XLVIII- Oltre la morte.

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"November 1997, Somewhere
in the south of England."

Era risaputa l'immane ingordigia di Ronald. Ad Hogwarts era quasi divertente se non disgustoso a volte. Ma dopotutto con una madre come Molly Weasley cosa ci si aspettava.

Ron era uno di quei ragazzi golosi  abituato ad abbondanti e deliziosi pasti. La mancanza di cibo lo rendeva irascibile, ed ogni volta quando il tutto coincideva con il suo turno di portare l'Horcrux l'aria si caricava.

"Ed ora?" Era la sua canzoncina.

Harry ed Hermione cercavano in tutti i modi di passarci sopra, di collaborare, passando ore ad analizzare posti in cui potessero essere nascosti altri Horcrux e come distruggere quello già in loro possesso.

Silente credeva che fossero nascosti in luoghi importanti per Voldemort, recitando tetramente i posti a loro conoscenza cercavano di fare mente locale.

L'Orfanotrofio.

Hogwarts.

Magie Sinister.

L'Albania.

"L'ultima è da escludere, sappiamo che il serpente è sempre con Vold.." Iniziò Harry.

"Ti ho chiesto di non dire quel nome!" Ululò Ron.

"Non ce lo vedo a nascondere qualcosa da Magie Sinister." Sentenziò Hermione.

"E tu che ne sai?" Chiese sarcasticamente Ron.

"Continuo a pensare che abbia nascosto qualcosa ad Hogwarts." Chiese Harry cercando di smorzare l'aria.

"Silente lo avrebbe trovato." Negò Hermione.

"Pensaci, un luogo importante. La sua prima casa, significava tutto per lui." Argomentò a suo favore.

"Parli di lui, o di te?" Chiese Ron giocherellando con la catenina dorata.

E già, una brutta combinazione Ron, l'assenza di cibo, e l'Horcrux al suo collo.

In quel momento Harry avrebbe voluto strangolarlo con quella catenina, Hermione respirò profondamente prima di alzarsi.

"É il mio turno." Esordì allungando la mano verso il rosso che si sfilò la collana posandola nel suo palmo. Prima di uscire la riccia se lo mise al collo, afferrò due libricini sul suo comodino rimamdando ad Harry uno sguardo pensieroso.

Le settimane passavano, e le cose tra loro continuavano ad appesantirsi. Ronald era ingestibile, veramente sgradevole la maggior parte del tempo. Harry era quasi al limite con lui, ogni discussione degenerava velocemente e parecchie volte aveva visto le loro mani prudere. Ron passava la maggior parte del tempo a lamentarsi o schioccare frecciatine subdole di rancore. Da parte sua, Hermione, cercava di tamponare la situazione: quando poteva. Non essendo di certo nella posizione ideale per discutere o fare la morale tendeva sempre a cercare di rimanerne fuori fino all'ultima goccia. Sapeva di essere un ipocrita in quei momenti, mentre cercava di spingere i loro amici verso un vecchio equilibrio di cui non si sentiva più parte.

Cercava di non pensarci, di non pensare a nulla, cercando di evitare di ripetere lo sbaglio di poche sere prima. Quando aveva lasciato entrare un piccolo frammento di ricordo di quei giorni che le sembravano così lontani ormai. Era inevitabile non cadere in quelle piccole gocce di memoria perché per quanto cercasse di tenerle separate, non poteva, era una guerra contro l'impossibile. Loro due erano la stessa persona.

Tom.

Voldemort.

La loro distinzione era tutta opera sua, della sua mente, nell'invano tentavi di non sporcare i suoi ricordi con il presente. E continuava a non accettare questo dualismo rifiutandosi continuamente di assoggettare tutto alla stessa persona.

Deal With God. {Tom Riddle+Hermione Granger} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora