SILVER SOUL 2 (Fire Flakes)

57: Il Risveglio

Nonostante tutte le rassicurazioni di Faolan, e nonostante ciò che aveva osservato con i suoi stessi occhi, Blez non aveva quasi più sperato di vedere Oflodor risvegliarsi.

Dal momento in cui Grevor lo aveva pugnalato di fronte a lei nelle carceri, con la lama coperta dal siero di Zeliha, la contessa aveva compiuto ogni azione con uno sforzo immenso, trascinandosi in quella battaglia a fatica, mantenendo la lucidità con una sensazione di panico costante. Grevor poteva resuscitare il suo fidanzato, ne era ben cosciente, per quanto strano potesse suonare . Ma il prezzo da pagare per la sua salvezza era stato decisamente alto, e ancora più difficile era stato arrivare al punto in cui poteva riavere Oflodor indietro senza nuocere al resto dell'isola e ai suoi amici.

Non riusciva quasi a credere, in quel momento, che fosse tutto finito. Che Grevor avesse in mano finalmente il pugnale per riportare Oflodor in vita, e che, sotto allo sguardo severo di Alaron, stesse per colpirlo, non più per fargli del male, ma per riportarlo tra di loro.

Dopo tutto quello che aveva scoperto su Grevor, si riteneva decisamente fortunata a essere giunta a quella conclusione. Ripensò, con una fitta al petto, alle espressioni terrorizzate degli amici di Faolan, sacrificati dal conte per la sua ascesa al trono: avrebbe tanto voluto salvare anche loro, se solo non fosse stato troppo tardi. Quello che avevano osservato apparteneva al passato, ma era ormai irrisolvibile. Sperava almeno di poter risvegliare al più presto anche i genitori di Faolan, e liberare la sua città natale dal duro regime con cui aveva imprigionato i suoi abitanti.

Faolan non aveva ancora risposto alla proposta di diventare conte: probabilmente avrebbe valutato meglio quell'opzione in un momento più calmo. Blez sperava sinceramente che la accettasse: avrebbe potuto collaborare insiem a lui, dargli una mano a risolvere problemi che riguardavano il suo territorio e il suo popolo di origine, che probabilmente nessun altro conosceva meglio di lui.

In quel momento, però, Faolan era impegnato come tutti gli altri a guardare cosa stesse per accadere a Oflodor, aspettando, apprensivo, il suo risveglio. Grevor e Akùr erano tenuti sotto controllo da Alaron e Iskender. Ivy, Ayslin, Nev, Darfel e Haol si erano disposti silenziosamente in cerchio intorno all'elfo, che era stato disteso su un morbido divano, mentre Erik si era inginocchiato di fronte a lui, affiancando Blez.
Blez gli strinse forte la mano, quando Erik gliela prese, lo sguardo fisso sul fidanzato, che sembrava semplicemente addormentato. Lasciare la sua salvezza in mano alla stessa persona che lo aveva trafitto sembrava paradossale, e Blez, in cuor suo, temeva quanto Erik che Grevor potesse imbrogliarli per l'ennesima volta, promettergli di riportarlo in vita e limitarsi a pugnalare il suo corpo già freddo. Ma si sforzò di tenere gli occhi aperti anche quando Grevor aprì la boccetta di siero, cosparse la lama del pugnale e finalmente sollevò il braccio e lo riabbassò di scatto, puntando al suo cuore, dove la camicia era stata sbottonata. Grevor lo pugnaló e Blez sentì una scarica percorrerle la schiena, una scossa di panico che quasi le fece mancare un battito. Trattenne il respiro quasi potesse restituirlo ad Oflodor, e sentì a malapena le urla di chi le stava intorno e non aveva ancora assistito a quell'incantesimo, sconvolto dalla mossa di Grevor. Si accorse a stento del modo in cui Erik sobbalzó, stringendole il braccio mentre la sorpresa e lo sgomento gli impedivano persino di gridare. Blez aveva cercato di spiegare come funzionava quel procedimento, ma non esistevano parole in grado di preparare qualcuno a osservare una scena del genere.

La lama del pugnale affondó dritta nel petto di Oflodor, solcandogli la pelle e trafiggendolo, bagnandosi del suo sangue. Più che di vederlo colpire, Blez temeva di scoprire che quel colpo non servisse più a niente : sentì il cuore martellarle violento nel petto ad ogni istante che passò a fissare il volto del fidanzato in attesa di un suo minimo movimento, trattenendosi a stento dal gettarsi su di lui e iniziare a scuoterlo.