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Il respiro di Niall sul collo era una sensazione davvero piacevole, che la stava facendo rabbrividire di continuo, nonostante Rebecca non sentisse nemmeno freddo.
La ragazza stava immobile, con Niall dietro di sé. L'unica pelle scoperta che avevano a contatto, visto che lei indossava una maglia e lui un pantalone, erano le loro mani, intrecciate strette sotto alle coperte.
Rebecca non sapeva neanche da quanto tempo stessero in quel modo, in silenzio anche se entrambi erano svegli.
Poi, Niall aveva piegato la testa e aveva poggiato le sue labbra calde sul collo candido di Rebecca, facendole battere il cuore all'impazzata. Era stato un tocco dolcissimo e delicato, un bacio casto ed innocente. «Piccola, dobbiamo parlare.» le aveva sussurrato a quel punto.
La presa di Rebecca sulla mano di lui si rafforzò. «Di cosa?»
«Quello che ti sta succedendo in questo periodo.»
«Non mi sta succedendo niente.»
Niall si sollevò sul gomito per poterla guardare in viso. Le spostò i capelli con la mano libera e Rebecca voltò la testa verso di lui.
«Amore, mi hai respinto a tal punto da non volermi più sentire.»
Rebecca sospirò e chiuse gli occhi per qualche istante. Quando li aveva riaperti erano pieni di lacrime. «Tu non c'eri. E avevi quella rossa. E io qui non...»
«Hey... Rebs, non piangere, okay?» Niall le asciugò le lacrime sfuggite con il pollice. «Adesso io sono qui. E tu puoi raccontarmi tutto tutto dall'inizio. Ma prima devo farti una domanda. Non mi respingerai più, vero? Non mi chiederai più di lasciarti? Io non... non posso.»
«Non devi lasciarmi, però. Io... ho bisogno di te. Io... tu andrai via di nuovo. E non ce la faccio più ad averti sempre lontano.» quelle parole erano state pronunciate in preda al panico.
Niall l'aveva fatta voltare verso di sé con tutto il corpo e l'aveva attirata in un abbraccio.
Niall voleva dirle che era completamente suo e che non l'avrebbe più lasciata, ma non poteva dire qualcosa rischiando che si rivelasse una bugia. A partire da due giorni dopo, quando sarebbe andato di nuovo via.
«Farò in modo di esserci. Farò di tutto. Non posso perderti.»
Quante volte Rebecca aveva sognato di stare abbracciata a Niall in quel modo? Con il viso premuto contro al suo petto e le mani di lui che l'accarezzavano dolcemente.
«Rebs, amore mio, che ti sta succedendo? Voglio sapere tutto. Sono qui ad ascoltarti.»
«Non mi sento bene.» sussurrò.
«Lo so. Dimmi perché, piccola.»
«La mia vita non mi piace più. Non mi è mai piaciuta. Fa così schifo.» un singhiozzo la portò a mordersi con forza il labbro.
«Analizziamo insieme, va bene? Dimmi i tre problemi principali.»
«Il ciclismo. Quello credo sia il vero problema...»
«Perché è diventato un problema?»
«Niall, tu... tu sei riuscito a realizzare il tuo sogno dopo anni di sacrifici. Io non ci riuscirò mai. Non ho mai una soddisfazione... e nessuno crede in me.»
«Devi crederci soltanto tu, piccola. Chi se ne importa degli altri!»
«Quegli altri bloccano il mio sogno. Niall, io... io so di essere una buona ciclista. O almeno, lo credevo... ma se quelli della società non mi permettono neanche di iscrivermi alla categoria che vorrei... non andrò mai da nessuna parte.»
Niall rimase in silenzio, cercando di riflettere sulla questione.
«Niall, voglio smettere di gareggiare. Voglio farla finita con il ciclismo.»
«Dici sul serio?» suonava troppo strano ad entrambi.
«Sono arrivata a quel punto della mia vita che stare su una bici non mi fa stare più bene... quindi penso di sì.»
«Guardami.»
Rebecca sollevò lo sguardo e incrociò gli occhi blu di Niall.
«Appoggio ogni tua decisione. Se è davvero quello che vuoi e potrebbe farti stare meglio, smetti.»
Rebecca era stupita. Lui era il primo a non essersi opposto e a non aver ritenuto stupida quella frase. «Però quando ti ho detto che non volevo più vederti... non l'hai appoggiata.»
«Quello è un altro discorso... una decisione che comprendeva anche me. E ne abbiamo già parlato.»
Qualche attimo di silenzio e Rebecca era tornata a proferire parola: «No, Niall, ma io non ce la faccio a smettere.»
E il ragazzo sorrise. Beh, se lo aspettava.
Bene, fin lì era tutto risolvibile.
«Dimmi il prossimo problema.»
«Io... io mi sento sola. Sempre... non c'è mai nessuno per me.»
Risolvibile.
«Dimmi il terzo problema.»
Rebecca era ormai partita in quarta. Adesso che aveva iniziato a parlare e sfogarsi, difficilmente avrebbe smesso. «Mia madre e ciò che vuole farne del mio futuro. Non riesco neanche a prendere più un bel voto a scuola. Non riesco più a concentrarmi.»
Risolvibile.
«Quello è colpa della testa incasinata, amore. So che sei un piccolo genio. Non dovrebbe neanche essere un problema la scuola. Rebs, posso farti una domanda?»
«L'hai già fatta.»
«Ssh. Ne faccio un'altra. Cosa pensi che potrebbe farti tua mamma se scegliessi altro da studiare che non sia giurisprudenza?»
«Non darmi i soldi per l'università?»
Niall la guardò esasperato.
«Ci sono altri problemi grossi?» il fatto che li considerasse grossi, capendola, faceva sentire Rebecca un po' meglio.
«A parte tutta la sfiga, no. Ne volevi ancora?»
Niall sorrise divertito per il tono irritato che aveva usato la ragazza.
Era ormai da minuti che Niall continuava a passare le dita tra i capelli di Rebecca, cercando di calmarla.
«Ora facciamo un gioco. Adesso Rebecca da tutti i suoi problemi a Niall.»
«No... non posso.»
«Oh sì, che puoi. Ora ti liberi di tutti questi problemi regalandoli a Niall, che li vuole da morire.»
«Niall.» Rebecca cercò di allontanarsi da lui, ma il ragazzo non glielo permise. Avvinghiò perfino le loro gambe insieme. «Hai i piedi ghiacciati.»
«Scaldali. Tu sembri una stufa.»
«Sei tu che mi fai questo effetto.»
Rebecca spalancò gli occhi, poi diede una manata sulla schiena di Niall, facendolo mugolare. «Stupido!»
Niall ridacchiò e le baciò il naso. E Rebecca divenne rossa in viso in un secondo circa.
«Scommetto che adesso hai caldo.»
Rebecca borbottò cose che probabilmente erano in italiano, perché Niall non le capiva. Nascose il viso contro il petto nudo del ragazzo. Niall trovava quel suo gesto di nascondersi davvero adorabile.
Il silenzio era piombato di nuovo nella stanza e Niall temeva che lei si potesse essere addormentata.
«Rebs?»
«Mh?»
«Fino a dove ti sei spinta?» Niall adesso era mortalmente serio.
«Che vuoi dire?» sussurrò timorosa.
«Dimmi qual è stato il pensiero più brutto che ti è passato per la testa in questo periodo.»
«Non ho capito...» tentò la carta della lingua.
«Sì, che mi hai capito. Rispondimi. Hai pensato di farti del male?»
La ragazza scosse la testa, mentre un singhiozzo le spezzava il respiro, insieme alle lacrime che non poteva fare a meno di versare.
«Volevo farla finita... un sacco di volte.»
Niall sentì il cuore andare in frantumi e le schegge dovevano star cercando di uscirgli dal petto, perché gli facevano male.
«Dobbiamo uscire da questo buio, va bene?»
«C-come faccio?»
«Sarò il tuo faro. Il tuo porto sicuro. D'ora in avanti camminaremo insieme. Affronterai la vita con me.»
«Niall.»
«Mi cederai ogni tuo problema, sì? Ci penserò io...» disse, baciandole i capelli.
E Rebecca non poté fare a meno di annuire contro la sua pelle. Stava cercando di smettere di piangere, invano. Si sentiva così stanca.
«Sta tranquilla, amore. Sono qui. Rilassati.»
E Rebecca si era addormentata perfino prima di Niall, che sarebbe dovuto essere stremato per colpa del viaggio, ma che stava ancora lì, sveglio e dannatamente preoccupato.
L'ultimo pensiero che aveva formulato prima di dormire davvero, era stato uno solo: Niall avrebbe voluto dormire in quel modo, avvinghiato comodamente con quella ragazza, per il resto della sua vita.
E in tutto quello, una cosa era certa: quella notte, tra le braccia di Niall, Rebecca aveva dormito benissimo per almeno sette ore di fila, senza alcun disturbo e nessun solito incubo. Finalmente.

Ride Together ●niallhoran●Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora