capitolo 33

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Il viaggio più lungo della mia vita, mi sembra che sto andando al patibolo. In macchina non vola una mosca. Piero ogni tanto fa affermazioni di poco conto, come "Fa davvero caldo oggi!" o "hai visto quella macchina! Così la prendo!". Io mi limito ad annuire per poi tornare a guardare fuori dal finestrino.


Arriviamo a Milano, ed andiamo subito in hotel, Dove Piero, il giorno prima, ha prenotato una camera all'ultimo minuto.



"Io ho bisogno di una doccia" dico posando la piccola valigia nella camera, e spostando i capelli dalla fronte.



"Arianna, ti calmi?" mi dice per poi massaggiandomi le spalle



"Piero." Dico per poi scoppiare a piangere, così dal nulla. Lui mi stringe al suo petto. Mi accarezza la testa.



"Va tutto bene. Adesso andiamo a fare la doccia."



"No. Voglio farla da sola!" dico riprendendomi "Ho bisogno di un attimo da sola" dico stringendogli le mani. Sto per andarmene in bagno, ma lui mi ferma.



"Ti ho fatto aggiustare questa." Mi dice porgendomi la collanina con il pianoforte. "L'avevi strappata, rompendo il gancino." Mi dice sorridendomi.



"Dopo me la metti. Starà bene con il mio completo elegante." Sorrido, per poi avvicinarmi e baciarlo sulle labbra.



Entro in bagno, e mi faccio una doccia veloce, ed esco con l'asciugamano avvolto intorno al corpo, e i capelli bagnati. Mi metto apposto i capelli, asciugandoli e dando una piega. Tiro fuori i miei vestiti, ovvero pantaloni lunghi a zampa d'elefante e giacca neri, con una maglietta fatta a canotta molto scollata, ma non volgare. Piero intanto si fa anche lui la doccia e si veste in bagno con il suo completo giacca e cravatta.


Appena esce, mi guarda e mi sorride, si mette gli occhiali blu, per poi agganciarmi la collanina. Mi metto le decolté con il tacco alto, e prendo la piccola borsa, mettendo dentro le cose di prima necessità.



Scendo con Piero nella hall, e con la macchina andiamo fino in tribunale. Entro insieme a Piero, mano nella mano. Mi siedo al mio Posto riservato, e Piero vicino a me.


Dopo una piccola presentazione, passando alla consegna delle medaglie, e si procede in ordine alfabetico.



"Martini Manuel" dice il cerimoniere, chiamando mio fratello davanti a lui "ricevi la medaglia d'onore per aver Rinunciato al valore della famiglia, rendendo l'esercito, l'unico tuo famigliare" si gira verso il pubblico, e quando lo guardo perdo un battito. I suoi occhi, verdi, i capelli molto corti. È lui, e dopo quasi 6 anni lo rivedo, non mi sembra vero. Vedo Piero che lo guarda cercando di vedere delle somiglianze, probabilmente. Io non so cosa pensare. Ha fatto credere a tutti che non esisteva più, ho vissuto con il terrore di abbandonare i miei genitori per farmi una mia vita. E ora lo vedo lì davanti a me.


Mi sento ferita ed arrabbiata. Dopo mezz'ora la cerimonia finisce, e ogni soldato può tornare dalla sua famiglia. Solo io esco dalla sala, seguita da Piero. Penso di non volere dare dimostrazione d'affetto subito. Voglio prima capire un sacco di cose.



"Principessa!" mi sento chiamare, e il sangue mi si gela nelle vene "Arianna? Sei tu vero?" mi chiede mio fratello dopo essermi voltata verso di lui.



"Ascolta, io sono qui, ma solo perché mi ci ha accompagnato Piero. Io non ci volevo proprio venire. Non chiamarmi principessa, non presentarti a casa mia, e se proprio devi, vai a chiarire un paio di cose con mamma e papà." Dico togliendomi la giacca.



"Non ti ricordavo così..." Mi dice avvicinandomi la mano al viso. Ma io prontamente mi scanso.



"Così come?" chiedo allontanandomi leggermente. Per fortuna siamo in un luogo appartato, ci siamo solo noi due e Piero, che guarda la scena da lontano.

Love Him Is RED || Piero Barone, Il Volo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora