Capitolo 50

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POV DI DIANA

Diana/ Catherine: papà sono io. Sono venuta qui perché ti devo raccontare alcune cose che ho sentito durante il mio dormi-veglia. Ti prego però; promettimi che mi ascolterai attentamente prima di farti prendere da uno dei tuoi attacchi di testosterone.
Dissi con voce autoritaria mentre lo osservavo attentamente per cercare di carpire alcune informazioni sul suo stato d'animo dato che ho bisogno di sapere se è tranquillo oppure se è nervoso. Perché se è tranquillo posso spiegargli e raccontargli tutte le malefatte e tutti i piani che Daniel, Hyde, Lincoln, Mr Dawson e Giselle Bernadotte hanno in serbo per noi; invece se è nervoso non credo che mi convenga poi così tanto dirgli tutto ciò che ho scoperto durante il coma. Si incazzerebbe già troppo se è calmo; figuriamoci cosa potrebbe succedere se è nervoso.

Christian: no, qualunque cosa sia non la voglio sentire. Sono stufo di essere circondato da problemi creati dal mio passato del cazzo. Sono stufo e stanco di combattere Diana! Ti prego, lascia stare tutte le cose che hai saputo e abbracciami. Ho bisogno di te. Ti prego, vienimi ad abbracciare.
Mi pregò con voce sofferente mentre stese le sue braccia verso di me per cercare di convincermi a lasciar cadere questo discorso sulle questioni e sui piani che mi ha svelato Daniel durante il coma. Ma purtroppo non posso lasciar cadere il discorso e non posso non metterlo in guardia su ciò che ci attende perché se non stiamo attenti, se non ci proteggiamo a vicenda e se non anticipiamo le loro mosse saremo spacciati. Completamente spacciati.

Diana/ Catherine: papà ti prego; cerca di ragionare con il cervello e non con il cuore. Ascoltami.
Chiesi con voce supplichevole mentre lo osservavo con uno sguardo implorante. Ti prego papà. Metti da parte tutti i tuoi sentimenti e ragiona solo con la testa invece che con il cuore oppure con entrambi. Adesso ci serve solo la testa. Non dobbiamo avere scrupoli nell'ideare un piano di difesa perché se tentenneremo in qualsiasi cosa; perderemo già dall'inizio.

Christian: io ho sempre ragionato con il cervello ! Sei tu quella che non ragiona. Dio mio ! Perché cazzo non mi hai chiamato per dirmi che mia nipote è nata e che tu ti eri risvegliata dal coma ? Cristo ! Voglio una spiegazione.
Mi urlò con voce molto arrabbiata mentre faceva avanti e indietro. È livido dalla rabbia. Le sue mani solo strette a pugno. I suoi occhi sono diventati neri. Mi lincia con lo sguardo. Le occhiatacce che mi manda sono fredde. Con un solo sguardo è riuscito a gelarmi. Ma appena volge lo sguardo verso Charlotte si addolcisce notevolmente. Le sorride leggermente. La ammira con lo sguardo. Quella visione mi scalda il cuore. È bello rivedere quella luce che raramente gli illumina gli occhi quando è felice. Lui pian piano si avvicina all'ovetto sui cui Charlotte dorme beatamente, si inginocchia davanti a lei e le accarezza dolcemente la guancia paffuta. Che amori che sono.

Diana/ Catherine: erano le 6:30 di questa mattina quando mi sono risvegliata dal coma con forti dolori intercostali e addominali. Ero agitata. Non sapevo che diamine mi stesse succedendo. Ero sudata e mi sentivo bagnata. In poche parole avevo rotto le acque.
Dissi con voce abbastanza distaccata mentre osservavo con uno sguardo alquanto dispiaciuto la mia piccola bambina che non ha avuto neanche il diritto di nascere in un dannato ospedale. Sono davvero in pensiero per lei. Charlotte è nata dentro una macchina; non è stata visitata al momento della nascita. Non so se sta bene. Non so nulla di lei. So solo che mentre spingevo con tutte le mie forze per farla nascere, pregavo Dio.

William: sono corso dai medici. Li trovai nella saletta riservata a fare comunella e a bere caffè. Loro parlavano del parto della principessa. Dicevano che il Re era stato chiaro. Charlotte doveva morire. E noi non potevamo permetterlo.
Disse con voce all'apparenza tranquilla; anche se essa, in verità, nasconde la sua paura di perdere nostra figlia. Anche io ho una paura matta di perdere sia lei sia George sia Leonore. Io l'ho già persa per un anno e mezzo e sappiamo solo io e William quello che abbiamo passato. Il dolore era troppo forte. Preferivamo morire piuttosto che combattere contro il dolore che ogni giorno aumentava. Eravamo distrutti. Era difficile convivere ogni giorno con quel dolore asfissiante. Ed io e William non siamo pronti a riprovarlo, e infatti faremo di tutto per proteggere i nostri figli da quel mostro.

50 sfumature di Diana Grey// Parte secondaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora