«Cosa cazzo significa?» Niall era incazzato nero. E nessuno sembrava dargli una risposta sensata. «No. No. No.»
«Niall, rilassati. Adesso ti fai una doccia, aspettiamo un'oretta secondo la prassi e poi usciamo di qui.»
«Voi non avete capito un cazzo.» Niall si premette una mano sugli occhi. Aveva un mal di testa atroce.
«Tanto ormai sono andati.»
Rebecca e il suo amico erano stati messi su un auto e stavano per essere condotti in aeroporto.
«Lei deve stare qui.»
«Lei chi, Niall?»
«Cosa cazzo significa che hanno anticipato quel maledetto volo? Andiamo! Da quando in qua una compagnia annulla un volo, ma fornisce un'alternativa utile come quella di un volo quattro ore prima e ti avvisa pure per tempo?»
«Una compagnia efficiente?»
«Devo andare via da qui.»
«Non puoi andare da nessuna parte.»
«Col cazzo che non vado da nessuna parte.» prese il suo telefono e chiamò subito Basil, che rispose al terzo squillo.
«Fa subito retromarcia e porta quella ragazza da me o è la volta buona che ti licenzio.»
«Niall.»
«Niall un cazzo.»
Sembrava isterico. Appena uscito da un manicomio.
«Tu non sai da quanto tempo io aspetti questo momento...»
«Niall, è stata Rebecca a dirmi che era meglio andare.»
Il cantante sentì qualcosa frantumarsi dentro di sé.
«Passamela. Sta lì con te, no?»
Aveva aspettato diversi secondi, poi aveva sentito la sua guardia del corpo avvisare che fosse Niall e rumore di sottofondo, evidentemente lei stava prendendo il telefono.
«Rebecca.»
«Niall.»
«Stai andando via.» non era una domanda quella.
«Niall, c'è un traffico bestiale, perderemo l'aereo se...» la voce della ragazza sembrava stanca, ma decisamente più atona del solito.
«Perdilo.»
«Cosa?»
«Non salire su quell'aereo, cazzo!»
Rebecca guardò Danilo seduto accanto a lei, che non si esprimeva minimamente. Sembrava così dispiaciuto. E in effetti lo era. Perché stava analizzando tutto ciò che era successo in quelle poche ore e... e forse aveva ragione a sentirsi un po' in colpa. Per ciò che aveva fatto a Niall.
E la ragazza, invece, non riusciva a capire che cosa stesse accadendo dentro di lei. O forse sì... era solo la solita sfiga. Era la solita paura che la faceva scappare dalle situazioni. Era quel pensiero fisso che le diceva che doveva andare in quel modo.
«Non ha senso, Niall.»
Lo stomaco del cantante si chiuse di botto. «Non ha senso? Ti sto chiedendo di restare con me sta notte.»
«Domani devi andare a Toronto.»
«Solo questa notte. E poi domani mattina andiamo in aeroporto insieme. Vi pago un altro biglietto. Vi pago un cazzo di hotel se non ce ne dovessero essere. Ti prego...» la voce di Niall si affievolì.
Rebecca pensava a quanto avrebbe dovuto spendere per due biglietti che andavano dall'America e all'Italia e per di più prenotati all'ultimo minuto. D'accordo che era ricco, ma... «Hai già fatto troppo per me, Niall. È abbastanza...»
E a quel punto la chiamata si era interrotta, forse perché nel tratto di strada in cui si erano inoltrati la linea non prendeva bene.
Niall aveva guardato il cellulare in silenzio e fissò per qualche attimo lo sfondo che aveva ormai da un po' di tempo e che raffigurava la ragazza, lì sorridente, che in quel momento stava scappando via da lui.
Il suo respiro accelerò e subito dopo il suo i-Phone si schiantò contro al muro e poi per terra, visto che il cantante lo aveva lanciato, facendo raggelare chiunque fosse nella stanza con lui.
Sembrava quasi che Niall ultimamente non riuscisse a controllare la rabbia. «Portatemi in aeroporto, adesso o esco di qui da solo e vado in taxi.»
Ed effettivamente, era riuscito nel suo intento. Peccato solo che fosse bloccato nel traffico. Aveva scovato il suo secondo i-Phone e ringraziò se stesso per aver imparato a memoria il numero di telefono di Rebecca. Mio dio... a che punto era arrivato?
Uno, due, tre squilli. «Rispondi, dannazione.»
«Niall.»
«Aspettami.»
Un sospiro arrivò dall'altro capo del telefono. «Dove sei?»
