«Tu lo sai che cosa ha fatto alla mano?» lo aveva solo sussurrato, ma Danilo aveva sentito chiaramente e aveva fulminato la sua migliore amica.
«Niall?» era ovvio che parlasse di lui, ma voleva che lei glielo confermasse per scrupolo.
«E chi se no?» aveva borbottato lei senza neanche guardarlo.
«Ma a te che importa? Lo hai lasciato ormai. Dovresti dimenticarlo e invece lo stalkeri ancora. Spiegami questo ragionamento. Sono tutto orecchi.»
Rebecca serrò la mascella. «Mi dici che ha fatto a quella mano?»
«Steve mi ha detto che ha avuto istinti autolesionisti.»
«Cosa?» Rebecca spalancò gli occhi. «Danilo, non scherzare!» l'ansia e la preoccupazione che gli erano sorte con quella frase erano inimmaginabili.
«Si è tagliato con un bicchiere rotto... volutamente. E indovina di chi è la colpa?» okay che Danilo era un po' arrabbiato con Rebecca perché Niall non rivolgeva più la parola neanche a lui, ma così stava solo facendo lo stronzo.
Rebecca abbassò lo sguardo. «Gli hanno messo i punti?»
«Quattro. E adesso non mi chiedere altro, perché come non lo sai tu non lo so neanche io. Il tuo ex non mi parla.»
Rebecca velocizzò il passo e continuò per la sua strada senza neanche salutarlo, perché gli occhi le si erano riempiti di lacrime. Sentire quella parola le aveva fatto fin troppo male. Lei era la ex di Niall. Niall era il suo ex. Quel concetto le faceva altamente schifo. Doveva solo dimenticare il ragazzo, proprio come le aveva detto Danilo, anche perché era stata lei a voler mettere fine alla loro relazione, quindi era logico, ma non ci riusciva proprio. Niall era stato una persona troppo importante per lei.
Ecco, si sentiva davvero troppo stupida per avere tutti quei conflitti interiori. E non poteva farci nulla. Era troppo tardi. Era stata lei a rendere tutto così orribile, a distruggersi con le sue stesse mani, e adesso doveva semplicemente rassegnarsi.
Quando era arrivata a casa stava ormai singhiozzando, perché non riusciva a credere che Niall stesse così male da ferire perfino se stesso.
Si era quasi scontrata con sua madre, che stranamente era a casa per pranzo.
«Che succede? Perché stai piangendo?»
«Perché mi manca Niall.»
E sue madre non aveva avuto il coraggio di dire nulla. Rebecca si era chiusa in camera e si era lasciata cadere per terra. La sua schiena aveva sbattuto contro il legno del letto, ma non se ne era curata. Aveva preso il suo cellulare e aveva iniziato a stalkerare Niall. Sì, cazzo... continuava a farlo come se fosse la sua fan numero uno. Esattamente come accadeva prima che lo conoscesse. Non era ancora riuscita a vedere le foto e i video dell'ultimo concerto del cantante, quello che era stato l'ultimo prima della pausa di venti giorni. Quindi lo fece proprio in quel momento. Su Instagram c'era tutto quello che cercava. Sul palco Niall cercava di essere il più normale possibile, di distrarsi e di divertirsi, ma Rebecca riusciva a vedere chiaramente l'ombra scura dietro ai suoi occhi... dietro alla maschera che Niall aveva sul viso.
Ma la cosa che aveva distrutto il cuore di Rebecca ancora di più fu vedere che Niall indossava la collana che lei gli aveva regalato a Natale, con il ciondolo della mazza da golf e quello della ruota. Probabilmente era fatto apposta che l'avesse in bella vista sopra alla maglietta. E poi c'era anche quel maledetto bracciale a concludere l'opera, che luccicava sotto le luci del palco. Niall indossava il bracciale... da quanto tempo lo indossava? Oddio, era perfino stupido, perché poteva aprirlo solo con la chiave che stava come ciondolo nel bracciale omologo che Rebecca aveva lì a Palermo. Niall era incastrato in quel bracciale e la ragazza si permise di ridere tra le lacrime per quanto fosse stupido.
"Forse non sei la ragazza giusta per me".
Quella frase le rimbombava nella testa dal momento stesso in cui Niall era andato via da casa sua. Allora perché Niall continuava ad indossare quelle cose che urlavano tutto di loro due insieme? Probabilmente anche lui non riusciva a dimenticare.
"Forse non sei la ragazza giusta per me".
Niall stava male e probabilmente quella frase non l'aveva mai pensata davvero. Era stato solo un riflesso del pensiero di Rebecca, che lui aveva utilizzato come arma per ferirla. Come biasimarlo?
«Cazzo, io sono la ragazza giusta per lui.» sussurrò a se stessa. Voleva esserlo. Lo era.
Si lasciò cadere distesa sul tappeto e guardò il soffitto per qualche attimo.
"Sarai sempre la mia bambina".
Se lei fosse tornata a riprenderselo, lui l'avrebbe riaccolta a braccia aperte? Beh, ci sarebbe potuta essere anche una possibilità ben diversa da quella.
Erano passati soltanto dei maledetti giorni da quando lo aveva perso e lei si era già pentita. Aveva fatto la cazzata più grande della sua vita.
Bastava mandargli un messaggio e chiedergli scusa. O chiamarlo al telefono. Ma era squallido, non ci sarebbe riuscita. Magari sarebbe solo andata peggio.
Fu in quel momento di disperazione che Rebecca si accorse di ciò che c'era sotto al suo letto. Era la scatola di velluto verde che Niall aveva aperto davanti a lei quando si era inginocchiato. Trattenne il respiro. Che diavolo ci faceva lì sotto? Credeva che Niall l'avesse ripresa prima di andarsene. E invece eccola lì. Allungò il braccio per recuperarla e si rimise a sedere in fretta. Gli tremavano le mani quando la aprì e quello splendido gioiello luccicante le riempì la vista. Era stupendo, con quella pietra blu al centro che le ricordava il colore degli occhi di Niall. Oddio, quelli di Niall erano gli zaffiri più preziosi sulla terra e lei si sentiva male solo al pensiero di averli fatti riempire di lacrime.
Rebecca prese l'anello con due dita e lo guardò per un attimo, prima di infilarlo nell'anulare sinistro in modo tremante. Era perfetto. Rebecca si chiese come Niall sapesse perfino la sua misura, ma era inutile. Evidentemente Niall sapeva ormai ogni cosa di lei.
Rebecca guardò quell'anello con troppa intensità. Davanti ai suoi occhi si erano materializzate immagini che non erano mai state così vivide: lei e Niall sposati, che vivevano nella stessa casa e con dei marmocchi che non sapevano fare altro che cantare o fare sport. Un futuro. Stava immaginando un futuro che lei desiderava maledettamente. «Sono la ragazza giusta per Niall.» disse con convinzione, asciugando le lacrime che erano scese senza che avesse potuto fermarle. Aveva riposto l'anello nella scatola e si era alzata in piedi.
Aveva fatto irruzione in cucina e sua madre si era quasi spaventata per la sua foga. «Devi prestarmi dei soldi. E devi accompagnarmi in aeroporto.»
«Dove devi andare?»
«A riprendermi il mio fidanzato.»
Era strano come ormai sua madre gli accordasse quelle pazzie senza dire una parola. Aveva perfino fatto un accenno di sorriso, perché per una volta aveva visto la determinazione che tanto la caratterizzava nella figlia. Ce ne era voluto di tempo, ma ormai Rebecca era diventata una donna indipendente.
«E a salvarlo. Lui ha bisogno di me.»
Così Rebecca era salita su un aereo diretto a Londra e aveva preso un taxi per arrivare fino a casa di Niall.
Quando si era trovata davanti alla maestosa villa avevano iniziato a tremarle le mani. Si era fatta coraggio e aveva suonato al campanello. Per cosa? Per non ottenere risposta. Vuoto. In casa non c'era nessuno. Cazzo. Ecco che cosa comportava fare quelle cose senza organizzazione e senza dirlo a nessuno. Ma quanto era idiota? Recuperò il cellulare dalla borsa e si rese conto di avere una chiamata persa da Niall. Si sentì mancare il fiato. Lo richiamò all'istante e lui rispose al primo squillo.
«Rebecca.» sentire la sua voce che pronunciava di nuovo il suo nome la fece rabbrividire.
«Niall, dove sei? Dimmi che sei andato a fare la spesa e che stai tornando a casa.»
«Ho il frigo pieno a casa. Ma tu dove sei?»
Parlavano tra di loro con naturalezza e sembrava quasi che non fosse mai successo nulla. Le loro voci non erano fredde. Le loro voci era bisognose, l'una dell'altro.
«Davanti alla tua villa a Londra.»
«Ah... no, perché io sto davanti casa tua a Palermo.»
C'era stato un attimo di silenzio, entrambi stavano cercando di metabolizzare. Come avevano fatto a scegliere lo stesso giorno e lo stesso momento? Erano due geni.
«Cosa?»
Niall era scoppiato a ridere, tanto per non piangere. «Porca merda.»
«E adesso che facciamo?»
«Cosa vuoi che facciamo? Prendo un altro aereo e torno a casa. Non muoverti da lì.»
«Dove vuoi che vada?»
«Magari ti viene la brillante idea di tornare a Palermo e come due coglioni continuiamo a non incrociarci. Rebecca... aspettami.»
«Ti aspetterò sempre, Niall.»
E quella frase era stata meglio di qualsiasi promessa. Tra di loro era già tutto risolto.
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Ride Together ●niallhoran●
FanfictionSport. Sport. Sport. La sua bici. Niall Horan. Sport. Era difficile che nella vita di Rebecca ci fosse spazio per altro. Non che l'ultimo particolare, Niall, ci fosse davvero. Lui c'era, ma non c'era. Era solo un idolo, un sogno della ragazzina che...