50: Il processo

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La visione di Darfel svanì come era iniziata, nel giro di pochi secondi. Apparentemente c'era comunque troppa confusione nella stanza per fare caso a lui: quando la figura di Felicity scomparve, tutti gli occhi erano ancora puntati su Alaron e Iskender,e nessuno si era accorto del suo malessere improvviso, di come la sua mente, improvvisamente, si fosse distaccata dalla realtà. Probabilmente, Darfel dall'esterno non aveva manifestato niente di così strano: la visione era esistita soltanto dentro alla sua testa, di nuovo.
Era scivolato a terra e non era riuscito a muoversi, mentre la figura misteriosa di Felicity gli era comparsa di fronte e aveva iniziato a parlargli. E lui, cadendo, quasi scomparso in mezzo alla folla, mischiandosi ai feriti e a chi cercava di guardare Alaron e Iskender più da vicino. Artalis si era bloccata di colpo in mezzo alla sala, mentre Akùr aveva sgranato gli occhi, senza trattenere un'espressione terrorizzata. Forse temeva che Alaron volesse punirlo per aver complottato contro di lui. In fondo, allearsi con Grevor aveva comportato sfidare le tradizioni e i valori centenari dell'isola, tutto ciò che Alaron aveva creato e difeso anni e anni prima.

Soltanto Faolan era concentrato su Darfel e continuava a fissarlo con aria angosciata, ignorando tutto il resto, quasi ci fossero soltanto loro due nella stanza, e le persone intorno a loro fossero tratteggiate con contorni leggeri, quasi invisibili.Si parò di fronte a Grevor mentre gli strattonava un braccio, cercando di tenerlo lontano da lui.

-Darfel, stai lontano da Grevor!- gli disse Faolan, apprensivo, nonostante il conte fosse ben legato da due manette. Anche Ayslin e Haol, che lo affiancavano, lo guardarono confusi, ma il cavaliere sembrava irremovibile e terrorizzato, mentre serrava la mascella e gli faceva cenno di spostarsi.

Darfel fece per rispondergli qualcosa, ma fu distratto da Alaron, che avanzò tra la folla incredula e sorrise nel modo più rassicurante che gli riuscì. Indietreggiò giusto perché glielo aveva chiesto Faolan, nonostante stesse facendo fatica a comprendere la situazione.

-Non spaventatevi, vi prego. Sono qui per aiutarvi, miei amati cittadini.-

Alaron si fermò al centro della stanza,nel punto in cui la luce che entrava dalle finestre confluiva in un unico bagliore, guardandosi intorno. Non era servito che chiedesse alla gente di spostarsi: la folla si era fatta da parte con una muta incredulità e rispetto, non appena aveva iniziato ad avanzare dove tutti potessero guardarlo. Alaron aveva proseguito con passo sicuro, aggiustandosi il mantello dietro alle spalle. Sembrava un po' spento, rispetto a come era raffigurato nelle statue: aveva lo sguardo un po' più malinconico, il portamento meno fiero e il sorriso più triste. Era un eroe che aveva combattuto tanto tempo prima, un eroe che ormai aveva sopportato troppe perdite e troppe battaglie, ed era stanco. Ma intorno a lui, sembrava comunque attirare un lume di ammirazione e affetto: forse non era più stato forte come una volta per tanto tempo, ma in quel momento era lì per loro e non si stava tirando indietro. E a quel modo sembrava ancora più ammirevole di prima.

-Sono esattamente chi pensate che io sia. So che vi sembra strano, è passato tanto tempo. Ma sapete, gli Incantatori vivono a lungo, e le loro anime riescono a restare sospese tra il mondo dei vivi e dei morti più facilmente. E' questo il privilegio delle Anime d'Argento.-

Alaron parlò con voce calma, resosi conto di aver scatenato il panico generale nell'atrio del castello, non appena vi aveva messo piede. Il suo arrivo aveva decisamente sconvolto troppe persone: i membri del consiglio lo guardavano a metà tra lo spiazzato e l'euforico, mentre i feriti e i rifugiati confabulavano tra loro, urlando il suo nome e lanciandogli occhiate incredule.

Darfel, invece, non era tanto turbato dal suo arrivo: non aveva mai visto Alaron prima di quel momento, certo, ma aveva già scoperto che era vivo e disposto ad aiutarli, dunque si era preparato all'idea di vederlo in carne ed ossa, giovane e vivo esattamente come lui.
Faceva comunque un certo effetto trovarselo a pochi metri di distanza, doveva ammetterlo: sembrava di guardare un dipinto che prendeva vita, o una celebrità. A pensare di parlargli provò una certa soggezione: cosa si diceva a una persona del genere? Come tutti gli abitanti dell'isola, Darfel lo giudicava un eroe immortale, verso il quale provava una gratitudine indescrivibile. Senza di lui probabilmente non sarebbe neppure esistito, come non sarebbe esistita la terra su cui posava i piedi. Avrebbe mai trovato le parole per ringraziare lui e Iskender, l'altro incantatore leggendario che si era presentato? Iskender era una figura altrettanto amata ed ammirata, ma in quel momento giudicava meno scalpore: gli isolani lo conoscevano già, e, anche se di rado, riuscivano a parlarci, quando avevano bisogno di lui, compiendo la grande impresa di scalare il monte dove abitava.

SILVER SOUL 2 (Fire Flakes)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora