"Ha sbagliato" questo era l'unico pensiero che le veniva in mente da quattro giorni. Niall Horan l'aveva davvero seguita su Instagram, ma lei non riusciva a capire il perché. Su quel social, Niall seguiva soltanto suoi amici e conoscenti, modelle e sportivi. Sportivi... quel pensiero le era passato per l'anticamera del cervello, in realtà. Lei aveva molte foto sulla bici. Ma in ogni caso, tutto quello restava senza una spiegazione logica. Magari Niall aveva visto qualche ciclista alla televisione e l'aveva scambiata per lei. Insomma, il suo Instagram non aveva neanche tutti questi followers. Era una normalissima ragazza italiana. Anzi, si riteneva perfino abbastanza sfigata.
Quindi sì, visto che lui non l'aveva minimamente calcolata da quando l'aveva seguita quattro giorni prima, era decisamente convinta che lui avesse sbagliato.
Era perfino combattuta, perché avrebbe voluto scrivergli, magari chiedergli di risolvere i suoi dubbi, ma continuava a pensare che probabilmente lui non apriva neanche i direct di quel social, visto che gli poteva scrivere chiunque. Perfino lei era spaventata dall'idea di avere quelle chat continuamente piene e non si sarebbe azzardata ad aprirle, se fosse stata al suo posto.
Rebecca fece un sospiro stanco e gettò il telefono sopra al letto. Doveva smetterla di fissare quel maledetto profilo, quel nome tra i suoi followers, tutto.
Uscì dalla sua camera e andò in cucina. Era ancora presto, ma aveva fame e quindi pranzare sarebbe stata una buona idea. Stava facendo bollire l'acqua per la pasta e continuava a fissare le bollicine che iniziavano a formarsi, quando la porta d'ingresso che si apriva e poi richiudeva violentemente, la fece sobbalzare.
«Cosa fai a casa?» quella era stata la prima domanda di sua madre, mentre gettava la borsa piena di documenti sul tavolo. E Rebecca l'aveva guardata quasi male. Ecco, quella era la donna che l'aveva messa al mondo, un'avvocatessa che non aveva mai tempo per sua figlia, ma che era allo stesso tempo iperprotettiva. Ebbene, poteva sembrare discordante, ma in realtà non lo era. Sua madre poteva anche non passare molto tempo con lei, non avere mai un momento neanche per un abbraccio, ma riusciva ad impedirle di uscire la sera con dei ragazzi per paura che la potessero stuprare o meglio ancora ad impedirle di gareggiare fino all'anno prima, per paura che potesse farsi male, con quel mezzo infernale a due ruote, come lo chiamava lei. Era proprio per quel motivo che Rebecca non gareggiava ancora come professionista. Doveva raggiungere ancora diversi obbiettivi prima di diventarlo. Forse quello sarebbe stato l'anno buono. Dopotutto, si allenava da una vita proprio per quel motivo. E anche se non gareggiare e continuare a vuoto per anni, effettivamente per nulla, poteva risultare frustrante, Rebecca non ci aveva mai rinunciato. Alla fine, l'anno precedente, con suo padre erano riusciti a convincere sua madre di poter gareggiare, sebben con parecchio tempo in ritardo.
«Dove dovrei essere?» chiese la ragazza, infatti.
«Niente allenamento oggi?»
«Stasera. Quando mi sono alzata c'era ormai troppo caldo.»
«Forse dovresti alzarti prima, allora.» ecco, sapeva essere davvero contraddittoria quando voleva. Non le piaceva il fatto che lei fosse perennemente sulla bicicletta in mezzo alle macchine che avrebbero potuto investirla, ma non voleva neanche che si alzasse tardi. D'estate. E per far cosa? Non che si fosse alzata tardi. Insomma, si era svegliata alle otto, ma fuori ci stavano comunque quaranta gradi. Questo però, a sua madre non lo disse.
«Hai pranzato? Vuoi della pasta?»
La donna più grande scosse la testa. «In ufficio ho finito, ma ho comunque un appuntamento.»
Rebecca non chiese neanche con chi. Insomma, era più che sicura che non fosse un incontro di lavoro. Da quando i suoi avevano divorziato, sua madre doveva pur trovare un rimpiazzo di suo padre.
«A proposito,» iniziò Rebecca, collegando i suoi pensieri alle parole e ricevendo uno sguardo confuso da sua madre. A proposito di cosa? «Stasera dormo da papà. È il compleanno della nonna, te lo ricordi?» disse la ragazza.
Sua madre fece solo un cenno affermativo. «Ci vediamo domani allora. È già tardi, devo andare.»
«Va bene, ciao.»
E mentre la porta di casa si richiudeva e lei mescolava la pasta, continuava a pensare alla sera che l'aspettava. Adorava suo padre, era lui che le aveva fatto iniziare con il ciclismo, ma i suoi parenti non erano così amorevoli come lui. Non si trovava per nulla bene con loro, eccetto con uno dei suoi cugini più grandi, ma sicuramente quella sera non ci sarebbe stato, perché lavorava perennemente, e non c'era mai a meno che non fosse il weekend.
Ed effettivamente, quella sera si era trovata da sola sul divano a casa di suo padre, mentre gli altri continuavano a chiacchierare di cose che a lei non interessavano minimamente. Non doveva stupirsene. Né rimanerci male. Era solo questione di abitudine.
Afferrò il suo telefono e decise di girovagare su Instagram. Era l'app che preferiva e spendeva un sacco di giga soltanto guardando video a caso.
Si rese conto che non aveva più postato nessuna foto sul suo profilo da quasi un mese e mezzo. Scelse una delle foto dalla sua galleria. Una in cui stava sulla bicicletta, una di quelle che preferiva visto che rappresentava lei al traguardo ad una delle ultime gare in cui era arrivata prima. Aveva le braccia sollevate, le dita a formare la v di vittoria e la lingua di fuori. Era stato un traguardo importante per lei, un altro tassello per la sua scalata. Con un sorriso triste decise di postarla, visto che ancora non l'aveva fatto e in pochi minuti ricevette i soliti like della sua squadra e dei fanatici di ciclismo.
A quel punto, venne distratta da suo padre, che aveva portato la torta piena di caldeline per sua nonna. Aveva novantasei anni ed era la sua più grande fan. Rebecca pensava che non sarebbe mai arrivata a quell'età, perfino con una mente così lucida.
Sua nonna Teresa la chiamò e le fece segno di sedersi accanto a lei. Intrecciò le loro dita e le sussurrò all'orecchio, per non farsi sentire dagli altri: «Esprimi il desiderio al posto mio, tesoro. Qualcosa per te.»
Rebecca sorrise. Ecco perché amava sua nonna.
Rebecca ci pensò per qualche istante. "Voglio che la mia vita migliori. Voglio ottenere qualcosa".
Questo desiderò, prima di fare un cenno a sua nonna e spegnere insieme le candeline.
Quella sera, prima di andare a dormire, Rebecca aveva controllato il suo telefono e una notifica aveva attirato la sua attenzione.
Stava perfino trattenendo il respiro mentre leggeva: "@niallhoran ha messo mi piace al tuo post".
No, quello non poteva star accadendo davvero. Si era convinta che il fatto che lui l'avesse seguita, fosse uno sbaglio, no? E allora adesso...? Che significava?
Beh, se pensava al desiderio espresso, era perfino divertente: quello aveva tutta l'aria di qualcosa ottenuta. Okay, forse avrebbe preferito altro, ma effettivamente... non riusciva ancora a respirare. Per un semplice fottutissimo mi piace.
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Ride Together ●niallhoran●
FanfictionSport. Sport. Sport. La sua bici. Niall Horan. Sport. Era difficile che nella vita di Rebecca ci fosse spazio per altro. Non che l'ultimo particolare, Niall, ci fosse davvero. Lui c'era, ma non c'era. Era solo un idolo, un sogno della ragazzina che...