~Cinquantasette~

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Gabriel

A sera inoltrata arriviamo a San Francisco.
Io sono esausto, è un miracolo che non abbia perso sensibilità alle gambe e alle braccia.
<<Dobbiamo trovare un motel dove sostare, mi si chiudono gli occhi>> mormoro dopo il terzo sbadiglio, rompendo il silenzio.
<<Avresti dovuto ascoltarmi una delle quindici volte in cui ti ho proposto di fermarti almeno per qualche minuto>> mi fa notare Alex.
<<Va bene così, a quest'ora dovremmo trovare ancora aperto per poter prendere una camera. Preferisco dormire su un letto, nonostante il posto non sarà un granché. Scusa, ti offrirei di meglio se non fosse che nei motel fanno meno domande, e sarà più difficile lasciare tracce>>
<<Non mi importa dove stiamo, lo sai. Voglio soltanto che ti fermi e riposi un po', il tuo viso è un disastro. E hai all'incirca tre generazioni di occhiaie che ti scavano le guance>>
<<Gentile. Non ti piaccio più per caso?>> la stuzzico.
La sua risata ironica mi ricorda tanto quelle che mi regalava una volta. Quando mi convincevo di trovarle fastidiose sebbene qualsiasi tipo di risata provenisse da lei fosse tutt'altro che fastidiosa.
Con la coda dell'occhio la vedo slacciare la cintura e protendersi verso il mio orecchio. Mentre con la mano risale su per la mia coscia e la stringe.
<<Se non stessi guidando, mi assicurerei di non lasciarti alcun dubbio a tal proposito>> mormora.
Quelle parole corrono a scaldarmi il cuore oltre che il corpo.
È la prima cosa che dice da quando l'ho ritrovata, che appartiene alla solita Alex: quella che mi desidera e lo dimostra, che mi vuole e mi prende.
Le sue preoccupazioni e il suo respingermi l'hanno tenuta troppo lontana da me finora. A parte quel bacio.
Avido di quel leggero contatto -le sue labbra che mi sfiorano appena la pelle- inclino la testa verso di lei per averne ancora. Alex non si fa pregare e mi strofina il naso sulla guancia, scende sulla mandibola, sul collo, e infine mi lascia un bacio sulla spalla.
<<Non dici più nulla?>> mi provoca.
<<Continueremo quando avremo trovato un letto. O forse no, forse avremo di meglio da fare>> ammicco, e approfitto del semaforo rosso per voltarmi e permetterle di leggere tutto l'amore e la passione che mi vorticano in faccia.
Ci mette un attimo a capire le mie intenzioni, e a catturare come un riflesso quegli stessi sentimenti.
<<Tutto quello che vuoi>> risponde, utilizzando le parole che io le ho già detto tante volte.
Per una volta è bello sentirle, oltre che pronunciarle.

La camera non è niente male.
C'è un letto matrimoniale, un bagno, sufficiente spazio per muoversi ed è tutto abbastanza pulito.
Poso il borsone che mi sono portato da casa su una sedia, e finalmente mi lascio cadere sul materasso.
La schiena è a pezzi.
<<Ti prego dimmi che hai portato un cambio anche per me, li odio questi vestiti>>
Appoggio la testa su un gomito per poterla osservare: in piedi accanto alla porta, si toglie la giacca e la butta per terra. Quei vestiti le danno un'aura di serietà, di donna vissuta, che non le appartiene.
<<Prendi una delle mie magliette>>
Senza farselo ripetere due volte, fruga dentro al borsone e poi sparisce in bagno.
Mi sembra di aver abbassato le palpebre per a malapena cinque secondi quando torna.
La sento camminare, e con un balzo me la ritrovo a cavalcioni sulla pancia. Apro subito gli occhi.
Dio, quel sorrisetto mi fa venir voglia di incatenarla al letto e baciarla per tutta la notte.
Mi passa le mani sul petto e io poso le mie sulle sue cosce nude. La maglia bianca le è salita su e le copre appena la pancia.
Che bella che è.
Le tiro una ciocca di capelli lunghissima.
<<Mi sa che dovrei accorciarli un po'>>
<<Scordatelo!>>
Alla mia risposta arrogante inarca un sopracciglio e apre la bocca per dire qualcosa, ma io la batto sul tempo.
<<Sei tornata, Alex?>> le chiedo serio.
Solleva una spalla e si china per posarmi un bacio sulle labbra.
<<Quello che provo per te non è mai cambiato di una virgola. Mai. Il fatto che preferissi fuggire da sola, completamente sola, pur di proteggere te, dimostra alla perfezione quanto ti amo. E lo so che lo sai. Però te lo dirò lo stesso. L'intensità del mio respingerti e darti contro, era pari all'amore che provo per te>>
<<Certo che lo so, è per questo che non ti ho permesso di allontanarti da me>>
<<Stupido testardo>>
<<L'insulto non vale detto con quel tono. Ad ogni modo... sbaglio o in auto mi hai fatto una promessa?>>
<<Mmh pare che la stanchezza sia scomparsa>>
<<Scompare tutto davanti a te>>
Incredibile come l'atmosfera possa cambiare in un batter d'occhi.
<<Ti capisco sai? Adesso non vedo altro che te Gabriel>>
E dopo tante parole, chiudiamo la bocca per far parlare i nostri corpi già incastrati.
Alex si sfila quella maglia che avrebbe fatto prima a non mettere affatto, poi spoglia me con una lentezza che mi fa gemere di impazienza.
Cosa che invece fa sentire lei parecchio soddisfatta.
A togliere gli ultimi pezzi di stoffa che mi dividono dall'unirci, ci penso io.
Il suo sospiro di beatitudine si confonde col mio.
<<Quanto mi era mancato sentirti così...>> ansima, muovendosi addosso a me.
E mi ritrovo a pensare a come sia possibile che un'abitudine tanto semplice come fare l'amore, possa rendermi tanto felice.
Come una cosa così facile possa essere la più bella.
In momenti simili dovremmo sentirci tutti dei grandissimi idioti, con la fatica che facciamo a inseguire sogni assurdi nella vita.
Tutto quello che riesce a farci stare bene, spesso e volentieri, è talmente piccolo da riuscire a stare dentro le nostre braccia.

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