60: La signora dell'Oceano

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Alaron gli prese le mani. I suoi palmi erano bollenti, come se nelle sue vene scorresse un fuoco vivo e ardente. Erik sussultò leggermente, quando vide anche apparire delle scintille tra le loro dita.

-Va tutto bene, non preoccuparti.- gli disse il padre, prima di chiudere gli occhi e scandire a bassa voce una serie di parole, con una melodia calma, quasi stesse cantando un'antica ballata.

-Sono passati sedici primavere da quel giorno, e ora, Erik Lebrow, mio figlio perduto, riceverai il ricordo che mi è stato a lungo strappato..riapri gli occhi soltanto tra cinque...quattro..tre..due..un secondo!-

Erik aprì gli occhi di scatto. Alaron abbandonò quella stretta e sollevò entrambe le mani, creando di fronte a lui una serie di immagini, lo scenario di una spiaggia e la figura di una donna, che si faceva sempre più vicina e definita.

Il suo volto aveva qualcosa di familiare, che fece sussultare il cuore di Erik. Prima ancora che Alaron parlasse, aveva capito benissimo chi fosse: aveva i suoi stessi capelli, di un blu che ricordava l'oceano sfiorato dal sole di mezzogiorno. Lo sguardo vivace era quello di una giovane speranzosa, con una determinazione che non si era mai accorto di possedere lui stesso prima di vederla specchiata in quel volto che fino a quel momento aveva soltanto provato a immaginare.

-Lei è Theralin, tua madre. Allunga la mano verso la scena, potrai ascoltare i suoi pensieri , le sue sensazione. Tutto comparirà direttamente nella tua mente: ora sei collegato al passato.- gli disse Alaron

Erik obbedì: allungò il braccio verso quella direzione e mantenne lo sguardo attento, lasciandosi catturare dall'atmosfera che presto lo coinvolse pienamente, risucchiandolo in un tunnel di sensazioni fresche e vivide, così vivide da far male.

Terre di Alaron - Sedici anni e mezzo prima

Era un'alba più rossa del fuoco: i primi raggi di sole incendiavano il cielo e rischiaravano la sabbia fresca, morbida sotto ai piedi di Theralin. La sirena avanzava lentamente sulla spiaggia, con passo incerto: le gambe che si ritrovava a dover utilizzare fuori dall'acqua non avevano nulla a che vedere con quelle degli umani, fragili e sottili com'erano. Ma aveva imparato da tempo a farsele bastare, senza limitare per questo le sue esplorazioni.

Quella mattina Alaron non era con lei: avevano un bel da fare, soprattutto da quando erano riusciti a restituire una forma consistente ai loro corpi, e spesso erano impegnati in compiti a distanza.

Dopo centinaia di migliaia di anni vissuti come due spiriti passeggeri e invisibili, così che potessero custodire insieme la pace dell'isola, Alaron e Theralin erano riusciti a concedersi una vita normale. Alaron aveva lavorato tanto ai suoi incantesimi e costruito una barriera protettiva, e Theralin aggiustato lo zaffiro in fondo all'oceano. Ora, finalmente, potevano permettersi di conservare forze anche per loro stessi, non soltanto continuando a donarle all'ambiente esterno.

Gli attacchi degli Incantatori erano ormai scomparsi da secoli. Evan non c'era più, e con lui gli altri alieni erano scomparsi.

Theralin e Alaron avevano deciso, almeno per i primi tempi, di nascondersi sotto falso nome e vivere come due normalissimi isolani. Avevano bisogno di tempo, di sicurezza, di tornare ad apprezzare la gioia della vita quotidiana e delle chiacchiere con le altre persone, prima di dire al popolo che non solo erano tornati, ma non se n'erano mai andati, che avrebbero continuato a proteggere quella terra.

E poi era arrivato Erik, la manifestazione viva e tangibile di quel nuovo inizio. Theralin lo amava più dell'oceano stesso, quel piccolo fagottino che ora cullava tra le braccia.

SILVER SOUL 2 (Fire Flakes)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora