XXIX- Granger?

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"23 Marzo 1943."

Tom ascoltava distrattamente la lezione di Trasfigurazione mentre guardava il posto vuoto di fronte a lui.

Molto spesso si era chiesto come mai ogni volta la cercasse non riusciva mai a trovarla, mentre, quando non aveva alcuna voglia di vederla gli era sempre intorno anche solo per caso. Erano ormai sette giorni che la cercava in ogni dove, ma lei era come scomparsa nel nulla, si aggirava nel castello come un fantasma.

Non frequentava più le lezioni, non si presentava ai pasti e non faceva più la ronda con lui. Che lo stesse platealmente ignorando era certificato.
Non sapeva cosa avesse in testa e cosa stava facendo, e questo lo faceva innervosire non poco. Odiava non sapere le cose, odiava non riuscire a prevedere una mossa o un azione, la sua smania di controllo gli stava corrodendo il fegato.

Lei si comportava in questo modo, lei faceva la vittima. Quando l'unico che ne aveva il diritto era lui, lei gli aveva mentito sulla sua vita, lei aveva tradito la sua fiducia. Lui si era aperto a lei come non aveva mai fatto in vita sua, e questa era la ricompensa? No. Questo era solo un altro modo per sapere che non ci si poteva fidare delle persone. Neanche dopo che un rapporto era arrivato nei meandri più intimi. La delusione di qualcuno che si finge in un modo e si dimostra in un altro, è dura da superare. A volte ci lasciamo ingannare da semplici parole, da sguardi angelici, da finta educazione. Per fortuna, la vera natura vien sempre fuori e ci fa capire chi abbiamo realmente di fronte.

Eppure c'era anche altro che cercava di nascondere, c'era un altra emozione che lo scuoteva. Era così infuriato e amareggiato del fatto che lei non avesse il coraggio di affrontarlo; No lei si nascondeva come se fosse l'unica vittima della situazione che cerca di scappare dal troll cattivo che, puntualizzando, si portava a letto un mese fà.

Che situazione sarcastica pensò, mentre, si alzava ed usciva dalla classe insieme agli altri studenti.

Riguardo ai suoi affari personali tutto era in stallo, in quanto, non poteva procedere con i suoi piani se non sapeva come Hermione si sarebbe comportata; ma poco importava visto che ormai il difficile era fatto. L'unico problema era che poteva essere denunciato in qualsiasi momento se avesse lasciato libero il Basilisco. Ma comunque la riccia per ora sembrava ferma quanto lui, conscio che non lo sarebbe stata per molto conoscendola doveva agire subito e caso lei decidesse di pugnalarlo ancora alle spalle sarebbe diventata una grande spina nel fianco visto il suo rapporto con il Vicepreside.

La fine della loro relazione era stata sulla bocca di tutti quella settimana, nonostante nessuno dei due ne avesse fatto parola, gli studenti ci avevano messo poco a fare due più due. Naturalmente tutti diedero per scontato in modo etico che fosse colpa sua per via del suo carattere difficile e borioso. Poco gli importava, come sempre i pensieri degli altri non lo toccavano minimamente.
Ma lei?
L'aveva vista diverse volte uscire dal castello in mattinata per poi rientrare solo in serata. Sempre con un aria circospetta e furtiva.

"Che cosa stai facendo Granger?"


Come al solito dopo le lezioni si diresse in biblioteca per lo studio pomeridiano. Ma l'attenzione che impegnava di solito in Difesa Contro Le Arti Oscure. Nonostante a lui piacessero proprio quelle arti, anche i contrattacchi erano interessanti.

Ma quel pomeriggio come negli ultimi sette giorni era vuoto e piatto, come avvolto da una bolla di nebbia che rendeva tutto insignificante, non riusciva a concentrarsi. Continuando a pensare a quella ragazzina sciocca e impertinente.

La vita ci inganna con delle ombre, le chiediamo il piacere. La vita ce lo da con una coda di amarezza e di delusione e ci troviamo a guardare con un sordo cuore di pietra, la treccia ed i capelli striati doro che una volta avevamo venerato così follemente e così baldamente baciato. Ma nonostante questa rabbia e delusione ricordava bene quella notte.
Sembrava una delle tante eppure per la prima volta dopo anni ed anni aveva sofferto ancora.

Quella notte lo stremò. Sentiva tutta la sua mancanza nonostante tutta la sua oscurità non bastava a nascondere quel'evidenza che brillava come una lama nel buio. Quella notte non portò consiglio alcuno. Quella notte pensò a lei, come un sogno a occhi aperti. La sua notte si intristiva e si perdeva. La notte accentuava la sua solitudine, tutte le solitudini. Il suo silenzio ascoltava solo le sue voci interiori facendole rimbombare nella stanza vuota in suoni dolorosi.

Quella notte fù lunga, lunga, lunga. Quella notte ebbe paura che il giorno non sarebbe apparso nello stesso modo mai più, ma allo stesso tempo temeva la sua apparizione, perché il giorno è un giorno artificiale in cui ogni ora vale il doppio e senza di lei non era più veramente vissuto.

Si chiedeva se il suo giorno somigliava alla notte. E la voglia di vestirsi e di spingersi fuori per andare a cercare quella ragazza era vivida e allettante.

Ma la notte sa che ciò che chiamano follia, da ogni ordine, semina disordine, una situazione proibita per lui dal principio. La notte si chiedeva cosa non fosse proibito.

E quella notte non sapendo perché lui la aspettava. Il suo corpo la attendeva. Perchè nonostante tutto rimpiangeva di non essersi immerso in lei un ultima volta. Avrebbe voluto che lei fosse lì a dormire sul suo petto, mentre, lui si inebriava del dolce profumo dei suoi capelli. Avrebbe voluto essere spettatore di quel godimento, di quei fremiti e gemiti di piacere intensi.

Avrebbe voluto rivedere ancora quello sguardo di oro colato in fiamme dal desiderio. Sentire ogni spasmo e brivido.

Ma quella lunga, lunga e lunga notte perse la testa ma non poté allontanare la sua immagine e dissipare il suo desiderio. Morendo nel buio di quella notte che lo stava uccidendo mentre con la mente continuava a cercarla.

Il suo corpo non riesce a concepire che qualsiasi strada o una qualsiasi geografia li separasse. Diventando pazzo di dolore per non poter riconoscere nel cuore della notte la sua figura o la sua ombra. Vorrebbe abbracciarla nel sonno, vorrebbe dormire in piena notte e in quelle tenebre essere risvegliato al suo abbraccio.

Quella notte Tom urlò e strappò tutti i suoi veli, scontrandosi con un silenzio assordante dove il suo corpo resta introvabile. Mentre quella mancanza si espandeva a macchia d'olio.

Passò così l'intera notte mentre per rassicurarsi che quei pensieri sparissero continuava a ripetersi che ormai il sole stava per sorgere, ma quello continuava a ritardare lasciandolo perso in quel turbinio di emozioni al quale non era abituato.

"Che cosa mi stai facendo Granger?"



ANGOLO AUTRICE.

Buon pomeriggio a tutti.
Sò di essere in un ritardo pazzesco come sempre ultimamente. Ma questo è stato il primo mese e ricominciare le lezioni e le preparazioni degli esami è stato uno shock.
Comunque volevo dirvi che per questo motivo ho deciso di pubblicare ogni 15-20 giorni per avere anche il margine di correzione. E quindi vi terrò un pò in suspense. Spero che il capitolo vi piaccia nonostante sia leggermente più corto degli standard, ma finalmente ecco la mia interpretazione degli stati d'animo che Tom poteva provare dopo la rottura, un capitolo che anche se corto mi ha impegnato moltissimo. Inoltre ho modificato la descrizione della storia, impostando i Copyright© su consiglio di una mia amica a cui molto tempo fà rubarono una storia 😤, se vi và fateci un salto a rivedere e fatemi sapere cosa ne pensate e se magari preferite quella vecchia.

Baci, Twinklesss.

Deal With God. {Tom Riddle+Hermione Granger} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora