21: La tempesta

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Il panico scatenava il potere: Ivy lo aveva imparato da un pezzo.

Mentre il trottavolo sbandava ovunque, precipitando sugli alberi con le lamine di metallo che vorticavano impazzite, dalle mani di Ivy avevano preso a diramarsi robusti rampicanti, che si avvinghiarono convulsamente al proprio corpo e a quello degli altri passeggeri.

C'era acqua ovunque, gocce che impedivano di tenere gli occhi aperti, freddo che sembrava insinuarsi persino nelle ossa. Ma non era quello il peggio: il peggio era il vento, il vortice terrificante dell'uragano che li avvolgeva.

Ivy non avrebbe saputo ben dire cosa stesse facendo: sapeva solo di voler salvare sé stessa e tutti gli altri, e le piante stavano eseguendo il suo ordine. Ad occhi chiusi, tra un urlo e l'altro, mentre scivolava giù dal sedile e strisciava sulla lastra di legno ormai scivolosa, andando a sbattere contro Tecla, cercava di pensare a tutti i volti di chi voleva salvare e intrappolarli in quel reticolo di piante, a sua volta stretto al macchinario.

Avrebbe dovuto farcela, no? Aveva intrappolato già altre volte delle persone, con quel metodo, ma lo scopo era ben diverso, quella volta: non si trattava di imprigionare, si trattava di immobilizzare e assicurare, impedendo cadute.

C'erano urla, intorno a lei, talmente forti da farle accapponare la pelle già tremante. Ora che tutti erano ben avvinghiati a una superficie del trottavolo e i rampicanti li proteggevano, per lo meno non sarebbero caduti nel vuoto. Ma questo non sarebbe bastato a salvarli: il trottavolo continuava a ondeggiare pericolosamente nella tempesta.

Ivy aprì leggermente gli occhi, e vide Faolan avvinghiarsi con una mano al volante, cercando di manovrarlo come meglio poteva, evitando che il trottavolo andasse a sbattere contro agli alberi più alti.

-Dobbiamo eliminare i rami, collaborare!- urlò Faolan. -Ivy, tu continua a tenerci fermi con l'incantesimo!-

Ivy non se lo fece certo ripetere due volte. Con gli occhi chiusi e i denti affondati nel labbro inferiore, continuava a restare ben vigile alle piante intorno a sé, aprendo bene i palmi e lasciando che si irrobustissero intorno ai loro corpi. La presa era sufficientemente salda per non farla scivolare: era legata ad un sedile, con i rampicanti che le circondavano braccia e fianchi. Sperava che anche gli altri fossero altrettanto assicurati.

-Lushen, Tecla!- chiamò Erik -Sapete tirare con l'arco, giusto?-

-Sì!- asserì Lushen

-Bene, datemi subito le vostre frecce! Non appena ve le restituirò, scoccatele!- esclamò Erik.

-In fretta, qualunque cosa abbiate in mente! Non so quanto reggerò qui!- li esortò Faolan. I suoi rampicanti lo tenevano legato al sedile del guidatore quanto più possibile, ma rischiava comunque di scivolare ad ogni mossa; inoltre, le sue mani erano scivolose sul volante, e non riuscivano a guidarlo come desiderato.

La pioggia e il vento, inoltre, di certo non eran d'aiuto: la sua visuale era completamente ostruita dalle gocce, i movimenti imprecisi e impacciati.

Erik prese in mano una ventina di frecce. Le strinse con forza tra le proprie mani, fino a che la loro punta non prese a divampare, bruciata da una fiammella che iniziava a sorgere. Con altrettanta velocità, porse metà delle frecce a Tecla e metà a Lushen.

I due elfi recuperarono gli archi dalla schiena e incoccarono le frecce.

-Colpite i rami! Dobbiamo liberare il passaggio fino a che non riusciremo ad oltrepassare la tempesta!- ordinò Erik.

-Che idea è?- protestò Tecla. -Vuoi che andiamo incontro ad un incendio?-

-Erik sa trasformare l'acqua in fuoco.- gli fece notare Faolan. -Fate come vi dice!-

SILVER SOUL 2 (Fire Flakes)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora