17: La partenza

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Contea di Istmil - accampamento

Ivy si destò con il sorgere del sole, stropicciandosi gli occhi stanchi. Era ancora stretta tra le braccia di Erik, distesa sopra alle coperte: era bastata la pesante camicia da notte a scaldarla a sufficienza.
Spostò rapidamente lo sguardo sul viso del ragazzo: era già sveglio, e i suoi occhi erano puntati dritti alla finestra. Dall'inclinazione delle sue sopracciglia e dalla piega corrucciata delle labbra, Ivy intuì che fosse impegnato in tristi riflessioni.
Non poté fare a meno di preoccuparsi a quella vista. Come poteva biasimarlo? Aveva mille motivi per cui essere in apprensione, anche se tendeva spesso a nascondere le sue emozioni sotto a uno strato di ottimismo. Ivy aveva appreso facilmente una cosa: Erik odiava mostrarsi triste, e ancora di più, odiava rattristare gli altri con le sue paure.
Eppure, per lei era naturale preoccuparsi. Anche se non lo esprimeva ad alta voce, pensare che Erik stesse soffrendo per via dei diversi elementi che dimoravano nel suo corpo l'aveva rattristava incredibilmente. Sapeva che lui era abbastanza forte da poter lottare contro il dolore, ma, per lo meno, non voleva che si sentisse solo.

Avrebbe voluto osservarlo ancora per qualche istante, mentre i primi raggi di sole giocavano con le ciocche azzurre dei suoi capelli e con le sue iridi chiare, ma involontariamente si mosse quel tanto che bastava per attirare la sua attenzione.

Erik voltò appena il capo verso di lei, e la sua espressione mutò rapidamente: il dolore sembrò dileguarsi dal suo volto, lasciando spazio a un ampio sorriso.

-Va tutto bene? Sei riuscita a dormire?-

Ivy annuì, ancora stupita di essere riuscita ad addormentarsi abbracciata all'amico con tanta serenità. Era vero che quelle braccia erano riuscite a infonderle sicurezza, allontanandola dal mondo degli incubi che ormai faceva da scenario a tutte le sue notti, ma di certo, non le suscitavano indifferenza. Anche in quel momento, così vicina a lui, il viso a un palmo dal proprio,sentiva il proprio cuore agitarsi inquieto nel petto, come impazzito.

Allungò una mano sulla sua guancia, pizzicandola con aria divertita. - Abbastanza bene. Tu, piuttosto? Ho appreso con grande incredulità che mentre dormi non russi e non dai calci.-

-Ehi!- Erik fece una smorfia indispettita, ignorando la sua domanda e rubandole a propria volta un pizzicotto sul braccio esile. -Ho sedici anni, mica novantacinque! Tu, invece, russi come dieci treni a vapore.- Aggiunse, sfoggiando un sorriso beffardo.

Ivy sollevò entrambe le sopracciglia. -..davvero?-

Erik rise, scuotendo il capo e mettendosi a sedere. -No! Vado a mettermi dei vestiti, torno subito.-

Ivy annuì e si alzò in piedi e prendendo gli abiti nuovi. Quando Erik tornò, gli chiese: -Andiamo adesso a prendere le armature?-

-Sì, forse è meglio: Faolan ha detto che partivamo verso le cinque di mattina, ormai ci siamo quasi.-

Proprio mentre stavano tornando dall'armeria con tutti gli strumenti adatti, i due ragazzi incrociarono Faolan, Lushen e Tecla sulla strada.

-Ah, già pronti?- esordì il cavaliere, avvicinandosi a loro, e rivolgendogli un rapido cenno di saluto con una mano. -Bene. Allora partiamo subito.-

-Come ci muoveremo?- chiese Ivy, incuriosita. Sperava vivamente non sul terratreno: c'era talmente tanta gente, là, e ora che era ricercata, non le sembrava una grande idea mescolarsi alla folla. Avrebbe messo in pericolo sé stessa e tutti gli altri.

-Con il trottavolo privato di Faolan.- rispose Lushen. -E' qui a due passi. Prenderemo una strada alternativa studiata da Faolan nelle sue spedizioni.-

-Ah, quell'aggeggio con cui mi avevi rapito?- le labbra di Erik si incresparono in una buffa smorfia.

- Prelevato.- lo corresse Faolan, con un'occhiataccia. - Prelevato. E comunque, partiamo, allora. Dobbiamo sfruttare il tempo a dovere.- aggiunse, avviandosi a passo spedito verso la foresta.

Ivy seguì il gruppo senza porre ulteriori questioni. Tecla camminava di fianco a lei, lo sguardo dritto e il portamento composto.
Ivy non aveva ancora avuto molte occasioni di parlarle, ma non era sicura che la ragazza morisse dalla voglia di farlo. Aveva gli occhi tristi e distanti, come se fosse stata avvolta in una coltre di ricordi. Ivy si chiese se avesse avuto anche lei, quell'espressione, durante i primi periodi in cui il passato sembrava schiacciarla continuamente. Probabilmente sì.

-Eccoci qui.- annunciò Faolan, fermandosi di fronte a una piattaforma circolare di legno contenente sei sedili, circondati da una corolla di spuntoni aguzzi e trasparenti. Ivy si sedette di fianco a Tecla, mentre Faolan, al posto di guida, tirava con forza una leva.

Il trottavolo si azionò. Nonostante l'angoscia della fuga a spaventarla, Ivy era elettrizzata: non aveva chiesto ancora informazioni su quel mezzo, ma aveva intuito che fosse una delle ennesime stranezze dell'isola, e non vedeva l'ora di scoprire come funzionasse.

Gli spuntoni iniziarono a vorticare velocissimi, producendo uno spostamento d'aria così forte che la piattaforma di legno iniziò a sollevarsi in aria. Ivy tenne gli occhi spalancati, mentre un gran sorriso le increspò istintivamente le labbra. Il trottavolo si sollevò di scatto, mentre tutti si lasciavano sfuggire un sussulto di sorpresa.

Poco dopo quell'impeto di entusiasmo iniziale, Ivy avvertì una leggera nostalgia. Quel viaggio in aria le ricordò il volo tra le nuvole insieme ad Haol e Ayslin. Si chiese dove fossero in quel momento. Non aveva più ricevuto loro notizie, e si augurava che stessero bene, così come Artalis e la sua famiglia.

I suoi pensieri, tuttavia, furono interrotti dalla voce di Faolan, che annunciò: -Vi ho preparato il pranzo al sacco, prendetelo nella mia borsa quando ne avrete bisogno. E' necessario che siate in forma, quando arriveremo al castello di Grevor.-

-Che cuore d'oro. Ormai si comporta come il nostro vecchio e saggio padre.- Disse Lushen,e si lasciò poi sfuggire una risata, che presto contagiò al resto del gruppo.

-Aspetta a dirlo.- replicò Faolan, indispettito. Dato che l'uomo era girato di schiena, la sua espressione non era visibile, ma, Ivy ci avrebbe scommesso, molto probabilmente si era lasciato sfuggire un sorriso, persino lui. -Magari voglio fare l'-assassino, chi ti dice che non ho avvelenati tutto?-

Risero tutti di nuovo, e Ivy si sedette più comodamente sulla poltrona, guardando il paesaggio che si rimpiccioliva sotto di sé.

Presto sarebbero stati in balia del caos, con l'acqua alla gola e neanche un minuto per ridere. Avrebbe custodito gelosamente quei brevi attimi di pace.

SILVER SOUL 2 (Fire Flakes)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora