XIII - Tutto prese un senso.

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"22 Dicembre 1942."

Quel pomeriggio per pura fortuna il guardiacaccia tornò indietro, dopo pochi momenti, avendo dimenticato di lasciare ai ragazzi tutti gli attrezzi necessari.

La scena che si trovò davanti lo allarmò non poco.

"Periculum." Urlò prima di avvicinarsi ancora di più ai due corpi distesi sul ciottolato.

Dopo pochi minuti lo stesso preside Dippet accompagnato da Silente arrivarono sul luogo. Trasportando i ragazzi verso l'infermeria d'urgenza. La voce dell'attacco si sparse a macchia d'olio per la scuola, mentre gli amici dei due correvano a perdifiato nei corridoi per raggiungerli. L'ingresso al Lago Nero venne momentaneamente proibito per tutti gli studenti.

Hermione Granger riprese conoscenza la notte del giorno successivo, toccandosi subito la testa fasciata. Respirava pesantemente, tanto che il petto le riprese a bruciare. Si guardò attorno angosciata mentre cercava di comprendere cosa ci facesse lì. I ricordi le apparivano distorti e confusi. Si alzò malamente dal letto rischiando di crollare a terra sotto il suo peso. L'infermeria era desolata, vuota, solo un altro letto era occupato. Lei si avvicinò curiosa. Ma il soggetto delle sue attenzioni era completamente avvolto dalle lenzuola fino alla testa. Lei avvicinò una mano per scostarla, ma velocemente il polso le venne afferrato, tirandola verso il letto. Chiuse gli occhi dalla sorpresa mentre sentiva un bacchetta premuta sul collo, e i suoi polsi intrappolati sopra il cuscino, mentre la sua arma scivolava irrimediabilmente sul pavimento.

Tom Riddle, si era svegliato nella mattina del giorno stesso. Scombussolato e ansioso aveva subito volto lo sguardo verso la ragazza ancora distesa tra le lenzuola a qualche metro. Ricordava ogni cosa, e per questo non riuscì a comprendere come la ragazza si fosse ferita alla testa, ricordava di averla aiutata e ricordava che entrambi erano usciti fuori dall'acqua. Ricordava che lei in quel momento non fosse ferita in quel modo. Ci volle poco per fargli intuire che, qualsiasi cosa fosse successa, era accaduta quando lui era semi-incosciente. Iniziò subito a fare molte congetture, quasi tutte erano senza senso e fine.
Subito dopo il suo risveglio aveva incontrato Cygnus e Dorea, anche loro molto preoccupati. Gli dissero tutto ciò che sapevano, ovvero che li avevano ritrovati sulla sponda, lui in un mare di sangue mentre Hermione era stata trovata qualche metro più avanti, svenuta, contro un masso e la testa insanguinata. Lui rimase ancora più confuso, ricordava che gli era rimasta vicino, ricordava lei che lo accarezzava e gli diceva di non chiudere gli occhi, ma poi aveva perso conoscenza e qualcosa era successo. Ringhiò irato per tutta quella confusione mentre ancora la guardava, distesa tra le lenzuola. Con un orribile fasciatura sulla testa, mentre respirava aiutata da un incantesimo.

E ora la vedeva lì con gli occhi sgranati sotto di lui e con una vestaglia ben poco coprente.

"Sei sveglia." Disse confuso mentre la guardava.

"Molto acuto." Le rispose lei a tono.

Notando solo ora il modo languido in cui lui la stava guardando. Tremò impercettibilmente mentre sentiva il ragazzo muoversi inconsciamente strofinando qualcosa di duro sul suo stomaco. Volse lo sguardo in quel punto vedendo così l'incombente eccitazione di lui e arrossendo.

"Io." Provò a dire prima di essere bloccata dalle labbra di lui. E per quanto solo un paio di giorni prima si era arrabbiata per quel bacio così rude, non poté non ricambiare infilando le mani tra i suoi ricci scuri. Sentiva del retrogusto di preoccupazione e ansia in quel contatto. Lui cercava la sua lingua come se avesse paura di svegliarsi e trovarla ancora lì, stesa su quel misero letto inerme. Voleva accertarsi che lei fosse sotto di lui realmente. Iniziò a muovere le mani per il suo corpo, accarezzandola e toccandola con premura. Nonostante la sua inesperienza, tutto gli veniva naturale. E la sentì sospirare di piacere, cosa che lo spinse a continuare. Ma Hermione si riscosse quando lo sentì sbottonarle la camicia da notte da prima allarmata per la velocità con cui tutto stava accadendo, poi impaurita sapendo che quella sarebbe stata la sua prima volta. Ma nonostante tutto l'unico motivo per cui lo fermò fu la possibilità che qualcuno sarebbe potuto arrivare interrompendo un momento che voleva godersi con tutta se stessa.

"Tom, fermo." Gli disse fermando il loro ennesimo bacio. Lui la guardò con occhi pieni di eccitazione ghignando. Per poi continuare a toccarla come se nulla fosse.

"Tom. Per favore." Le disse lei mentre sentiva un calore crescente nel suo basso ventre.

"Non sembri molto sicura, vuoi davvero che mi fermi?" Le disse guardandola negli occhi attentamente pronto a riconoscere la veridicità della sua risposta.

Hermione sapeva di trovarsi con le spalle al muro, sapeva che una sua semplice parola avrebbe cambiato ogni cosa, qualunque essa fosse stata. Ma non gli avrebbe mai mentito, non avrebbe mai rischiato di rovinare tutto. Non ora.

"No. Non lo voglio. Ma preferirei non rischiare che qualcuno entrasse vedendoci così." Disse sincera guardandolo negli occhi e accarezzandogli il volto.

Ma a lui non bastò, la sua poca inclinazione nel credere alle persone, lo spingeva a non farsi bastare la sua risposta. Così lo disse. Sussurrò quell'incantesimo prima di comprendere a pieno che l'avrebbe spinta lontana. In quel momento le barriere della ragazza erano cedute, crollate sotto i suoi tocchi, ma ebbe comunque i riflessi pronti svuotando completamente la mente.

La riccia abbassò lo sguardo ferita prima di sgusciare via dalle sue braccia a testa bassa. Lo aveva fatto di nuovo, nonostante i suoi tanti tentativi lui ancora non si fidava di lei.

"Perché devi rovinare sempre tutto?" Chiese ancora di spalle non ottenendo alcuna risposta.

Lui rimase immobile guardandola camminare verso il suo letto mentre si riabbottonava distrattamente la camicia da notte e si stringeva alle spalle la vestaglia.

"Perché sei venuta verso il mio letto?" Le chiese infine.

"Io non mi ricordo a pieno cosa è successo, ero solo curiosa." Si spiegò lei mentre si sistemava sotto le coperte.

"Sei stata attaccata da un Avvincino, ti ho portato fuori dall'acqua e mi ha morso." Rispose piattamente continuando a fissarla.

"Ok, be grazie per avermi salvata. Buonanotte." Disse lei fingendo indifferenza.

"Buonanotte." Sentì dire alle sue spalle prima di chiudere gli occhi e sperare di non piangere, non con lui affianco.

"23 Dicembre 1942."

Si risvegliò in tarda mattinata, guardando verso il letto di Tom lo trovò vuoto, sentendo ancora quella tristezza della sera prima. Perché ? Perché lui non si fidava di lei? Eppure aveva fatto di tutto. Era sempre stata sincera con lui. In un certo senso si spiegò subito la riccia, perché in verità lei sapeva di non meritarsi la sua fiducia. Sapeva di mentirgli costantemente, ma non su di lui, tutto quello che lei aveva detto e fatto era vero. Eppure quei sensi di colpa non la abbandonavano mai. Solamente quella stessa notte addietro, stretta a lui aveva provato una sorta di tranquillità. Solo tra le sue braccia tutto aveva avuto senso.

Deal With God. {Tom Riddle+Hermione Granger} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora