~Venti~

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Gabriel

<<Ti dispiace togliere la mano dalla coscia del mio ragazzo?>>
La voce di Alex suona tanto fredda e calma al tempo stesso, da farmi sobbalzare.
Neanche fossi davvero il suo ragazzo e mi avesse davvero scoperto con le mani di un'altra addosso.
Metto su una faccia colpevole e mi giro a guardarla.
Dio. Se ne sta lì con le braccia conserte, gli occhi che lanciano fulmini, quella specie di vestito che la fa più grande... sembra una primadonna.
Liz invece non pare condividere le mie impressioni, perché la squadra indifferente.
<<E questa bambina chi sarebbe?>>
Bambina? Non sembra affatto poi tanto piccola, specie stasera.
Credo che Liz sia più adulta di quanto pensassi, e questo spiegherebbe la sicurezza nei modi di fare e il fatto che spacci sostanze stupefacenti.
Alex non si fa intimidire comunque.
Si abbassa per ritrovarsi alla nostra stessa altezza, una leonessa che si prepara ad attaccare.
<<Togli la mano, o te la taglio>> scandisce.
Per evitare reazioni inaspettate, mi allontano io, e colgo l'occasione per far sparire la pillola in tasca.
<<Al tuo ragazzo non dispiaceva affatto quello che stavo facendo. Forse non è contento di ciò che ha>>
<<Be' finora è sempre tornato da me, gli piace farsi notare un po', nient'altro, vuoi essere l'ennesimo nome della sua lista di conquiste?>>
Dovrei fermare tutto questo, ma sono affascinato dal botta e risposta di Alex: è come se non avesse fatto altro nella vita.
È totalmente immersa nella parte.
Liz rinuncia per prima, mi guarda e prima di andarsene mi da dello stronzo.
Alex prende subito il suo posto sulla sabbia e mi fa l'occhiolino.
<<Era necessario farmi passare per uno che ci prova con tutte?>>
<<Ci tieni proprio alla faccia da bravo ragazzo eh? Quella parte era per divertirmi un po'. Sono stata brava?>>
<<Si, non so come ringraziarti. Mi hai salvato. Di nuovo>>
<<Sei in debito. Di nuovo>> ribatte. <<Mi spieghi che stava succedendo? E da quando fumi?>>
<<Dammi un attimo>>
Tiro fuori il telefono e avviso papà di venire a dare un'occhiata in giro perché potrebbe trovare prove interessanti.
Appena rialzo gli occhi la trovo completamente distesa, le gambe lunghe e le braccia dietro la testa.
Il tatuaggio in bella vista che richiama l'attenzione come un incidente sulla strada.
<<Viene voglia di toccarlo tanto sembra vero eh?>>
Annuisco, ancora rapito da quei centimetri di pelle blu.
<<Puoi farlo se vuoi>>
<<Ti sembra il caso?>>
<<Abbiamo avuto contatti più intimi di così Gabriel>>
Ha ragione.
E io muoio dalla voglia di toccarlo.
Le mie dita sfiorano le piume. È un tocco leggerissimo, eppure il suo fianco si riempie di piccoli brividi.
Tolgo la mano. Non è stato abbastanza.
<<E questo abito?>> dico per cambiare argomento.
<<Un regalo di Jason. I tuoi, piuttosto? Fighi i jeans strappati. E quella tipa ti stava sbavando sui muscoli delle braccia>>
Il suo sguardo scorre sul mio corpo mentre guarda i vestiti, ma è diverso da quello di Liz, è quasi timido.
<<Esagerata>>
<<Ah, sei uno di quelli>>
<<Quelli chi?>>
<<Lascia stare. Perciò adesso hai cambiato orario di lavoro?>>
Le racconto brevemente della serata.
Ancora una volta senza avere idea del perché stia dando spiegazioni a lei.
<<E ti hanno mandato da solo?>>
<<Non doveva essere nulla di pericoloso>>
<<Mmh>> commenta poco convinta. <<Che avresti fatto se non ci fossi stata io?>>