«In auto verso l'aeroporto. Ti prego, aspettami. Ho bisogno di...» Niall si era fermato in tempo. Non voleva e non doveva continuare quella frase. "Ho bisogno di un tuo abbraccio. Solo questo".
«Se riesci... sto qui.»
Niall non riusciva a capire. Non capiva perché lei si stesse comportando in quel modo in quella circostanza.
«Aspettami, per favore. Non andare.»
«Niall, devo ringraziarti.»
«Per cosa?» la sua voce era tremante.
«Per tutto. Per avermi fatto vivere un tuo concerto.»
«Voglio farti vivere me.»
Rebecca si era messa a ridere, ma Niall aveva sentito perfettamente il singhiozzo che le era sfuggito.
«Cazzo, non puoi andare più veloce?» sbraitò contro il povero autista.
«Niall, non posso né salire sulle altre auto né volare.»
Il tempo scorreva e Niall sentiva di star per perdere ciò che voleva davvero da fin troppo tempo, ormai.
«Rebecca, perché vuoi lasciarmi? Prima sul palco hai detto che...» Niall stava per mettersi a piangere come un idiota.
«Niall, devo andare.» anche lui aveva sentito la loro ultima chiamata da parte di un hostess attraverso il telefono.
«No.»
Il cantante era uscito dalla macchina, facendosi urlare contro dall'autista. E si era messo a correre, non curandosi neanche del suo ginocchio malconcio. Voleva solo arrivare in aeroporto, che non era neanche così distante da lì.
«Niall, che stai facendo?» Rebecca poteva sentire il fiatone del ragazzo. «Devo riattacare.»
«Non ci provare, cazzo.» Niall era arrivato chissà come ed era entrato in aeroporto. Aveva fatto il maleducato incivile e aveva superato mezza fila, solo per farsi fare un biglietto per qualsiasi parte in circa dieci secondi.
«Niall, non farlo.»
«Rebecca, sta zitta.»
Ed effettivamente lei si era zittita. Solo per tornare a parlare quando Niall aveva superato tutti i controlli.
«Niall, sto andando via.»
Era inutile perfino arrivare al gate giusto. Perché una volta lì, lo aveva trovato ormai deserto e chiuso.
«Dovevi aspettarmi.» la sua voce era ferma, mentre guardava dalle vetrate e una lacrima gli scendeva lungo la guancia.
Niall non riusciva a vederla, perché intravedeva solo l'aereo. Non poteva cercare di guardare ogni finestrino da quella distanza. Ma Rebecca, da lì, lo vedeva perfettamente. «Perché stai facendo così, Niall?» suonava leggermente divertita, forse.
«Così come, cazzo?»
«Niall, non ne vale la pena.»
Quello frase lo demolì del tutto. Era stupido che stesse piangendo cercando di non farlo notare attraverso la voce. La gente intorno a lui lo guardava stranita, chissà se lo avessero riconosciuto. Il cappuccio sulla testa forse era abbastanza.
«Credevo di sì.»
«Non hai perso nulla.»
Niall serrò la mano fasciata a pugno, solo per sentire il dolore irradiarsi dalle dita lungo il braccio. E poi si arrese. Si stava solo rendendo ridicolo.
«D'accordo.» la sua voce era diventata improvvisamente gelida. «Hai ragione. Buon viaggio, Rebecca.» e detto ciò, Niall aveva riattaccato senza neanche aspettare una risposta.
Rebecca continuava a fissare Niall dal finestrino. Lo avrebbe riconosciuto tra mille anche da quella distanza.
«Che diavolo hai fatto, Rebecca?» aveva sentito la voce di Danilo, che sembrava essere piena di disappunto e delusione.
«Doveva andare così.» beh, in realtà soltanto lei la pensava in quel modo. «Se le cose accadono, accadono per una ragione.»
«Credi quello che vuoi. Ma hai appena lasciato andare la cosa migliore che potesse capitarti nella vita.»
«Per lui è meglio così. Lo è per tutti.» e quando si era voltata di nuovo a guardare la vetrata prima che l'aereo partisse, Niall era ormai sparito.
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Ride Together ●niallhoran●
Fiksi PenggemarSport. Sport. Sport. La sua bici. Niall Horan. Sport. Era difficile che nella vita di Rebecca ci fosse spazio per altro. Non che l'ultimo particolare, Niall, ci fosse davvero. Lui c'era, ma non c'era. Era solo un idolo, un sogno della ragazzina che...