capitolo 70

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Sono passati pochi giorni dal mio litigio con Piero. Non sono andata a Milano, non ho voluto.  Ho preso qualche mio vestito e sono partita il giorno dopo per Naro.  Sono a casa di mia suocera, ho raccontato la verità. Le ho chiesto di non dire niente a Piero, di non dirgli che sono qui. Victoria sta bene. Ha quasi un anno ormai. Tra 3 settimane è il suo compleanno.  Volevamo già fare la festa qui. Tanto di risparmiato.

“arianna vuoi il caffè?” mi chiede Mariagrazia entrando in camera mentre io sto cercando di far fare il riposino a questa peste, che da quando è qui con gli zii e i nonni è  scatenatissima.

“no grazie mille” dico mentre accarezzo la testa di victoria, che ormai è cotta al puntino

“va bene… Piero sta venendo qui..”

“che cosa?”

“stai tranquilla… ha preso ora l’aereo, è qui verso le 18…”

“ha saputo che sono qui, quindi….”

“no… quando ti vedrà qui…. Viene qui perché è disperato. Mi sa che è andato anche a Milano…”
Guardo Vicky che si è ormai addormentata.

Mariagrazia mi lascia sola e mi addormento, insieme a lei. Mano nella mano.  Lei stringe il suo coniglietto di peluche che si porta ovunque.

Si sveglia qualche ora dopo. Scendo con lei in braccio. Le do io latte con i biscotti, che lei beve sul divano con franz vicino che le legge una storia. È bellissima ancora assonnata.

“ari, devo andare a prendere Piero in aeroporto” si alza e mi invita a sedermi vicino a victoria. La guardo la accarezzo, le sorrido. Le faccio il solletico, e cerco di aiutarla a fare stare in piedi. 

Passa una mezz’ora quando sento la porta aprirsi. La bambina si poggia sul poggiatesta e quando vede suo padre entrare da quella porta caccia un urlo di felicità che mi fa tremare. La guardo mentre lui si avvicina confusi e se la prende in braccio. Si stringe a lui. Sorrido vedendoli.

“ari… mi siete mancate così tanto…” mi dice sedendosi sul divano accanto a me. Ha quel faccino da cane bastonato. Non dico niente.  Lo fisso soltanto mentre franz va in cucina lasciandoci soli.

“io non pensavo veramente a quello che ti ho detto. Ero impaurito. Ho passato 2 settimane a fare il padre da solo. Non mi sento all’altezza sono stato egoista. Mi dispiace. ” dice ancora per poi strofinare la mano sulla mia guancia “ti amo”

Mi sposto guardandolo negli occhi, i miei sono colmi di lacrime. Scuoto la testa in segno di no. Mi alzo e vado in camera lasciando piero con victoria. Preparo di nuovo la mia borsa in silenzio, ma una fitta al petto mi fa bloccare. Mi siedo sul letto lentamente. Faccio dei respiri profondi.

“Arianna ti prego io ti amo. Non voglio perderti” dice Piero entrando velocemente e sbattendo la porta per chiuderla. 

“Piero…” dico in lacrime “io… tu mi hai fatto male”

“lo so. Lo so” dice avvicinandosi a me “ma lascia che ti dimostri quanto tengo a te. Lasciati amare da me. Ancora e per sempre. Perdonami ti prego”

Rimango a fissarlo in silenzio e poi mi avvicino lentamente fino a far unire le nostre labbra. Sento che mi morde piano il labbro, e un piccolo gemito mi sfugge dalle labbra. Le sue mani sono sulla mia schiena, e le mie dietro la sua nuca. Ci stanchiamo solo per riprendere per un attimo fiato, per poi tornare a baciarci.

“ti amo” dice con il fiatone poggiando la sua fronte. Fino a che non veniamo chiamati giù da sua madre, per quanto ne so, vuole fargli la ramanzina.

Mi dispiace per lui, mentre lo vedo a testa bassa, con i suoi genitori che a momenti lo mangiano vivo. Sono io a mettere fine alla discussione, dicendo che andava tutto bene.

Love Him Is RED || Piero Barone, Il Volo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora