Gabriel

Grazie a Dio l'ho passata liscia.
Stamattina ho rischiato davvero di vedermela brutta. Ma sembra che da quando Alex è diventata la mia priorità, il rischio sia la nuova costante della mia vita, perciò...
Prima mi abituo all'idea, meglio è.

Dovevo scoprire il passato di Raul. E quel passato era nascosto negli archivi dei computer della centrale.
Mi mancava la chiave per accedere.
Poi ho scoperto che Jason è un hacker.
Jason poteva essere quella chiave.
E io che mi preoccupavo della sua età per uno stupido piercing.
Sto collaborando con quello che per la legge è un criminale.
Però non ne ha affatto l'aspetto né il carattere, no, e come se non bastasse è la nuova cotta del mio migliore amico.
Quella parte di me che aveva smesso di sentirsi in colpa per aver instaurato un rapporto con Alex, torna a farsi sentire nei confronti di Jason.
Mi sforzo di sopprimerla.
E comunque poco dopo la mia testa si affolla di pensieri di tutt'altro tipo.
Raul spacciava droga.
Era un ragazzo di strada. Ha deciso di sopravvivere, e si è arrangiato. Si è unito ad una banda di trafficanti, l'hanno preso in un locale e l'hanno arrestato, è stato dentro un mese, poi gli è stata fatta un'offerta.
Se avesse collaborato con la polizia, l'avrebbero liberato. Del resto, lui era soltanto un corriere.
Meglio un pesce piccolo fuori e tutti gli altri dentro.
Ha incastrato il suo gruppo e si è riscattato. Ha accettato l'offerta di lavoro della polizia, e ha ricominciato a costruirsi una vita.
Capita molto spesso nel nostro mondo una cosa del genere.
La scusa di aver cominciato a spacciare perché non aveva scelta, gli sarà stata di grande aiuto.
Questa storia potrebbe voler dire tutto o niente.
O che il marcio ormai ce l'ha dentro.
O che sta tentando di ripagare il male che ha fatto salvando e aiutando la sua gente.
Io opto per la prima opzione.

🌻🌻🌻

Odio la sensazione di sapere di dover fare qualcosa, ma di essere allo stesso tempo consapevole del fatto che non c'è niente che possa fare. Non ancora.
Vorrei tenere Alex al sicuro eliminando chiunque voglia metterla in pericolo, ma finché non ci sono tutte le carte in tavola...
Mi sento impotente.
E così mi impegno per l'unica cosa che posso davvero concederle al momento: renderla felice.
Passo la maggior parte del mio tempo libero con lei, la porto a trovare quel cane a cui si è affezionata al rifugio di animali. Al mare, in moto.
Mi assicuro che rida, che stia bene, che si senta protetta.
E il suo sorriso mi dice che almeno in questo, non sto fallendo.

Stiamo rientrando da un bagno in mare. Stasera papà e Katlin restano nella nostra casa in centro, perciò la villetta è libera. Ho chiesto ad Alex di restare con me, e stavolta non ha dovuto neppure pensarci su.
Sembra che quantomeno stanotte potrò dormire sonni tranquilli, non dovrò chiedermi dov'è e se sta bene, perché sarà tra le mie braccia.
Ascolterò il suo respiro sul mio collo che mi assicurerà che è lì sul serio, e se ancora non dovessi crederci mi basterà aprire gli occhi e guardare il suo corpo ancorato al mio.
<<Gabriel? Mi presti una maglietta per dopo che avrò fatto la doccia?>>
<<Certo>>
Ne prendo una bianca dall'armadio e gliela passo prima che si chiuda in bagno. Due minuti e sento l'acqua scorrere.
Cosa darei per essere là dentro con lei.
Mi sento un bastardo ma non posso controllare il flusso dei miei pensieri, non questo. Non Alex sotto la doccia libera anche da quel costume che le copriva soltanto i punti essenziali, non l'immagine di me e lei senza vestiti che ci tocchiamo ovunque.
Stasera c'è una particolare atmosfera tra noi, come se quell'attrazione, quell'elettricità che emana la nostra pelle, si fosse intensificata a livelli altissimi. Fatico a reggerla, fatico a comportarmi da bravo ragazzo.
La desidero ma probabilmente è troppo presto per averla. Bel problema.
A ripensarci stanotte saranno tutt'altro che sonni tranquilli.
Credo che mi serva un po' d'aria fresca.
Mi allontano dal fruscio dell'acqua che scorre e mi rifugio sul portico, aspettando che finisca.
Quasi mezz'ora dopo torno a cercarla. Il bagno è libero e quando la chiamo e non la sento rispondermi, l'ansia comincia ad avvolgermi prepotente.
Apro le porte di tutte le stanze e finalmente la trovo nella mia camera da letto. Seduta sul bordo del materasso, con i capelli umidi, la maglietta che le risale sulle cosce, le braccia che stringono le gambe, i denti che mordono il labbro inferiore e un'espressione... imbarazzata?
<<Alex! Mi stavo preoccupando, che succede?>>
Scuote le spalle e continua a fissarmi da sotto le ciglia con quello sguardo timido.
<<Va tutto bene?>> insisto.
Annuisce, e poi indietreggia verso la testata del letto.
Non capisco.
Poggia un palmo sul lenzuolo accanto a lei e mi fa un cenno.
Inizio a capire. Cioè, lo spero.
La raggiungo. Si sfila la maglietta.
E quel reggiseno blu mare coordinato alle mutandine non è esattamente come il costume che le ho visto poco fa.
No, questo è molto più sexy, molto più trasparente.
Uscirò di testa, lo so.
<<Non ne so niente di tutto questo Gabriel, ma ho bisogno di te, non resisto più. È come se andassi a fuoco e tu fossi un secchio d'acqua. Avrei rimandato ancora, perché ho anche paura, ma... non so spiegarlo. Ti voglio più della paura che ho, più di ogni altra cosa. E tu sei qui, sei troppo vicino, spegni questo fuoco Gabriel. O potrei impazzire>>
È il mio cuore che è impazzito. Di felicità, senza dubbio di felicità, si.
Alex sta tremando, e mi guarda per metà timida e per metà come se temesse che possa respingerla.
Che cosa assurda.
<<Sei sicura? Perché lo sai che se sei sicura ti do tutto quello che vuoi>>
La mia confessione e la determinazione che ci metto, le fanno brillare gli occhi.
<<Sono sicura>>
<<Ok>>
Le accarezzo una guancia e le scosto i capelli all'indietro.
Mi piacerebbe sentirle pronunciare quelle parole esatte.
<<Fai l'amore con me?>>
Le pronuncia.
È tutto perfetto.
<<Tutto quello che vuoi>> ripeto. Poi mi alzo in piedi per togliere la canottiera e i pantaloncini.
Ho ancora l'acqua salata addosso, ma non importa. Cambierò le lenzuola.
Con il costume soltanto torno sul letto e mi stendo su di lei. Comincio ad accarezzarla e a baciarla piano.
So che non l'ha mai fatto, devo metterla a suo agio.
Alex invece mi sorprende. Si aggrappa a me baciandomi e toccandomi con tutta la passione che ha in corpo.
<<Non ti sento abbastanza>> mormora spingendosi contro di me.
Posso immaginare cosa intenda. Mi sollevo sulle ginocchia e allungo le mani dietro la sua schiena.
Sgancio il reggiseno e lo faccio scivolare lungo le braccia, poi l'ultimo pezzo, poi muoio e risorgo in paradiso.
Non sono sicuro che fissare la tua ragazza nuda sul letto di fronte a te sia educato. Ma ho perso il controllo delle mie azioni.
Quando inizia a rannicchiarsi su se stessa come per coprirsi, le blocco le gambe e la fermo.
<<Che fai?>> le domando come uno stupido.
<<Mi stai fissando troppo>>
<<Sei la cosa più bella che abbia mai visto, certo che ti fisso Alex. Credo che non ti permetterò neppure di rivestirti. Né di muoverti da qui. Perché sei così bella?>> ormai sto farneticando.
Lei mi strattona il costume e con gli occhi mi chiede di toglierlo.
La accontento, sperando di non scandalizzarla.
Insomma, non ha mai visto niente del genere.
Il costume finisce per terra.
Alex sembra non scandalizzarsi.
No, è lussuria quell'emozione che ha sul viso.
Mi ritira giù su di lei.
<<Adesso va bene?>> la stuzzico.
Ammicca e mi stringe le gambe sulla schiena.
<<Non ce la faccio più>>
<<Ok. Ma se ti faccio male devi dirmelo>>
Annuisce. Annuisco anch'io.
E poi finalmente succede. Quel momento in cui non puoi sentire una persona più vicina di così.
Quel momento in cui la stringi sia perché vuoi proteggerla, sia perché ti sembra di precipitare nel vuoto -in senso buono stavolta- e devi aggrapparti a qualcosa.
Quel momento che comunque vada, ti resterà dentro sempre.
All'inizio le fa male e me ne accorgo, nonostante lei non dica nulla. Mi fermo e mi faccio guidare dal suo respiro. Alex insiste perché riprenda e io faccio come dice.
Mi fermo ancora, ma stavolta perché mi rendo conto di una cosa.
<<Alex? C'è una cosa che devi sapere>>
<<Proprio adesso Gabriel?>> si lamenta impaziente.
Credo che ora si sia abituata a me e il dolore stia svanendo, lasciando posto ad altro.
<<Si, adesso. Devo dirtelo prima con le parole che con il corpo. Ti amo Alex. Ti amo tantissimo e mi dispiace per essermene accorto solo adesso, per non aver lottato con te mentre tu lo facevi per me. Tu sei tutto. E se prima vedevo altro, ora non vedo che te>>
La sento esplodere. In tutti i sensi.
La seguo poco dopo.
<<Ne è valsa la pena di lottare per te Gabriel. È stato un vero piacere>>
<<È un doppio senso, Alex?>>
Scoppia a ridere. Cosa non è la sua risata.
<<Si, ma non l'ho fatto apposta, giuro>>
Le do un pizzicotto. E continuo fino a farle il solletico, fino a che non ha le lacrime agli occhi.
Non ha più fiato, ma non le do tregua, non voglio che quel suono si spenga.

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