Si alza di colpo e riempie il mio campo visivo, impossibile sfuggire al suo sguardo.
<<Non ne ho idea. Per fortuna c'eri, no?>>
Sono serio, sul suo viso invece sboccia un sorriso lusingato e spontaneo.
<<Non avrei mai creduto di sentirti dire una cosa del genere>>
<<E io non avrei mai creduto di dire una cosa del genere a te>>
Quel sorriso sparisce con la stessa velocità con cui è comparso.
<<Perché? Che problema hai con me?>>
Volevo essere ironico, non sollevare un polverone.
<<Non ho alcun problema>> sospiro, tentando di chiuderla lì.
A quanto pare è molto suscettibile a riguardo.
<<No, non è vero. Tanto lo so, avanti, dillo. Anzi, ripetilo>>
<<Smettila Alex>> faccio per alzarmi ma mi afferra un braccio e finisco di nuovo giù.
<<La prima volta che ci siamo visti ti ho giudicato come uno di quelli buoni, perché non mi trattavi come una persona inferiore. Ora invece non fai che vedere una ragazzina che scappa dalle autorità, disegna sui muri per strada e si fa tatuare a sedici anni>>
<<Non è vero! Non è affatto questo che vedo di te. Sono settimane che ti copro Alex, se non mi fossi piaciuta non sarebbe andata così. Ma puoi biasimarmi se non mi fa certo piacere sentirmi ogni volta come se tradissi tutto quello per cui ho lottato per anni? Io lavoro per la giustizia, non è ironico che mi basta soltanto starti accanto perché io sia in errore?>>
<<Smettila! Smettila di ripetere quanto sia onorevole e buono quello che fai, e che io invece appartengo al mondo opposto!>>
<<Lo so che hai una concezione differente di come va la vita Alex, ma obbiettivamente ho ragione io! E non puoi farmi una colpa per voler difendere ciò in cui credo, per sottolineare che comunque puoi pensarla, il mio lavoro resta giusto! Io voglio salvare delle vite, voglio fare del bene, cosa c'è di sbagliato?>>
<<Ogni cazzo di volta che sottolinei quanto tu e tutto il tuo mondo siate giusti, sembra che di conseguenza io sia sbagliata!>> esplode, con le lacrime agli occhi.
Mio Dio. Non l'ho mai vista in questo modo. Ferita. Delusa. Incredula. Scossa.
Quand'è che ho acquisito il potere di farle male cosi?
Io non sono nessuno, non dovrei avere un simile ascendente su di lei.
Non riesco a risponderle -non ne ho il tempo- perché il suono delle sirene della polizia ci fa sobbalzare tutti, e una decina di uomini in divisa corrono verso la gente intorno al falò prima che si disperda.
Merda. Quando ho avvisato papà non pensavo a questo.
O l'avrei avvertita.
Vedo gli occhi di Alex spalancarsi impauriti e le sue gambe alzarsi dalla sabbia, ma non ha modo neanche di guardarsi intorno che due mani le bloccano le spalle.
È mio padre.
<<Ma guarda chi abbiamo trovato. Forza, è ora di tornare a casa Lexie>>
Le parla con un tono gentile, e avverto vagamente su di me una sua occhiata stranita.
Ma io non faccio che fissare Alex e la sua muta richiesta di aiutarla.
Di liberarla.
Non posso fare niente.
Davanti a tutti loro non posso fare niente.
Mentre viene portata via, vedo l'esatto istante in cui perde le speranze e capisce che non la aiuterò .
Lo sguardo le si vela di rassegnazione.
Verso di me.
Come se si fosse rassegnata ad accettare ciò che sono io.
Un ragazzo che non starà mai dalla sua parte.
E l'espressione di quegli occhi si fa strada dentro di me sottoforma di una fitta al petto.
Qualcosa da qualche parte inizia a farmi male.
Neanche lei dovrebbe avere questo potere su di me.

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