Rebecca si era resa conto che Niall era cambiato un po' nei suoi confronti. Non la chiamava più "amore" e preferiva perfino Rebs a "piccola". Non stava più tutto il tempo a messaggiare con lei, soprattutto la notte. Ma forse era solo perché Niall era tornato a dormire. E scopare, ma lei non poteva saperlo. Di sicuro sia che dormiva sia che faceva i suoi comodi con Loris, non era disponibile per Rebecca. Niall non le chiedeva più di continuo come stesse. E ancora peggio, non avevano più fatto videochiamate. E lei stava iniziando a capire che tutto quello non le piaceva per niente. Si dava della stupida, perché se quello significava che lo stava perdendo, la colpa era soltanto sua. Lei aveva voluto perderlo.
E poi c'era la vita reale. E quella faceva ancora più schifo di tutto il resto. Le gare sembravano essere sempre meno nella categoria a cui era stata iscritta e lei si sentiva vuota ogni volta che ne faceva una. Si era resa conto che in quella società, nessuno aveva più fiducia in lei. Nessuno voleva farla arrivare in alto. E lei avrebbe voluto cambiare squadra, ma non sapeva come fare. E non aveva il coraggio di parlarne con sua madre.
Sembrava che stesse andando sempre più indietro. Due anni prima aveva avuto i suoi anni d'oro sulla bicicletta. Era considerata una delle migliori. E adesso? Adesso i riflettori si erano spostati. Non era la fama che quella che lei voleva nel suo sport. Erano soddisfazioni. E ultimamente, Rebecca non ne aveva proprio per nulla.
Per finire, c'era Danilo, che sembrava il più offeso di tutti, perfino più di Niall. Non le aveva più chiesto niente al riguardo, come se non capendo se ne fosse tirato fuori.
Al ritorno da scuola ormai chiacchieravano di ciò che era successo in mattinata o restavano in silenzio.
Rebecca si sentiva sempre più sola. E non riusciva a dare la colpa ad altri se non a se stessa.
«Ti prego, no.» aveva appena rischiato di cadere dalla bicicletta, per colpa della ruota che le si era bucata. Per fortuna, aveva avuto la giusta prontezza ed era riuscita a staccare le scarpe dai pedali e ad accostarsi. Come ogni buon ciclista portava sempre con sé un ricambio nel caso in cui la ruota si bucasse, insieme ad una piccola pompetta e una bottiglietta di olio. E così, si era messa a risolvere il problema sul marciapiede, in quello stradone deserto con le macchine che le passavano accanto incuranti.
Era così concentrata che non si era nemmeno accorta che un'altra bici aveva rallentato e accostato. Il ragazzo seduto sopra, aveva poggiato il piede per terra.
Rebecca si riteneva una persona così sfigata solo perché effettivamente le accadeva qualcosa di sfigato almeno una volta al giorno. E quando la catena le si era spezzata in mano, non riusciva neanche a crederci. Ma come era possibile? E quella catena era perfino nuova.
Un moto di frustrazione la assalì. Adesso avrebbe dovuto per forza chiamare qualcuno e farsi venire a prendere. O non sarebbe andata da nessuna parte. Sperava solo che suo padre non avesse il telefono spento come al solito.
La rabbia la investì, le lacrime le salirono gli occhi e stava per afferrare la sua bici per...
«Hai intenzione di lanciarla, per caso? Non ti azzardare. Costa troppo quella bicicletta.»
Rebecca sobbalzò e voltò di colpo la testa verso la voce familiare.
«Non mi frega nulla di quanto costa. Come fa a spezzarsi la catena in questo modo? Non vale niente.» si asciugò il viso con la mano, visto che le era sfuggita una lacrima. Le labbra del ragazzo moro si distesero in un sorriso divertito. «Che cosa hai da sorridere? Idiota.»
«Hey, è così che tratti un amico? Che ti ha perfino salvata ad una festa.»
Gli occhi verdi di Marco puntati su di lei le stavano facendo sentire caldo.
Nel frattempo, il sole se ne era andato dietro alcune nuvole grigie.
«Devi dimenticare quella festa.»
«Quel coglione ti ha infastidita più?»
«No! E ho detto che non voglio più parlare di questa storia. Dobbiamo dimenticarla entrambi.»
«Reb, smettila di toccarti il viso.»
«Perché? Mi tocco quello che voglio.»
Marco emise una piccola risata. «Ti stai sporcando tutta di grasso.»
Rebecca si guardò improvvisamente le mani e si rese conto di averle nere per colpa della catena che aveva toccato. Fece una smorfia.
Marco intanto aveva poggiato la bicicletta contro al muro e si era avvicinato a lei, camminando in un modo che lei trovava fin troppo elegante per avere addosso le scarpe da ciclista con i tacchetti sotto.
Si era fermato davanti a lei e aveva tirato fuori dalla sua tasca posteriore un fazzoletto di stoffa. Lo aveva bagnato con l'acqua della sua borraccia e le aveva pulito il viso. Quel tocco la fece sentire stranamente meglio. Era quasi calmante.
Rebecca infatti si era irrigidita per un attimo, poi si era rilassata e lo aveva lasciato fare. Il ragazzo era un po' più alto di lei, probabilmente aveva la stessa altezza di Niall, ma la sovrastava comunque con il suo fisico.
«Ecco fatto.» un forte tuono fece alzare i loro sguardi verso il cielo. «Sta per piovere.» annunciò il ragazzo.
«Sì, è meglio che tu prosegua via con la tua bici.» ma non aveva finito di dirlo che l'acqua era iniziata a venire giù dal cielo.
Marco sorrise. Perché la guardava in quel modo? «Meglio di no. Ora chiamo mio fratello e ci facciamo venire a prendere con la sua auto. Torniamo a casa e domani proseguiremo i nostri allenamenti.»
Rebecca non aveva avuto neanche il coraggio di fiatare. Avevano aspettato poco tempo sotto la pioggia, poi Valerio, il fratello maggiore di Marco, li aveva caricati in auto con tutte le bici e li aveva accompagnati a casa.
«Grazie.» aveva detto Rebecca imbarazzata, dopo che Marco l'aveva perfino aiutata a portare dentro la sua bici ammaccata.
«Di niente.»
Rebecca sospirò. «Mi hai già salvata due volte.»
Marco sorrise dolcemente. «Non mi dispiace per nulla farlo.»
«Aspetta, però... secondo me, mi segui.» la punta di ironia riuscirono a sentirla entrambi.
«O magari mi attrai come una calamita. O forse sì, ti seguo.»
Rebecca sbuffò divertita.
«Reb, hai il mio numero nel tuo cellulare.»
«Umh, lo so.»
«Usalo se ti va.»
E poi Marco era andato via, lasciandola lì.
Quella sera, dopo che Rebecca aveva tolto i vestiti bagnati, fatto una doccia calda e aver cenato, aveva ripensato alle parole del ciclista.
Continuava a rigirarsi il suo cellulare tra le mani, che dalla sera prima non aveva notificato alcun messaggio da parte di Niall. Quel particolare, a Rebecca faceva stare male.
Sospirò pesantemente. Era indecisa. Doveva fare una cosa. Poi, in base a come lui le avrebbe risposto, ne avrebbe fatta un'altra.
Niall, ci tieni ancora a me?
Certo, Rebs.
Era stato perfino veloce a rispondere. E allora perché lei sembrava quasi non crederci? E allora perché, nonostante tutti i suoi pensieri e gli eventi che si stavano susseguendo, lei aveva recuperato il numero di Marco e aveva iniziato a scrivergli?
Beh, chi trova una risposta, ha la stima di chi scrive.
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Ride Together ●niallhoran●
Hayran KurguSport. Sport. Sport. La sua bici. Niall Horan. Sport. Era difficile che nella vita di Rebecca ci fosse spazio per altro. Non che l'ultimo particolare, Niall, ci fosse davvero. Lui c'era, ma non c'era. Era solo un idolo, un sogno della ragazzina che...