32: Nonostante tutto

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Ayslin aveva bussato alla porta della casa di Artalis, trovando il cancelletto aperto e il giardino vuoto.

Pochi istanti dopo, due bambini corsero verso di lei, sbucando da un albero e aggrappandosi alla sua gamba.

-Hai visto Akùr?- strillò il più piccolo a pieni polmoni, lasciando Ayslin sbigottita, che si affrettò a scuotere a testa. La bambina corse da Haol, piangendo arrabbiata.

-Nostro fratello è scappato!-

Ayslin si chinò a terra, prendendo Kam, il figlio minore di Artalis, tra le proprie braccia. -Che stai dicendo, pulcino?-

-E' da tre giorni che Akùr è sparito senza dirci niente! Mamma è spaventata- protestò Ellyma, l'altra bambina.

Oltre ad Ayslin, Haol e Ivy, nessuno sapeva chi fosse Akùr, e la confusione era ben visibile nei loro sguardi.

-E' un vostro amico?- domandò Erik dopo qualche istante, rivolto ai due cloryn. Haol annuì, un'ombra cupa calata sul volto.

-Sì,più o meno. Nell'ultimo periodo abbiamo litigato spesso, però. Lui sapeva della missione..ed era amico di Shalenya. All'inizio sembrava volerci seguire, aiutare, ma poi ha cambiato idea. Ma non sappiamo dov'è finito: ci avevano rapit..- lanciò un'occhiata ai bambini, e si corresse rapidamente. -Cioè, eravamo andati a fare un giro.-

-E dov'eravate?!- Kam si mise a tempestare Haol e Ayslin di domande vivaci, che i due ragazzi cercarono di evitare in tutti i modi, sperando che qualcuno si affrettasse ad aprire quella maledetta porta.

-Ah, ho capito!- Erik, nel frattempo, si rivolse ad Ivy, la cui espressione tradiva un forte nervosismo. -E' quello che ti ha trovato per primo sull'isola e ti ha portato da Artalis, e..-

-Proprio lui, sì!- Ivy si affrettò ad annuire, sbuffando. La sua voce tremava di preoccupazione. -Era amico di Shalenya: non vorrei si fosse alleato con Grevor anche lui. Che nervi. E' uno stupido, e io sono strata ancora più scema a raccontargli tutto. Ora potrebbe avere informazioni pericolose su di noi e sul piano, che ha consegnato ai nostri nemici.-

-Ivy. Ora stammi a sentire.- Erik non amava di certo rimproverare l'amica, o imporsi sulle sue idee e pensieri: spesso le loro idee convergevano e non c'era bisogno di contestarsi a vicenda, ma quando erano in disaccordo qualcosa, gli piaceva che entrambi fossero liberi di pensare ognuno con la propria testa, senza doversi sentire a disagio. Ma quando era troppo era troppo. -Devi smetterla.-

Era troppo stare a guardare Ivy che, ogni minuto di più, si addossava le colpe di tutto, cercava di nascondere le preoccupazioni e si comportava come se ogni cosa storta di quel pianeta fosse accaduta a causa delle sue disattenzioni.

I suoi ricordi di Brian presero ad affollargli la mente, facendosi più definiti del solito. Non era la prima volta che si sentiva a quel modo, e lui non se ne sarebbe stato con le mani in mano.

-Di fare cosa, precisamente?- chiese Ivy, guardandolo negli occhi con sorpresa mista ad irritazione.

-Sentite, comunque, mia mamma sta lavorando al ristorante- disse Ellyma, prima ancora che Brian potesse rispondere. -Potete aspettarla qui per dieci minuti, o fare una passeggiata, intanto..!-

Erik ringraziò mentalmente la bambina, che involontariamente gli aveva dato più tempo di parlare con l'amica. -Di..senti, possiamo andare a fare un giro, Ivy?-

Ivy sussultò.

-Solo noi.- specificò Erik, a bassa voce.

-Certo.- replicò Ivy, un po' sorpresa. Diede un leggero colpo sulla spalla di Ayslin, sussurrandole piano. -Torniamo subito.-

A Erik non sfuggì il sorrisetto furbo con cui Ayslin replicò, e le rivolse una smorfia indispettita al suo "Mi raccomando, piccioncini, non perdetevi!"

Erik avanzò con passo spedito nel bosco, Ivy che camminava al suo fianco. Per un istante, quasi gli sembrò di essere tornato nei boschi irlandesi, con Ivy che faceva la giardiniera e le sue mani piene di libri, che allora gli erano sembrati soltanto dei bei racconti.

Il suo cuore si strinse, non per la nostalgia, quanto più per una consapevolezza che ora gli sembrava più viva e reale che mai: erano ancora insieme. Nonostante tutto.

Ivy cercò la sua mano, come lui aveva fatto soltanto poche ore prima. Difficile descrivere come quel gesto, all'apparenza così semplice, riuscisse a riscuoterlo così profondamente, come acuendogli ogni senso, come se ogni fibra del corpo si contorcesse piacevolmente soltanto grazie al breve contatto delle loro dita. Era una sensazione persino più forte del dolore che il suo corpo solitamente provava, sembrava lenirlo come un balsamo.

-Cosa volevi dirmi, allora?- Ivy interruppe quel breve silenzio, fermandosi per un istante. Il mare poco distante, la cui linea si intravedeva già all'orizzonte, sciabordava in una ritmica e rilassante melodia; il vento sollevava e scompigliava le ciocche già intricate della ragazza, esponendo il suo viso alla luce del sole.

-Credi che non me ne accorga?- la voce di Erik uscìmeno dura di quanto avrebbe dovuto essere nelle sue iniziali intenzioni. -Te ne stai assorta, a guardarci tutti con le lacrime agli occhi. Ti preoccupi per me, continui a scusarti, continui a darti colpa di tutto quello che sta succedendo, provi ad accollarti tutte le responsabilità..-

Ivy sgranò gli occhi, balbettando rapidamente qualcosa, colta alla sprovvista, come se non si fosse aspettata che qualcuno riuscisse a intravedere dettagli di quel tipo, i pensieri che la sua mente dolorante cercava di nascondere. -Come puoi affermare con tanta sicurezza che io mi sento così?-

-Ti conosco, Ivy.- Erik mantenne con decisione il proprio sguardo intrecciato al suo. -E ti ho conosciuta a lungo. Ricordo che ti sentivi in colpa persino quando avevi ucciso quello stronzo contadino che ti sfruttava, e che eri incredula quando io ti ho detto che non era stata colpa tua.-

Le restanti parole sembrarono fluire come un fiume dalle sue labbra, non riuscendo ad arrestarsi. Erik si chiese come aveva potuto trattenerle fino a quel momento, quasi senza rendersi conto che dimorassero da tanto dentro la sua testa.

-E anche se non me lo ricordassi, lo avrei già capito di nuovo. Tu sei buona. E io non voglio che tu ti senta così, soprattutto per me. Devi promettermi che non ti sentirai mai in colpa se mi succederà qualcosa. Ivy, ho visto com'eri..prima, quando sulla nuvola ti ho detto che dovevi fidarti di me e lasciarmi andare. Non devi mai, mai, mai, pensare che le cose brutte succedano a causa tua. Tu sei ciò che sta rendendo molto più sopportabile questa situazione per me, non un qualcuno che potrebbe dire "ah, ecco, non sto facendo abbastanza per salvarlo". Tu mi stai salvando continuiamente. Io non so dove sarei, in che stato sarei, se tu non fossi qui con me a sopportare tutto. Mi stai aiutando a capire me stesso, a capire che cosa fare.-

Ivy era così incredula da non riuscire a parlare, per qualche istante. Gli occhi chiari colmi di lacrime di commozione, si strinse per un istante tra le braccia di Erik, chiudendo poi le palpebre, come se finalmente potesse sentirsi al sicuro, affidandosi a lui. 

Tornò a sollevare lo sguardo su di lui, e benché le sue labbra tremassero, riuscì lo stesso ad affermare. -Scusami, Erik. Non è che io non mi fidi di te: mi fido di te e delle tue capacità. Ma allo stesso tempo, ho paura per te, e non voglio perderti di nuovo. E' per questo che sto reagendo in questo modo. Tu..sei troppo importante per me. Mi spiace, se ti sono sembrata invadente. Ma ti ho perso già una volta, e non voglio che succeda ancora. Sono stanca di perdere le persone a cui tengo.-

-Invadente?- ripetè Erik, sorpreso, e leggendo il senso di colpevolezza che comparve negli occhi di Ivy, posò con delicatezza una mano sulla sua guancia, in un tocco rassicurante. Fu probabilmente la gioiosa incredulità a farlo replicare, senza pensarci due volte: -Non lo sei affatto, credimi. Sono felice che tu tenga così tanto a me, anchje se spesso credo di non meritarlo.-

-Beh- Ivy non si trattenne dal sorridere leggermente, mentre appoggiava istintrivament eil viso contro alla sua mano. -Questo, forse , è l'unico difetto che hai sempre avuto: pensi sempre di non meritare niente. E ti sbagli ogni volta.-

SILVER SOUL 2 (Fire Flakes)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora