19: Diretti verso la battaglia

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Essendo in volo da un paio d'ore, Ivy si era ormai abituata alle correnti fredde, agli spostamenti d'aria che le facevano continuamente sobbalzare il cuore e lo stomaco. Faolan non guidava male: il problema erano le decine di vette aguzze che doveva evitare, talmente alte da intralciare i movimenti del trottavolo.

Per non parlare degli alberi! Era già capitato un paio di volte che si trovassero la piattaforma piena di foglie e rami spezzati.

Il tragitto era un susseguirsi irregolare di salite e discese, movimenti cauti e corse contro il tempo. Faolan era concentratissimo: gli occhi puntati dritti al paesaggio di fronte a sé, non aveva più spiccicato parola con nessuno di loro.

Erik era seduto nella fila davanti alla sua, e sembrava aver fatto amicizia con Lushen. I due ragazzi si stavano passando varie armi tra le mani, e Lushen spiegava ad Erik il funzionamento di un arco elfico con vivace entusiasmo.

Tecla, seduta di fianco ad Ivy, non sembrava una conversatrice spigliata quanto il suo fidanzato. Immersa nei suoi pensieri, si tormentava di tanto in tanto alcune ciocche dei capelli verdi.

Ma Ivy aveva deciso di non disturbarla. Per passare il tempo, aveva iniziato a disegnare su un taccuino che le aveva regalato Erik il giorno prima.

Voleva mettere su carta i paesaggi di quella terra che, a conti fatti, conosceva soltanto da pochi giorni. La casupola di Artalis, il castello di Nevis, i boschi di Istmil..le matite erano i perfetti strumenti per fissare quei suoi primi ricordi positivi, e disegnò quasi fino a consumarle.

D'altronde, se avesse continuato a guardare il paesaggio intorno a sé, sarebbe scesa per le traveggole. Per gli Alaronesi era normalissimo viaggiare via aerea, ma lei di certo non ci era abituata. Era già tanto se era salita su una nave, quando viveva in Irlanda!

-Come ci riesci?-

Ivy voltò la testa di scatto, sussultando a quell'interrogativo che era chiaramente rivolto a lei. Era stata Tecla a porgerglielo, con un lieve sussurro, e ora la stava guardando in attesa di risposta. I suoi occhi erano velati da una leggera patina lucida, le labbra nervosamente serrate.

-Come riesco a far cosa?- chiese Ivy, sinceramente confusa. Scrutò attentamente l'espressione della ragazza, cercando di capirne i pensieri inquieti.

-Ad andare avanti nonostante tutto. A sederti lì a disegnare tranquilla, pur avendo di fianco..- si indicò con un cenno della mano, abbassando poi lo sguardo –la persona che ha cercato di ucciderti. Come riesci a trattarmi con gentilezza? E a comportarti con Erik in maniera così spontanea, anche se tra poche ore affronteremo una battaglia?-

-Non sei stata tu a farmi del male, Tecla!- ribatté Ivy con decisione, sollevando entrambe le sopracciglia. –E' questa convinzione a farmi comportare a questo modo. E' stato Grevor, e..-

-Ti sbagli: non sono stata abbastanza forte da ribellarmi a lui.- Tecla strinse entrambi i pugni, e serrò gli occhi.

-Pensi di essere tu il problema? Non è così! E' solo che non possiamo essere forti in tutte le circostanze! Siamo pur sempre persone. A volte ci ritroviamo di fronte a situazioni troppo..-

Tecla tornò a guardarla, e corrugò appena il labbro inferiore in una smorfia. -Sì, può darsi, ma il senso di colpa..-

-Lo so.- asserì Ivy, vedendo che la sua interlocutrice faticava a proseguire. -E non lo dico per compatimento: lo so davvero.-

-Ci sei passata?- l'espressione di Tecla si ammorbidì appena, rivelando ulteriore dolore.

-Sì.- Ivy abbassò lo sguardo a propria volta, ma si morse subito il labbro, tornando a guardarla. Insomma, stava dando dei consigli, non poteva certo mettersi a piagnucolare a propria volta. -È uno schifo, lo so.-

-E lo senti ancora, a volte?-

-Sì, a volte sì.- Ivy lanciò uno sguardo distratto a Erik e Lushen. I due erano passati a un gioco di carte, ed erano talmente presi dalle loro chiacchiere allegre per badare ai loro sussurri malinconici.

-E quindi.. come riesci ancora ad essere naturale con Erik, nonostante i cattivi pensieri?- Tecla sembrava sinceramente in apprensione, e di certo non le fu facile confessare, pochi istanti dopo, i suoi veri pensieri. -Ho paura che tutto il dolore che mi porto dietro adesso, unito alla rabbia, mi impedisca di amare Lushen come facevo prima. Ho paura che mi impedisca di dargli le dovute attenzioni, e..-

Ivy sussultò appena, per poi allungare le braccia verso la ragazza e stringerla in un istintivo abbraccio, dandole una rassicurante pacca sulla spalla. La conosceva soltanto da poche ore, ma era sinceramente dispiaciuta di saperla in quelle condizioni: aveva passato il suo stesso dolore, e non lo avrebbe certo augurato a un'altra persona.

-Sono sicura che Lushen saprà capire.- le assicurò Ivy. Tecla la strinse per un istante, abbandonando poi quella presa e accennando un sorriso.

-Non sei tu a essere strana: è che quando si ha sofferto, i sentimenti positivi non tornano automaticamente. C'è bisogno di tempo.- aggiunse Ivy, annuendo leggermente. -Ma comunque.. tu ti fidi di Lushen, giusto?-

-Certo.- il sorriso di Tecla si ampliò ulteriormente. -Lo conosco da una vita. Ne abbiamo passate di tutti i colori, ma lui è ancora qui. Significherà pur qualcosa, in fondo.-

-Esatto.- asserì Ivy. –Io..non so molto di queste cose, Tecla, ma ti direi di tenerlo stretto e non essere troppo cattiva con te stessa.-

-Tu e Erik vi aiutate a vicenda?- chiese Tecla a bassa voce, indicando il ragazzo con un cenno del capo.

-Io..credo di sì. Spesso mi fa dimenticare cosa sia il dolore, quando passiamo del tempo insieme.-

Erik voltò la testa di scatto, e Ivy e Tecla sussultarono. Fino a un istante prima stava parlando con Lushen, e quasi non avevano badato a lui, dando per scontato che fosse troppo impegnato per seguire le loro conversazioni.

In quell'istante, pensò Ivy, non erano i lineamenti regolari a renderlo bello, ma la luce di felice sorpresa che brillava nei suoi occhi. La sua espressione era talmente vivida e sincera che quasi ne fu commossa.

-Sappi che anche per me è lo stesso, pettegolona.- sussurrò Erik, le labbra sollevate in un mezzo sorriso.

-Ehi! Stavi origliando?-

Erik rise,scuotendo il capo. -Mai fidarsi delle orecchie di un elfo. Beh, nel mio caso di un finto elfo, comun..-

Erik non finì mai quella frase. E di certo, nessuno di loro ebbe tempo di replicare qualcosa: tutto ciò che uscì dalle labbra di tutti fu un grido di puro terrore alla vista che gli si parò di fronte.

-METTETEVI TUTTI GIU'!- urlò Faolan, prima di abbassarsi a propria volta, un istante prima che una tempesta d'acqua e grandine travolgesse il loro veicolo, facendolo sbandare ovunque, sugli alberi e sulle rocce, mentre l'occhio del ciclone attirava ogni cosa a sé, come una sorta di perfida calamita.

Da dove arrivava quell'uragano? Era sbucato fuori all'improvviso, Ivy ne era certa! Fino a un momento prima, era stato soltanto il vento a disturbare il loro viaggio.

In ogni caso, di certo non ebbe tempo per pensarci. Chiuse gli occhi, mentre dalle mani il suo potere fluiva come impazzito, e il freddo e l'acqua le vorticavano intorno senza alcuna pietà.

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SILVER SOUL 2 (Fire Flakes)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora