Contea di Istmil accampamento
-Che cosa intendi, Ivy? Pensi che Evan sia arrivato qui? Ma come è possibile?- domandò Tecla, sconvolta.
-Quando io e Erik eravamo in Irlanda, abbiamo visto Evan in azione, e usava incantesimi simili a questi. La tempesta che abbiamo visto aveva qualcosa di simile a dei lampi azzurri, di una luce innaturale.- rifletté la ragazza, prima di guardare il viso degli altri e interrompersi, vedendo Erik che si stava accasciando a terra, mordendosi le labbra per cercare di non lamentarsi.
-Erik, hai bisogno di fermarti da qualche parte?- gli chiese subito, apprensiva.
Erik annuì debolmente, per quanto gli dispiacesse ammetterlo. Il ragazzo aveva le vene in fiamme, letteralmente. Il suo sangue era percorso da sottili lingue di fuoco che, in un pulsare irregolare, gli pizzicavano braccia e gambe.
Avvertiva il bruciore in ogni fibra del corpo: dalla punta delle dita fino alla radice dei capelli, dagli arti al petto, dai piedi all'addome.
Imparare a sopportare una situazione non significava certo abituarsi ad essa. Lui non si sarebbe mai abituato a sentirsi a un passo dal crollare a pezzi. Ed era un bene che non ci si abituasse mai: per lo meno, non si sarebbe arreso, avrebbe cercato nuove soluzioni.
Si sfregò i palmi bollenti delle mani l'uno contro l'altro, abbassando lo sguardo, ripensando alla notte precedente, in cui la sua rabbia aveva raggiunto il culmine e il proprio pugno si era schiantato contro il muro per la frustrazione.
La sua precaria salute sembrava ingigantire ogni altra preoccupazione, soprattutto quella per la battaglia imminente. Ci mancava soltanto che qualcuno tendesse loro agguati e scatenasse tempeste, qualcuno che probabilmente era Evan. Il suo corpo sarebbe riuscito a sopportare tutti quegli imprevisti?
-Ivy non ha tutti i torti. Evan potrebbe aver trovato un modo per scontrarsi con noi, come era riuscito a rompere lo zaffiro.- osservò Erik, sforzandosi di rialzarsi in piedi. –La barriera di Alaron sull'isola potrebbe funzionare fino a un certo punto. Forse è meglio continuare a camminare.-
-Dobbiamo assolutamente andarcene da qui.- convenne Faolan. –Purtroppo, però, temo che i mezzi più vicini si trovino a un paio di chilometri di distanza. Pensi di farcela, Erik?-
-Certo.- Erik prese un ampio respiro e si sforzò di sorridere, prima di riprendere a camminare insieme agli altri, con il passo più spedito che riusciva a seguire, diretto verso Rairevan. La tempesta di poco prima sembrava aleggiare ancora alle loro spalle, come uno spirito persecutore, come un'oscura minaccia che si sarebbe ripercossa in tutti i loro giorni a venire. Ma dovevano proseguire. Giunti ormai così vicini alla loro meta, dovevano proseguire.
Ivy camminava al suo fianco, i riccioli biondi spettinati come al solito, l'espressione pensierosa e concentrata.
-Va tutto bene?- le chiese Erik dopo qualche minuto. Ivy voltò appena lo sguardo verso di lui, annuendo prontamente.
-Sì, infarto a parte dovuto alla tempesta- replicò lei, per poi aggiungere, a bassa voce. -Sei stato in gamba, prima, con le frecce.-
-Prima sì, forse. Ma adesso mi dispiace essere un peso. Mi scoccia rallentarvi.– ribatté Erik, con una punta di nervosismo.
-Siamo una squadra. Non sei un peso.- rispose Ivy, con decisione. –Se mi facessi male io, allora? Sono sicura che mi aiuteresti volentieri.-
-Mi sembra sempre che tu ti fidi di me più di quanto io non mi fidi di me stesso.- Erik abbassò lo sguardo, prima di scuotere il capo, abbozzando un mezzo sorriso.
-Forse è così. E dagli un po' di fiducia, a quel povero Erik,insomma, dai!- Ivy ricambiò il sorriso, dandogli un colpetto sulla spalla.
Persi quelle chiacchiere, i due amici quasi non si resero conto di tutta la strada che stavano percorrendo. Quando finalmente intravidero la sagoma di Rairevan accelerarono il passo, impazienti di giungervi.
-A quanto pare ce l'abbiamo fatta.- commentò Faolan, guardandosi alle spalle e attendendo che Ivy ed Erik raggiungessero lui, Tecla e Lushen. -Non ci resta che prendere il terratreno e arrivare al castello.-
Erik sperava vivamente di arrivare in tempo. Sperava con tutte le sue forze che Blez e Oflodor stessero bene, e gli zaffiri rubati dalle spie di Grevor recuperabili.
-Va bene.- convenne Erik,visibilmente teso.
La camminata proseguì per un altro paio di minuti, ma le brutte sorprese, a quanto pareva, non erano finite.
Come frammenti di tempesta, decine di mostri viaggiavano nell'aria. Erano mostri mai visti prima, con il corpo di nubi nere e gli occhi saettanti. E, al centro della piazza, c'era un solo ragazzo biondo che provava a combatterli, di fianco a una figura crollata a terra.
Erik lo riconobbe: era Darfel.
Faolan si fermò di colpo. Non gridò, non disse una parola, ma Erik lo vide: vide quell'uomo rigido, composto, freddo, crollare tutto d'un colpo, abbassare ogni difesa, sgranare gli occhi in un'espressione di disperazione pura e indescrivibile. Vide quell'uomo che aveva sorriso a stento quando proprio si era sentito d'essere espansivo contrarre le labbra in una smorfia terrorizzata, gli occhi dorati solitamente impassibili riempirsi d'angoscia.
Sembrava di assistere al crollo di un blocco di ghiaccio, probabilmente già colmo di crepe da tempo, che tuttavia ora aveva ricevuto l'ultimo colpo e non era riuscito a tenere insieme i pezzi. Ma la sua paura sfociò presto in rabbia, i lineamenti si trasfigurarono in una maschera di determinata furia.
-Ma cosa ci fa qui?- sbottò Faolan, scuotendo il capo. –Io gli avevo detto che..-
-Aspetta, andiamo ad aiutarlo.- si propose Ivy, ma Faolan le fece subito cenno di indietreggiare.
-Assolutamente no! Nessuno di voi mi deve seguire, anzi, cercate di nascondervi e NON TOCCATE ASSOLUTAMENTE QUEI MOSTRI, ma, soprattutto, non avvicinatevi a Darfel per nessun motivo! Stategli lontani, subito!- esclamò Faolan, con tono così duro che a Erik venne istintivo ritrarsi, spaventato. Non aveva mai visto Faolan sull'orlo del panico a quel modo, così arrabbiato e fuori controllo, e per un attimo non seppe neppure come comportarsi.
-Ma..se siamo più persone, forse..- tentò di dirgli Lushen, impugnando un arco e provando a seguire Faolan –possiamo aiutarlo coi mostri? Non possiamo lasciarti andare da solo.-
-Esatto, quei mostri sono potenti..non è giusto che tu..- gli diede man forte Ivy, prima di venire interrotta.
-NON SE NE PARLA PROPRIO. – Faolan rivolse loro un'occhiata severa, alzando ulteriormente il tono della voce, prima di voltargli del tutto le spalle. –So che non capite che cosa intendo, ma in questo momento Darfel potrebbe essere...pericoloso. Voi seguite i miei ordini e basta. Nascondetevi e aspettatemi da qualche parte. A lui ci penso io. Solo io posso salvarlo, per com'è ora.-, concluse il cavaliere, e dopodiché impugnò la sua spada e senza il minimo indugio si mise a correre verso Darfel, non senza aver imprecato dietro una buona dozzina di volte.
Erik era impietrito dalla sorpresa, ma fece come gli era stato detto, lanciando un'ultima occhiata a Faolan che si gettava verso il pericolo, come se la salvezza di Darfel fosse stata infinitamente più importante della sua stessa vita.
Che cosa gli era preso?
Perché, proprio lui che fino a quel momento aveva parlato di collaborare come una squadra, adesso li stava lasciando indietro? Perché voleva risolvere quella questione da solo, e soprattutto..perché, improvvisamente, aveva definito Darfel pericoloso?
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SILVER SOUL 2 (Fire Flakes)
FantasyNUOVO SEGUITO DI SILVER SOUL(lo trovate sul mio profilo!), romanzo fantasy ambientato tra l'Irlanda e le Terre di Alaron, isola nascosta dal resto del mondo dove guidatori di nuvole, elfi, eredi dei draghi, signori delle rocce e tante altre specie c...