XXXVI - Caduta libera.

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"E mi sembra di cadere in uno spazio vuoto tra la terra e il mare, dove le carezze fanno male e i baci sul collo fanno morire."

"4 Aprile 1943."

"Tom!" Urlò una testa bionda per attirare l'attenzione del suo compagno e ricevendo un occhiataccia dalla bibliotecaria.

"Cosa c'è Malfoy?" Chiese disinteressato mentre continuava ad esaminare gli scaffali.

"Devi venire con me, ora." Disse abbassando il tono e incamminandosi fuori nei corridoii.

Tom lo seguì sbuffando con poca importanza.

Erano due giorni ormai che Hermione era andata via, e lui non riusciva ancora ad accettare la cosa. Le mancava come non mai e nel suo subconscio sperava che anche quella fosse per lei una semplice fuga e che tra qualche giorno l'avrebbe trovata in giro per il castello a tirargli un altro tiro mancino.

Il suo volto stanco era la prova di quanto la situazione gli fosse sfuggita di mano.

Perso nei suoi pensieri si ritrovò nel bagno di cui pochi giorni prima non poteva neanche attraversare la porta. Guardò Malfoy sorpreso mentre finalmente poteva accarezzare di nuovo quelle intagliature sul lavandino.

"Non sò come, eravamo come al solito da queste parti e volevamo un posto tranquillo. Senza accorgercene siamo riusciti ad entrare entrambi." Spiegò subito alle sue spalle.

Ma Tom non ebbe la reazione che si aspettava. Dopo essersi fissato per poco nello specchio tornò velocemente nel corridoio come scottato da quell'ambiente.

"Tom?" Chiese Malfoy andandogli dietro.

"Cosa?!" Urlò Tom voltandosi di scatto.

"Stai bene?" Chiese timoroso vedendolo tremare sul posto.

Lui non rispose, con la mascella tesa iniziò ad allontanarsi velocemente, rifugiandosi nella sua stanza prediletta.

Dopo aver sigillato la porta alle sue spalle, si sfilò la cravatta che era diventata di colpo troppo stretta e opprimente insieme al mantello e al golf. Ma quella sensazione di malessere sembrava non finire. Stropicciò e tirò i suoi capelli alla disperata ricerca d'aria che tutto ad un tratto non entrava più nei suoi polmoni e sembrava essere scomparsa del tutto accasciandosi sul pavimento di fredda pietra.

Una crisi di panico. Per cosa? Per lei?

Per il suo abbandono?

L'aveva destabilizzato fino a quel livello?

E cos'era quella sensazione di bagnato sulle gote? Lacrime?

Certo se fino a pochi minuti fa credeva che sarebbe tornata, quella era per lui la prova che sarebbe stato il contrario. Ma nella mente gli rimaneva impressa quella domanda. Perché?

Perchè aveva rimosso il sigillo? Era un modo per fargli capire che quella era la fine di tutto? Che avrebbe dovuto credere che non fosse mai esistita? Come se lui non l'avesse mai incontrata?

I veri addii non li senti, scattano nella mente, sono silenziosi. Sono i più veri e i più pericolosi. Sono quelli che tieni per te. Potresti anche rivedere quella persona, ma non cambierà nulla, sarà sempre un addio se vi siete salutati dentro.

Poteva, poteva davvero farlo dopo quei mesi, dopo quello che era nato tra loro nonostante le circostanze. Dopo che perfino lui era caduto nel tranello di quei sentimenti. Sentimenti che si era ripromesso da anni di eliminare. E lo avrebbe fatto. Fosse esploso il mondo, l'avrebbe dimenticata anche se ci sarebbero voluti secoli, avrebbe raggiunto la grandezza e gliela avrebbe sbattuta in faccia. Dimostrandogli di aver vinto e di essersela lasciata alle spalle, per sempre.

Deal With God. {Tom Riddle+Hermione Granger} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora